‘Corpi in movimento, menti in evoluzione’, si conclude il Social Festival delle Comunità educative

Si è concluso sabato 28 settembre il Social Festival delle Comunità Educative, ‘Corpi in movimento, menti in evoluzione’, promosso e organizzato dal Comune di Torino e dalla Città Metropolitana, con il sostegno di Fondazione Compagnia di San Paolo e la direzione scientifica della rivista Animazione Sociale, con un confronto sul tema ‘educare soggetti attivi’. Francesco d’Angella, direzione Animazione Sociale, che ha aperto i lavori della seconda seduta plenaria, ha spiegato che “Oggi, a scuola come in ogni altro luogo dell’educare, il compito è dedicarci a formare ‘teste ben fatte’, capaci di giocare un ruolo attivo nella vita propria e in quella sociale. Per questo i luoghi dove si cresce e si impara devono essere luoghi dove si nutre il piacere della scoperta, dove
si assapora il gusto dell’apprendere”.
Una manifestazione ricca di appuntamenti e confronti di esperienze anche con altre città italiane, come l’incontro  di venerdì 27 ottobre, sul tema ‘Le comunità delle città come laboratorio di politiche educative’. Un focus per capire in quale modo città simili cercano di apprendere, realizzare scambi per arricchire la vita dei loro abitanti a cominciare dalle bambine e dai bambini. Vi hanno partecipato l’assessora all’istruzione della Città di Torino Carlotta Salerno, gli omologhi colleghi dei Comuni di Bergamo, Loredana Poli; di Bologna, Daniele Ara; di Padova, Cristina Piva, e la vicesindaca della Città di Milano Anna Scavuzzo.
Per rinnovarsi davanti alla società e alla necessità di conciliazione della famiglie la Città di Torino ha ampliato la propria offerta formativa per i più piccoli con i ‘Poli per l’infanzia 0-6’, strutture che accolgono, in un unico plesso o in edifici vicini, nidi e scuole dell’infanzia per bambine e bambini fino a sei anni di età. La sperimentazione è iniziata a settembre con la riconversione di tre strutture che già ospitavano nidi e scuole dell’infanzia in via Paoli 75, via Braccini 75 e via Roveda 35/1, altre due nasceranno ex novo, in via Pietro Giuria e in via Verolengo, grazie ai fondi del PNRR.
“Nell’ambito di queste nuove sperimentazioni stiamo lavorando anche con le ludoteche che si trasformano in spazi eterogenei e multidisciplinari aperti alle famiglie con una serie di servizi a disposizione.” ha spiegato l’assessora. In tutto questo percorso sono coinvolte anche le insegnanti. Altra novità di questi ulti mesi è ‘l’ambientamento partecipato’ dei genitori in 23 nidi e 20 suole dell’infanzia. È una pratica importata dai Paesi nord europei e adattata al territorio italiano, che prevede in fase di inserimento, la presenza continua del genitore che accompagna e affianca il proprio bambino nella scoperta di un mondo nuovo al quale il piccolo dovrà presto abituarsi. Entrambi, per tre giorni, sono immersi nella quotidianità del nido o della scuola dell’infanzia e partecipano a tutti i momenti che scandiscono la giornata (giochi, pranzo, cambio e sonno), con ingresso dalle 9:30 ed uscita alle 15:30.
Il Comune di Bergamo ha inserito all’interno del Piano Urbanistico i piani di servizio. Il territorio cittadino è stato diviso in cinque quadranti dentro cui è stato individuato un insieme di servizi. Al centro di ciascun cluster sono state inserite le scuole e i servizi educativi. Qui le scuole primarie di secondo grado sono aperte il pomeriggio e le ragazze e i ragazzi possono mangiare in mensa, un servizio fornito in collaborazione con il terzo settore. Il nostro obiettivo è “la promozione della crescita individuale degli adolescenti, gli studenti fanno i compiti e si cimentano in attività ludiche scelte da loro in uno spazio chiamato il club” ha spiegato Loredana Poli che aggiunge “C’è un patto di corresponsabilità tra dirigenti e famiglie in cui è stabilito che le ragazze e i ragazzi possono entrare e uscire liberamente. Naturalmente la governance di questo modello è replicabile”. Per la fascia di età dai 0 ai 6 anni in Lombardia sono stati costituiti i coordinamenti pedagogici territoriali e, nel loro ambito, i tavoli per minori e famiglie a cui partecipano servizi sociali e socio-sanitari. Negli ultimi mesi sono stati coinvolti anche i pediatri di base “Sono un filtro efficace perché possono incrociare le difficoltà delle famiglie fin da subito e avere una panoramica della salute delle bambine e dei bambini nei primi 2000 giorni di vita” ha concluso l’assessora.
La vicesindaca di Milano ha illustrato il progetto Labzerosei, uno spazio sperimentale di innovazione in ambito educativo e culturale dedicato ai bambini e alle bambine da 0 a 6 anni. L’iniziativa arricchisce l’offerta educativa per i più piccoli nel padiglione ex cucine del Parco Trotter la cui ristrutturazione è stata possibile grazie a un investimento da parte del Comune di quasi 900mila euro, e un finanziamento europeo REACT-EU. “La città deve interagire con le famiglie per questo nidi e scuole dell’infanzia svolgono le loro attività al mattino e nel pomeriggio si aprono alle famiglie, mentre nel fine settimana si aprono a tutti gli altri quartieri cittadini” ha spiegato Anna Scavuzzo. Il progetto è stato realizzato da MUBA-Museo dei Bambini Milano, COMIN, Università degli Studi di Milano Bicocca , Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano (CREMIT) e BAMBINI Bicocca SRL, con il coordinamento della Direzione Educazione del Comune di Milano.  In questo spazio i bambini lavorano sulla narrazione, stimolando la fantasia e la creatività, sono coinvolti nel laboratorio di robotica, e nell’atelier arte e bottega per sviluppare la manipolazione, uno stimolo molto importante questa fascia di età.
Anche il Comune di Bologna ha attuato alcune sperimentazioni nei nidi e nelle scuole dell’infanzia. Per quanto riguarda i nidi le famiglie entrano in una comunità che le accompagnerà da 0 a 18 anni, fino alle superiori. Nella fascia 0-3 anni è stato introdotto un ‘ambientamento partecipato’ come a Torino. Anche qui i genitori per 3 giorni sono presenti nei servizi. “Qui si inserisce un tema delicato – precisa Daniele Ara – quello della relazione tra genitori e insegnanti. Deve passare l’idea che c’è una dimensione pubblica dell’educare. Si crea una relazione di fiducia in cui ognuno deve
cambiare il suo punto di vista”.
La scuola come contenitore per le attività pomeridiane nelle scuole primarie e secondarie di primo grado.  Questa  sperimentazione  a cui avevano aderito 13 istituti comprensivi e conclusasi a causa della pandemia è stata presentata da Cristina Piva, assessora della Città di Padova. “I dirigenti scolastici avevano compreso che questo progetto era un buon modo per ‘tenere la socialità’ del quartiere in cui ci sono molti migranti. Avevamo rotto lo schema delle classi per consentire agli studenti di aggregarsi a seconda degli interessi. Una scelta vincente perché aveva creato coesione tra le ragazze e i ragazzi. Per questa ragione vogliamo riprendere in mano il progetto, ma mancano i fondi, che stiamo cercando di reperire”.