Cittadinanza onoraria al giudice Di Matteo

di Mauro Gentile

Con un lungo applauso la Sala Rossa ha accolto questo pomeriggio il conferimento della cittadinanza onoraria di Torino ad Antonino Di Matteo, il magistrato parlemitano attualmente membro del pool antimafia del capoluogo siciliano, da anni impegnato nella lotta alla criminalità organizzata e pubblico ministero in numerosi processi a carico di mafiosi.

“Nel nostro Paese – ha ricordato l’assessore Gianguido Passoni nel corso della cerimonia nella Sala del Consiglio comunale – vi sono donne e uomini delle istituzioni che, quotidianamente e senza mai risparmiarsi, mettono se stessi al completo servizio della comunità con il fine di garantire, in ogni ambito della società, il pieno rispetto della legalità.
Servitori dello Stato, per usare una parola che sa di antico, ma il cui valore credo resti sempre attuale, che si assumono l’impegno di contrastare l’illegalità sotto qualunque forma si manifesti, dalla malavita organizzata e non, al terrorismo e alle mafie.  Antonino Di Matteo, al quale oggi questo Consiglio comunale assegna la cittadinanza onoraria, è uno di loro”.

L’assessore Passoni ha anche sottolineato che “contrastare l’illegalità, a qualunque livello e in qualunque contesto essa si manifesti, è compito non solo delle forze dell’ordine, della magistratura, delle istituzioni ma dell’intera società, che deve combattere per la convivenza civile difendendo i valori di legalità e giustizia e manifestando la sua solidarietà verso gli uomini dello Stato che lo fanno quotidianamente”.

Compito a cui la Città di Torino dà il proprio contributo anche attraverso il lavoro dei suoi organismi, come accade con la commissione speciale consiliare legalità, e tributando il giusto riconoscimento a chi, con dedizione e coraggio, lavora ogni giorno per combattere la criminalità.

“Assegnando ad Antonino Di Matteo la cittadinanza onoraria di Torino – ha concluso Passoni – ci schieriamo al suo fianco in una battaglia che è di tutti e non solo di coloro che indossano una divisa o fanno parte della magistratura”.