“Sviluppo di strategie alternative alla detenzione amministrativa nei Centri di permanenza per i rimpatri”: presentato il documento sui risultati del tavolo di lavoro

Nella Giornata mondiale dei diritti umani è stato presentato questa mattina a Palazzo Civico il documento sui risultati di un tavolo di lavoro sulle misure alternative ai Cpr (Centro di Permanenza per il Rimpatrio) “Sviluppo di strategie alternative alla detenzione amministrativa nei Centri di permanenza per i rimpatri (C.P.R.)”, elaborato da esperti giuristi in diritto dell’immigrazione e in medicina dell’immigrazione e rappresentanti del terzo settore impegnati in progetti con la cittadinanza straniera.

L’iniziativa è stata promossa dalla garante cittadina delle persone private della libertà personale Monica Gallo e dall’assessore al Welfare, diritti e pari opportunità Jacopo Rosatelli, che hanno istituito un Tavolo di lavoro dopo l’approvazione, il 13 marzo 2023, da parte del Consiglio Comunale di un ordine del giorno che auspicava la chiusura definitiva del Centro di Permanenza per i Rimpatri “Brunelleschi” e impegnava  il  Sindaco e la Giunta di chiedere al Governo che le risorse liberate venissero impiegate a favore di politiche inclusive nei confronti della popolazione straniera della Città.

Il documento, che identifica misure preventive e alternative al trattenimento in detenzione amministrativa e propone di sperimentare nuove strategie da attuare sul territorio bilanciando sicurezza dello Stato e garanzia dei diritti fondamentali della persona, è stato presentato al Prefetto e al Questore di Torino.

Come dimostrano l’esperienza diretta nel CPR e i numerosi studi e ricerche in questo ambito la detenzione amministrativa in questa struttura  è  costosa e inefficace nel perseguire l’obiettivo dei rimpatri. L’esperienza del trattenimento inoltre è  fortemente afflittiva, limitativa del diritto alla comunicazione e deleteria per la salute fisica e psichica degli stranieri.

Per l’assessore Rosatelli “Il lavoro fatto mostra razionalmente che è possibile contemperare le esigenze legittime della sicurezza e del rispetto dei diritti umani attraverso misure più efficaci, meno costose e rispettose della persona. Misure alternative hanno ricadute positive su quello che accade fuori dal Cpr e rendono più facile integrare una persona che non passa attraverso un’esperienza traumatica come questa”.

I numeri presentati questa mattina non lasciano spazio a dubbi. Se si prendono a riferimento gli ultimi anni di attività del CPR “Brunelleschi”, si evince che nel 2022, su un totale di 879 cittadini stranieri trattenuti, di cui 199 provenienti dal carcere e 680 cittadini liberi, solo 240 sono stati rimpatriati “meno della metà della media nazionale – ha spiegato Gallo – con un costo medio annuale per la gestione e per la manutenzione ordinaria e straordinaria della struttura pari a 2mln 345mila euro, il che significa un costo medio per ogni persona trattenuta che supera i 19mila euro”. I dati del ’23, fino alla chiusura temporanea, vedono 235 persone transitate nel Centro, di cui 46 rimpatriate, numero di poco più alto dei 36 rimpatri fatti a CPR chiuso. La struttura torinese “è il simbolo del fallimento, a cui si aggiungono i tantissimi suicidi 192 nel 2021 e 201 nel 2022 rispetto ai 32 del 2020” ha sottolineato al garante, che ha aggiunto: “Offriamo alla comunità la possibilità di fare di Torino una città sperimentale che non abbia più al suo interno il CPR, anche se sappiamo che le intenzioni del governo sono altre“.

L’obiettivo del gruppo di lavoro è di prevenire e/o contenere il ricorso alla detenzione amministrativa e di agevolare una ‘soluzione’ del caso, anche in collaborazione con le istituzioni, vale a dire la regolarizzazione del soggiorno in Italia, se ne ricorrono le condizioni, o il rimpatrio volontario.

Sono stati individuati quattro ambiti di intervento: la presa in carico della situazione individuale attraverso il  ‘case management’  che offre  sostegno materiale, fornisce le informazioni sulla condizione giuridica  individuale per valutare le prospettive di regolarizzazione o di rimpatrio volontario; la limitazione dell’uso del trattenimento amministrativo in favore del ricorso alle misure alternative come la possibilità di creare una rete di strutture di accoglienza disponibili a fornire ospitalità quando lo straniero ha un passaporto o un titolo equipollente, ma non possiede un idoneo domicilio; la presa in carico dei cittadini stranieri trattenuti per il tempo del riconoscimento nelle Camere di Sicurezza della Città; il riconoscimento del cittadino straniero detenuto durante il periodo detentivo.