Torino universitaria attira studenti da tutto il mondo

di  Mariella Continisio

E’ stata presentata questa mattina al Centro Incontri Torino Incontra la ricerca “Knowledge migration. Scelte di mobilità e percorsi di integrazione degli studenti internazionali a Torino, sulla presenza di studenti stranieri immigrati in Piemonte e a Torino per motivi di studio. Sono iscritti, soprattutto, ai due atenei torinesi, l’Università e il Politecnico. Il Piemonte vanta una percentuale di studenti stranieri (8,4%) doppia rispetto alla media italiana (4.2%) e in linea con quella europea (8%).

campus einaudiGli studenti giunti a Torino per frequentare gli studi superiori sono 5.700 e provengono soprattutto da Cina, Iran, Camerun e Albania.  Il 67% frequenta il Politecnico (arrivano il gran parte dalla Cina, dall’Iran e dal Pakistan) il 33% l’Università (provengono principalmente dall’Albania, Cina, Romania e a seguire Camerun e Marocco). Sul totale degli iscritti alle università italiane quest’anno il 21,5% di studenti internazionali ha scelto Scienze Gastronomiche a Bra, il 15,2% il Politecnico di Torino, il 6% l’università del Piemonte Orientale, il 5,8% quella di Torino.

Fra i principali fattori attrattivi per gli universitari giunti in Italia vi sono la disponibilità di un welfare studentesco accessibile agli studenti dei Paesi extra-europei: borse di studio, servizi abitativi, esoneri dal pagamento delle tasse d’iscrizione. L’Italia, inoltre viene percepita come meno cara rispetto ad altre destinazioni europee.

Il Piemonte si distingue dal contesto italiano grazie a una crescente capacità attrattiva degli atenei della regione –  che hanno registrato un incremento significativo passando in 10 anni da 1.573 a 8.986 studenti internazionali – dovuta alla qualità dell’insegnamento e della ricerca e al risultato dello sviluppo di politiche di internazionalizzazione per attrarre studenti dall’estero, in particolare, l’offerta di didattica in inglese (Politecnico ampia proposta: sono 18 i corsi attivati, mentre Università ha iniziato il processo in tempi recenti e propone corsi in italiano per creare un’affiliazione culturale, soprattutto, con i cinesi).

Il successo di questi sforzi è stato sostenuto dal contributo del sistema del territorio, che si è tradotto per esempio nella capacità di offrire agli studenti stranieri servizi di accoglienza, nonché finanziamenti a sostegno del diritto allo studio (borse studio). Su 100 borsisti all’Università e al Politecnico, 28 sono stranieri e per quanto riguarda l’assegnazione di posti letto, su 10 studenti che vivono nelle residenze universitarie 4 sono stranieri. Al termine del percorso di studi lavora il 52% dei laureati, il 24% non cerca lavoro perchè ancora impegnato in formazione e un ultimo 24% è in cerca di lavoro. I dati sono assolutamente analoghi a quelli rilevati per gli italiani.  Infine l’inserimento lavorativo di studenti stranieri formati in Italia è considerato uno strumento per innalzare i livelli di produttività e competitività delle imprese che già operano o che intendono aprirsi a mercati internazionali. Il rapporto è stato realizzato dalla Camera di Commercio di Torino e dal Forum internazionale ed Europeo di Ricerche sull’Immigrazione (Fieri), in collaborazione con l’Osservatorio regionale per l’Univesità e per il Diritto allo studio universitario.politecnico-torino-classifica-università

Nel corso della tavola rotonda seguita alla presentazione rotonda moderata dalla presidente di Fieri, Giovanna Zincone, del sindaco Piero Fassino e dei rettori dell’Università Gianmaria Ajani e del Politecnico Marco Gilli è emerso che il sistema Torino è più forte rispetto al sistema nazionale, ma non è sufficiente: bisogna potenziare l’accoglienza degli studenti stranieri che s’iscrivono alle università torinesi.

E’ necessario aprirsi, attrezzarsi per ricevere, offrire occasioni ed eccellenze” –  ha detto Fassino che ha rimarcato l’identità di Torino come città universitaria.  “E’ indispensabile che agli attuali 4000 posti residenziali Edisu se ne aggiungeranno 5 mila entro i prossimi 3 anni. E’ importante dare continuità a questa politica di internazionalizzazione che va sedimentata. Nell’età della globalizzazione la competitività non è solo tra imprese, ma tra territori”