Carcere, più ombre che luci. Le criticità nella relazione annuale della Garante

Nel carcere di Torino, per tutto il 2023, sono state 294 le camere per una sola persona che ne hanno ospitate due. Un numero che dà la misura del sovraffollamento della Casa Circondariale torinese, in linea con molti altri istituti penitenziari del paese. Nel 2023 i detenuti presenti erano in tutto 1483, contro i 1162 del 2015. Un numero in aumento, così come le situazioni critiche avvenute negli ultimi dodici mesi: 57 tentati suicidi, 135 aggressioni, 1857 infrazioni disciplinari, 255 manifestazioni di protesta tra sciopero della fame, della sete, rifiuto dell’assistenza sanitaria.

A tracciare il quadro della situazione oggi nella Sala delle Colonne di Palazzo Civico la Garante dei diritti delle persone private della libertà personale del Comune di Torino Monica Cristina Gallo nel corso della presentazione della sua relazione annuale.

“Il primo pensiero – ha detto- anche quest’anno è rivolto al numero delle persone che si sono tolte la vita mentre erano in custodia e sotto la responsabilità dello Stato, un numero divenuto umanamente insopportabile. A Torino nel 2023, 5 sono stati i suicidi e 57 le persone che hanno compiuto gesti anticonservativi. L’ultimo in ordine di tempo a togliersi la vita, il 24 marzo scorso, si chiamava Alvaro Nunez Sanchez, 31anni, ecuadoregno. Altre cinque persone detenute da tempo attendono l’effettiva esecuzione dell’applicazione della misura di sicurezza e una giusta riabilitazione terapeutica che il carcere non è in grado di offrire”.

E proprio il tema della salute risulta tra quelli più attenzionati all’ufficio della Garante, figura istituita dalla Città con una delibera del Consiglio Comunale nel 2004, tra le prime in Italia. 153 sono state le segnalazioni ricevute nel corso del 2023 rispetto alla sanità penitenziaria, mentre erano state 128 l’anno precedente e 99 nel 2021. “Condividiamo – ha aggiunto la Garante – l’assoluta necessità dell’istituzione di un Osservatorio permanente interistituzionale per la salute in carcere quale organismo collegiale, chiamato a svolgere un monitoraggio costante sul funzionamento dei servizi preposti alla salute delle persone ristrette e sull’adeguatezza delle azioni programmatiche in tema di sanità penitenziaria”.

All’incontro ha preso parte anche la Vicesindaca della Città di Torino Michela Favaro. “La presenza ormai ventennale della figura del Garante delle persone private della libertà nella Città di Torino – ha detto- è un punto di riferimento per l’amministrazione, per le persone ristrette e per i loro famigliari.  La relazione annuale dell’Ufficio della Garante mostra luci e ombre e permette di conoscere nel dettaglio le strutture detentive e l’efficacia dei servizi resi alle persone private della libertà.
L’aumento del numero delle persone ristrette, anche nel circuito minorile, i diversi suicidi che hanno funestato il 2023 e la grave crisi del CPR sono stati al centro di numerosi dibattiti in seno all’amministrazione. Una situazione che, in modo trasversale alle forze politiche, ha sollecitato tutte e tutti noi. Occorre tenere viva la volontà fattiva di facilitare un rapporto di collaborazione tra gli enti, pubblici e privati, che possa davvero mettere in connessione la popolazione di Torino con gli uomini e le donne reclusi. La privazione della libertà è anzitutto solitudine e senso di abbandono. La nostra Città, specialmente in questa fase delicata, vuole continuare a svolgere un ruolo attivo nel percorso di riabilitazione delle persone detenute”.