Giornata della Memoria. Cerimonia in Sala Rossa

di Gianni Ferrero

a2Ad ascoltare attenti le parole di Pensiero Acutis, del vicepresidente del consiglio comunale e dello stesso sindaco, c’erano, seduti negli scranni, molto attenti, gli alunni della terza B della media del Convitto Umberto I e della media dell’Istituto Comprensivo Cena, sezione C. Nella Sala Rossa, per oltre un’ora, oggi, in cui ricorre il 71esimo anniversario della liberazione di Mauthausen sono state scandite parole commoventi indirizzate al ricordo di quelle pagine intrise di sofferenza e sangue che segnarono la prima metà del Novecento.

Il 5 maggio 1945 i primi soldati dell’Armata americana entrarono nel cortile in quel campo di sterminio che fu Mauthausen, in Austria. Gli stessi reparti andarono in seguito a liberare anche il vicino campo di Gusen.  Furono giornate convulse, segnate dalla fame, da altre mortie dalla disperazione. C’era una grande incertezza e problemi relativi all’assistenza a un così alto numero di persone in condizioni di disagio estremo.

Auschwitz, Birkenau, Bergen-Belsen, Dachau, Ravensbrück insieme a Mathausen, sono alcuni dei diversi luoghi che evocano nella memoria collettiva il dolore per le generazioni intere spazzate via dalla aberrazione del nazismo.

E proprio ai ragazzi oggi erano rivolte le testimonianze dell’Olocausto. A loro volta hanno preso la parola per leggere i racconti di chi in quesi campi ha trascorso la prigionia, come lo scrittore Primo Levi e Pensiero Acutis. Acutis è oggi presidente provinciale dell’Anei, l’Associazione nazionale ex internati, lui stesso ha provato sulla pelle la crudeltà.

Per le SS il campo di concentramento serviva all’eliminazione dei nemici politici attraverso la detenzione, le violenze, le uccisioni e al contempo era una fonte di sfruttamento intensivo del lavoro dei deportati.

“Trasmettere conoscenza di quei fatti è non solo il doveroso omaggio ai sei milioni di esseri umani – donne, uomini, bambini, anziani deboli e indifesi  – vittime innocenti dell’agghiacciante volontà nazista di annientare il popolo ebraico – ha spiegato il sindaco – ma impegno per impedire che l’umanità possa tornare a conoscere quell’orrore aberrante. E a vigilare affinché i germi del totalitarismo non mettano radice, soprattutto in un periodo come questo, di crisi generale.

Il 27 gennaio 1945, giornata in cui vennero liberati i prigionieri del campo di concentramento di Auschwitz e il 5 maggio ’45 con l’apertura del lager di Mauthausen, il mondo intero comprese con sgomento la ferocia di cui era stato capace il genere umano.

Invitando a tenere alto l’attenzione contro la ferocia della xenofobia e della violenza ideologica il sindaco ha ricordato che il massacro dei 7 mila musulmani nel Balcani, a Srebrenica, è avvenuto poco più di vent’anni fa, con una logica pressochè ascrivibile alla furia conosciuta settan’anni fa: “L’omaggio di oggi va a tutti coloro i quali sono stati perseguitati, annientati nell’ identità, umiliati nei campi di deportazione e uccisi nelle camere a gas.  Non c’è futuro senza memoria. Ecco perché ricordiamo quel genocidio: quel che è avvenuto non deve accadere mai più. La conoscenza aiuta a mantenere vivi gli anticorpi. A essere pronti a estirpare i primi segni dell’antisemitismo, del razzismo, dell’intolleranza. E’ necessario un impegno quotidiano, costante e continuo a fermarne la mano”.

 

 

Oggi, in occasione dell’anniversario della liberazione, il 5 maggio 1945, di Mauthausen, ultimo campo di concentramento a essere liberato dall’esercito americano, sono stati diversi gli appuntamenti organizzati in città. Con la deposizione di una corona di alloro