Attraverso lo specchio.. d’acqua

Continuano gli incontri allo spazio della Città e della Città metropolitana al Salone del libro. Ieri alle 14.30 un pubblico numeroso ha assistito alla presentazione del progetto della Città per valorizzare il sistema fluviale e verde, con una tavola rotonda a cui hanno partecipato, oltre all’assessore al Verde e alle Sponde fluviali Francesco Tresso: Mauro Crosio (presidente Comitato Piemonte Federazione Italiana Canoa Kayak), Maria Rita Minciardi (ricercatrice ENEA), Alberto Robiati (direttore di Forwardto – Studi e competenze per scenari futuri), Filippo Vecchio (Innovation Center Intesa Sanpaolo), Paolo Verri (manager culturale). A moderare l’incontro la giornalista del Sole 24 Ore, Filomena Greco.

L’immagine di Torino, “città dei quattro fiumi”, può essere un nuovo perno su cui costruire una nuova strategia di sviluppo della città e del suo territorio. Un’immagine – parafrasando il titolo dell’incontro – che vada oltre quello che c’è sul filo dell’acqua, che vada in profondità nel “sistema” fiume, coniugando diversi elementi: innovazione, sostenibilità, cultura, sport e benessere, partecipazione e cura.

La “scintilla” di questo progetto, come ha spiegato in apertura l’assessore Tresso, è costituita dall’importante finanziamento del PNRR grazie al quale, attorno alla realizzazione a Torino Esposizioni della nuova Biblioteca Civica, verrà profondamente revisionato il parco storico del Valentino e sarà ripristinata la navigazione sul Po, con modalità innovative e con l’utilizzo di battelli elettrici di nuova concezione.

Tresso ha ricordato come il fiume sia un dorsale che connette una serie di elementi, richiamati dalla presenza dei partecipanti alla tavola rotonda, e di come il ripristino della navigazione da piazza Vittorio a Moncalieri sia una grande occasione per recuperare connessione tra tante opportunità interessanti, sotto il profilo turistico ma anche ambientale. Un progetto globale in cui il fiume “che forse è poco percepito, che unisce ma non collega sufficientemente” avrà un ruolo forte, in una visione che metterà insieme tante competenze diverse. “Ai Murazzi, che è storicamente una realtà iconica legata al fiume, realizzeremo un River Centre, un hub dove si parlerà di tanti temi legati al fiumecultura, sport, innovazione – con spazi di coworking, una caffetteria, spazi per eventi temporanei”, ha spiegato l’assessore. L’idea di un fiume “vissuto” è scalabile e può essere replicata lungo tutto l’asse del Po: “Stiamo lavorando insieme alle autorità distrettuale del bacino del Po per realizzare un unico sistema di aree protette e identificare un’unica biosfera; il fiume può essere un unicum anche dal punto di vista turistico, penso ad esempio alla ciclovia Ven.To che unisce Venezia con Torino”, ha concluso Tresso.

La ricercatrice Maria Rita Minciardi è intervenuta per parlare dello stato di salute dei fiumi, tema quanto mai attuale nei giorni dell’alluvione in Emilia Romagna: “Il Po e i fiumi hanno bisogno di acqua in quantità sufficiente e di spazi dove possono allargarsi naturalmente. Territori che sono come una spugna, che assorbono l’acqua e la rilasciano in sicurezza, per salvare le zone antropizzate”.

Alberto Robiati ha spiegato come serva ragionare in termini di complessità per programmare il futuro – anzi, “i futuri” – anche partendo dall’analisi del passato. “Non applichiamo una metodologia con scenari alternativi di lungo periodo; per andare oltre il contingente cerchiamo anche di sognare, pensiamo a modalità che si presenteranno in futuro. Dobbiamo allargare lo sguardo, coinvolgere diverse anime e punti di vista – continua Robiati -, dobbiamo chiederci quali siano le diverse fruizioni e percezioni del fiume, che può essere un vero e proprio innesco di processi, non solo nella sua area urbana”.

Filippo Vecchio ha portato ad esempio la città di Parigi, che ha creato nuove un ecosistema di innovazione attorno al suo fiume. Un modello a cui Torino può guardare: “C’è il tema, importantissimo, della raccolta dei dati, del fiume come fornitore di informazione, grazie al nuovo sistema di imbarcazioni che verrà utilizzato sul Po; c’è il tema del racconto e della fruizione collettiva del fiume, con tanti soggetti interessati alla valorizzazione del fiume. Il fiume nel lessico della città divide, ma noi pensiamo che possa diventare una sintesi della città, un elemento che unisce, perché abbiamo sempre più bisogno di luoghi collettivi, di luoghi dove costruire la nostra storia quotidiana”.

Mauro Crosio ha ricordato come i canottieri e i remieri siano gli unici che non hanno mai “abbandonato” il fiume. Torino ha una grande tradizione in questo campo, con numeri importanti: sono 8 le società affiliate alle Federazione canoa e canottaggio, più di 2mila i frequentatori stabili, circa mille i bambini che ogni anno grazie alle attività per le scuole si cimentano nella pratica del canottaggio. Per Crosio, “La presenza dello sport in acqua è ricorrente in tante immagini di Torino, un’immagine di forte suggestione che è diventata parte integrante della vita di tutti i giorni del fiume e del paesaggio. Un presidio importante per il fiume, come attività agonistica ma anche come pratica quotidiana per tutti, molto inclusiva. E’ anche una proposta di turismo attivo, perché sono sempre più i non torinesi che fanno esperienza di attività sportiva sul fiume, con l’occasione, unica, di osservare la bellezza delle città dalle sue acque”.

Nel ricordare come la prima spiaggia fluviale urbana europea sia stata realizzata ai Murazzi, a fine anni novanta, Paolo Verri ha evidenziato come dal suo punto di vista “la sfida non dovrebbe essere soltanto quella del fiume Po, perché oggi, ad esempio, è il lungo Dora a essere diventato il luogo dei giovani, dove c’è un grande fermento, con attività non mappate ma molto visibili, con nuovi spazi lungo il campus Einaudi”. Il manager culturale ha ricordato “il ruolo fondamentale che possono avere il Po e gli altri fiumi torinesi, di ricucitura con l’area metropolitana, con grande potenzialità turistiche e commerciali nel lungo periodo che andrebbero programmate con un “Piano strategico dei fiumi”. Torino deve guardare a due città che le somigliano, continua Verri: “Lione, una città in cui il fiume è davvero di tutti, e Pittsburgh, esempio di città che ha portato sul fiume alcuni contenuti culturali innovativi, andando a riempire spazi vuoti dove prima c’erano le acciaierie, e creando un nuovo policentrismo”.

In chiusura, l’assessore Tresso ha ricordato come il fiume sia una risorsa straordinaria, di come sia storia ma anche futuro della città: “Le barche che remano ci restituiscono un’immagine potente, il messaggio che si voga tutti insieme e, partendo dal finanziamenti straordinari del PNRR, con una visione chiara di dove vogliamo andare, aggregando competenze diverse possiamo fare emergere nuove connessioni in un fiume che unisce e su cui costruire un percorso di progettualità”.