Assessore, Torino è salita sul podio nella corsa al Premio “Capitale europea dell’innovazione”. Un riconoscimento dovuto a una interpretazione dell’idea di innovazione non convenzionale, orientato sui processi più che sull’applicazione di nuove tecnologie.
Siamo orgogliosi di questo riconoscimento che premia il duro lavoro di questi anni. Abbiamo cercato di costruire un processo di smart city e di innovazione che fosse utile alla città evitando di calare dall’alto soluzioni mutuate da altre realtà, magari in modo acritico e sull’onda di suggestioni più che su esigenze concrete. La Città di Torino è stata inserita nella rosa ristretta delle pretendenti in particolare per quell’approccio e quella cultura dell’open innovation che sta caratterizzando le politiche di innovazione dell’amministrazione: si parla di processi e strumenti integrati e di collaborazione attraverso una serie mirata di iniziative di innovazione. Questo riconoscimento accrescerà la credibilità del modello smart city torinese e sarà di sostegno per ulteriori riconoscimenti, finanziamenti europei e investimenti privati.
Si ha la sensazione che questo sia un premio a un modello originale di sviluppo, più che a progetti specifici.
La possibilità di generare innovazione attraverso processi aperti e inclusivi ha trovato negli ultimi anni terreno fertile nella nostra città. Premiando Torino si premiano le modalità d’innesto dei processi di innovazione, la capacità di produrre un humus creativo a partire da piattaforme offerte dalla Pubblica amministrazione con la collaborazione di Università, centri di ricerca, privato sociale, startup.
Oggi l’open innovation è diventato un modello per il ruolo che l’Amministrazione ha assunto in questi ultimi anni, capace di generare processi e dinamiche decisamente interessanti anche per lo sviluppo economico del territorio. È quindi importante che tutto questo lavoro sia stato riconosciuto dalla Commissione Europea, che ci annovera in tal senso tra le città europee più importanti e capaci.
Cosa conteneva il dossier di candidatura?
Abbiamo cercato di evidenziare come Torino sia diventata una città aperta all’innovazione, e dunque terreno fertile per promuoverla e ospitarla, a partire da iniziative sia private sia pubbliche. Lo abbiamo fatto non tanto e non solo mettendo in evidenza gli asset classici della città rappresentati dal mondo accademico ed universitario e dal loro rapporto con le imprese, quanto descrivendo tutto ciò che di nuovo e innovativo si è potuto creare a partire da processi originati dalla ricerca di nuovi paradigmi di contaminazione tra creatività, saperi, nuovi modelli economici in rapporto con le sfide urbane.
Quali progetti hanno catturato l’attenzione della Commissione?
Sicuramente Torino Social Innovation, una piattaforma avviata e gestita con il supporto di oltre 40 partner privati e pubblici con lo scopo di promuovere e sostenere nuove idee imprenditoriali nell’ambito dell’Innovazione Sociale.
Ha raccolto molta attenzione anche InnovaTo, una competizione virtuosa adottata all’interno dell’organizzazione comunale che ha coinvolto i dipendenti della Città di Torino, iniziativa che ha già raccolto numerosi consensi e premi.
Open Incet si presenta come una struttura finalizzata ad animare processi di innovazione i cui destinatari sono le imprese, le iniziative imprenditoriali di innovazione sociale, le comunità dei creativi in ambito digitale e non solo, le pubbliche amministrazioni per ciò che riguarda il ridisegno di policies in ambito sociale, culturale e di welfare.
Il Public Procurement dell’Innovazione, l’uso della domanda pubblica di beni e servizi che la Città ha iniziato ad orientare verso l’acquisto di soluzioni innovative offerte dal mercato e dalle imprese negli ambiti di sua competenza.
Torino Living Lab, bando aperto alle imprese che intendono sperimentare in un contesto reale, il quartiere Campidoglio, soluzioni in ambito smart city che necessitano di aree di test prima di poter essere immesse sul mercato.
La piattaforma FIRSTLIFE è un social network focalizzato sulla scala del quartiere, che è quella che maggiormente viene vissuta nel quotidiano, non crea comunità virtuali, bensì comunità reali a scala locale.
E ora, come si evolverà il modello torinese?
Tra qualche giorno apriremo il cantiere dell’Energy Center alla stampa, per mostrare il contenitore di un ambizioso progetto di ricerca e di sviluppo produttivo legato al tema dell’energia. Un campus tematico nel campus del Politecnico dove formazione, istituzioni e imprese insieme daranno spazio a startup e a ricercatori per far crescere idee e soluzioni innovative e basate sul concetto di sostenibilità.
Open Incet avrà presto dei compagni di strada, appena si assegnerà il resto della grande ex fabbrica di cavi elettrici, messa al bando a gennaio, a un gestore sensibile e attento alle vocazioni del territorio e della struttura che avrà in carico.
Torino Living Lab presto presenterà i progetti che avranno modo di testare la loro efficacia sul campo, nel quartiere Campidoglio: sarà un modo per trovare nuove soluzioni e disegnare un futuro di Torino più orientato alla sostenibilità con nuovi servizi e nuovi strumenti di cittadinanza attiva.
(a cura di Mauro Marras)