Una leggenda sportiva a Casa Tennis. Nicola Pietrangeli: “Se piove, rimandiamo. La mia vita”.

Un libro che potrebbe già essere il copione per un film di successo sul tennis, e non solo. Nicola Pietrangeli, ad oggi ancora il tennista italiano più vincente di sempre, ha vissuto una vita da romanzo dentro e fuori dal campo. “Se piove, rimandiamo. La mia vita” è il titolo della sua autobiografia scritta da Paolo Rossi, il giornalista di Repubblica che ne ha raccolto pensiero, ricordi e successi . Insieme – c’erano anche Piero Guerrini di TuttoSport e il presidente federale Angelo Binaghi – l’hanno presentata a pubblico e giornalisti  a ‘Casa Tennis’  in piazza Castello.

Pietrangeli è stato considerato fra i dieci migliori tennisti del mondo fra il 1957 e il 1964, quando le classifiche le stilavano i giornalisti. Ha trionfato due volte al Roland Garros, nel 1959 e 1960, anni in cui è stato indicato come numero 3 del mondo. Ha vinto due volte agli Internazionali d’Italia e vinto complessivamente 48 titoli, ma il suo nome è legato soprattutto alla Coppa Davis. Vanta il record di partite giocate (164) e di incontri vinti in singolare (78-32) e in doppio (42-12). Ha formato con Orlando Sirola la coppia più vincente di sempre nella manifestazione (34 successi in 42 partite). L’ha vinta però solo da capitano nel 1976.

Novant’anni portati bene, da vero sportivo, Pietrangeli è un eterno ‘ragazzo’.

Nato a Tunisi l’11 settembre del 1933, da papà italiano e mamma russa, approdò in Italia a Roma a 13 anni, nel 1946 con due grandi passioni : il calcio e il tennis. Di lui si diceva un gran bene anche come giocatore del rettangolo verde ma lui preferì avere una racchetta in mano e, dall’altra parte della rete, un avversario da battere.

Campione anche della ‘Dolce Vita’, Pietrangeli ha infatti fatto spesso parlare di se anche per la sua vita nel jet set tra star del cinema e vip – tra cui Marcello Mastroianni, Virna Lisi, Sean Connery, Charlton Heston, Renato Rascel – e di grande seduttore.

Sulla sua scelta tra calcio e tennis Nicola ricorda: “Fino a 18 anni giocavo meglio a pallone che a tennis ed ero nei ragazzi della Lazio. Un giorno arrivarono i dirigenti della società per dirmi che volevano darmi in prestito alla Ternana o alla Viterbese. Allora i soldi nel calcio per un ragazzino erano pari a zero come nel tennis, però con il circolo Tennis Parioli andammo in trasferta a Napoli. Così mi sono detto:  se sono arrivato a Napoli, magari un giorno arriverò anche a Milano. Per dire,  ho scelto il tennis per il desiderio che avevo di viaggiare, vedere altre città e Paesi”.

Il primo viaggio però fu quello da Tunisi a Roma. “Già – dice Pietrangeli – quello non lo posso scordare mai. Partiamo con la mia famiglia da Biserta verso Marsiglia, poi Ventimiglia e da lì arrivammo a Roma”.

Nel libro anche gli amori raccontati da Nick, da Lorenza a Susanna, la madre dei suoi tre figli, a Licia Colò. A Parigi nel 1959 il Roland Garros vinto e una donna al fianco : “Ero fidanzato con Candida, nome d’arte di Catherine Jajensky, una ragazza polacca, la più bella artista del Crazy Horse. Il suo spettacolo consisteva nel bagno di mezzanotte in una vasca di cristallo posizionata sul palco. Girava su una Buick bianca decapottabile sulla quale entrai al Roland Garros, la domenica della finale del 1959, con lei a fianco”.

Vent’anni di tennis: “Si è stata una splendida parentesi della mia vita. E anche se il resto del mondo ha sempre sostenuto che io non abbia mai lavorato, la mia replica, ferma, è una sola: ho impersonato Pietrangeli. e, forza, riconoscetemelo: non l’ho fatto poi così male.”

Una storia quella di Nicola Pietrangeli attraverso trionfi e scivolate e l’incoscienza con cui nel bene e nel male ha perso e ha vinto nella vita. Uno spirito libero che è sempre riuscito a restare padrone del suo tempo, e a non farselo mai dettare da nessun altro.

Gino Strippoli