Andrea Macrì: lo sport è uguale per tutti

di Silvia Bruno in collaborazione con la redazione di Torinoclick

Andrea Macrì (foto di Augusto Bizzi)
Andrea Macrì (foto di Augusto Bizzi)

Per la prima volta un atleta con disabilità è stato scelto come testimonial di un Campionato Italiano che comprende gare anche non paralimpiche. È il 24enne Andrea Macrì, una vita divisa in due dal crollo del liceo Darwin di Rivoli nel 2008, da anni nome di punta delle nazionali di scherma in carrozzina e ice sledge hockey, oggi uomo immagine degli Assoluti di scherma in programma al Palaruffini dal 12 al 15 giugno.

Che cosa significa per te essere testimonial di questi Campionati?

«Per me è un grandissimo onore, per cui devo ringraziare il Comitato Organizzatore. L’onore è quello di rappresentare veramente tutti, quindi anche atleti come Valentina Vezzali e Aldo Montano. A differenza loro forse io ho scoperto la scherma più tardi, ma in pochi anni ho raggiunto traguardi importanti partecipando a Europei, Mondiali e Paralimpiadi e ne vado molto fiero, quindi il fatto di essere oggi testimonial di tutti i Campionati Italiani diventa forse un nuovo obiettivo raggiunto e contemporaneamente una grande responsabilità».

Al Palaruffini gareggerai nella spada e nel fioretto: che cosa ti aspetti dalle gare?
«Come tutti gli atleti spero di poter arrivare a una medaglia, ma soprattutto sono particolarmente contento che per la prima volta ci sia anche la competizione a squadre nel torneo paralimpico, che aggiunge qualcosa in più. Lo dico perché, giocando anche ad ice sledge hockey, so cosa significa far parte di un gruppo: che si vinca o si perda, non sei mai da solo».
Ti sei avvicinato alla scherma durante la riabilitazione all’Unità Spinale di Torino: hai capito subito che questo sport ti sarebbe piaciuto?

«Sì, me ne sono innamorato all’istante e a un certo punto ho chiesto di poter fare più ore di scherma. Da questo punto di vista devo davvero ringraziare l’Unità Spinale di Torino e la fisioterapista referente della sport terapia, Silvia Accolti: mi hanno fatto conoscere un mondo che mai avrei immaginato, che alla lunga mi ha permesso di vivere emozioni come quelle delle Paralimpiadi».
Come riesci a conciliare la scherma e l’hockey, praticati entrambi al massimo livello?

«È difficile ma dato che uno sport è prettamente invernale e l’altro più “estivo” riesco a farli coesistere. Certo si fa fatica però basta organizzarsi bene con gli allenamenti e, dopotutto, quello che ti fa andare avanti è la passione per ciò che fai».

Vai anche a promuovere lo sport paralimpico nelle scuole: che cosa ti sta dando questa esperienza?

«Sì faccio parte di un gruppo di atleti piemontesi che per il CIP regionale va nelle scuole a parlare con i ragazzi, facendo vedere filmati e portando le varie attrezzature sportive. È una bellissima esperienza che ti riempie il cuore perché, soprattutto i bambini, sono assolutamente recettivi e non hanno pregiudizi. Ad esempio in una scuola elementare, dopo pochi minuti che avevamo iniziato, una bambina ha alzato la mano e ha detto: “Quindi siete venuti qui per dirci che lo sport è uguale per tutti!”».