di Piera Villata
A Federica, esercente in San Salvario, abbiamo chiesto di raccontare l’esperienza di Last minute, dall’altra parte del bancone.
Da quanto tempo ha aderito all’iniziativa?
Sei mesi fa ho accettato l’invito di dare volentieri la mia disponibilità a operare attraverso il sito che una ragazza mi aveva descritto. Io commercializzo latte, formaggi freschi e salumi, oltre a prodotti di nicchia molto apprezzati. E ho pensato che questo modo innovativo mi potesse effettivamente aiutare a proporre, oltre alla clientela abituale, le offerte anche a cittadini non di zona.
Con gli sconti ha incrementato il numero di consumatori?
I miei clienti sono eterogenei e di tutte le classi sociali. Con il Last minute si sono affacciati in negozio i torinesi soliti a fare gli acquisti al supermercato, e quindi molto attenti alle offerte speciali, piuttosto che chi versa in stato di bisogno.
Che età ha il cliente tipo della App?
Contrariamente alle aspettative che inducono a pensare che si tratti di una iniziativa raccolta solo dai nativi digitali e, quindi, dai giovani, sono davvero molti i pensionati che ricevono le mie email sul computer e scendono da me, se trovano un’offerta conveniente.
E poi tornano?
Dalla mia esperienza direi di sì, anche se è prematuro. Mi è capitato che chi abita in zona si fa rivedere, ma chi viene da altri quartieri è attratto solo da quella singola proposta.
In definitiva, lei ritiene che sia nata maturata la consapevolezza che sprecare sia da evitare?
Le dirò che sono soprattutto i giovani a essere molto sensibili a questa tematica. Gli altri hanno qualche timore in più a comprare cibi prossimi alla scadenza.