Fassino: “Intesa tra Italia e Germania è essenziale per un rilancio forte dell’europeismo”

L’Europa riparte da Torino: al Teatro Regio, si è tenuto l’ Italian-German High Level Dialogue con la presenza dei presidenti di Germania, Joachim Gauck, e Italia, Sergio Mattarella.

Il sindaco Piero Fassino, nel suo intervento, si è rivolto ai due capi di Stato esprimendo “la gratitudine della comunità torinese per averci voluto onorare della vostra presenza.

A lei Presidente Gauck il bentornato in questo teatro che esattamente sedici mesi fa, il 12 dicembre 2014, nel venticinquesimo anniversario della caduta del Muro di Berlino, ci ha visti riuniti nella prima edizione dell’Italian – German High Level Dialogue. Il suo è un segno di amicizia autentica a cui va il nostro riconoscimento.

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A Lei Presidente Mattarella desidero  manifestare il più affettuoso abbraccio di Torino che oggi – per la terza volta in meno di un anno –  La accoglie ancora una volta con stima e affetto. E nella consapevolezza di interpretare i sentimenti di tutti gli italiani, desidero esprimerLe la più profonda gratitudine per la sua Presidenza, punto di riferimento morale e politico per l’intero nostro Paese. E autorevole garante per l’intera comunità internazionale.

Questa giornata suggella il Forum italo tedesco di dialogo ad alto livello, al suo secondo appuntamento e per il quale rendo merito alla “Società Tedesca per la Politica Estera”, all’ISPI – in modo particolare l’Ambasciatore Giancarlo Aragona, suo Presidente e al suo Segretario Generale Magri -, al Ministro di stato Michael Roth e al Sottosegretario agli Affari Esteri  Benedetto Della Vedova. Così come rivolgo il benvenuto e ringrazio le autorevoli personalità italiane e tedesche che partecipano al Forum, così come ringrazio Unicredit, Allianz, Deutsche Bank, per aver voluto sostenere questa iniziativa internazionale.

Questo Forum italo-tedesco nacque un anno e mezzo fa per iniziativa dell’allora Presidente Giorgio Napolitano, a cui a nome di  tutti voi rivolgo un affettuoso e grato saluto.

Si era in quel momento in un tornante difficile. La crisi economica e sociale faceva sentire i suoi morsi sulla vita e sul lavoro di tanti e il confronto tra i paesi europei – in  particolare sul fiscal compact e sulle strategie anticrisi – conosceva non poche divaricazioni e polemiche. E in quello scenario i rapporti tra Italia e Germania rischiavano di essere esposti a una pericolosa incrinatura.

Di qui l’ansia del Presidente Napolitano che – da autorevole e convinto europeista quale è – mi propose di ospitare a Torino una iniziativa che rilanciasse su basi positive e collaborative i rapporti italo – tedeschi.  Insieme all’Ispi ci mettemmo subito al lavoro e organizzammo il  primo Forum di dialogo ad alto livello, con la partecipazione dei Presidenti Napolitano e Gauck. Fu una iniziativa importante che favorì un clima nuovo tra i due Paesi e riaprì un confronto amichevole e finalizzato al comune obiettivo di rinsaldare l’Unione Europea e la sua coesione. E si decise di dare al Forum carattere permanente con incontri annuali.

Eccoci, dunque, a questo secondo Forum che si svolge oggi in uno scenario diverso, ma non meno  cruciale.

Per un verso i paesi dell’Unione Europea sono impegnati nella individuazione di una strategia economica che superi le sole dimensioni del rigore e dell’austerità a vantaggio di politiche economiche e monetarie espansive e flessibili, capaci di rilanciare investimenti e creare nuovamente lavoro.

Per altro verso nell’Agenda europea ha fatto irruzione – con il suo carico di dolore – il tema dei migranti che, per sottrarsi alla sofferenza dei conflitti o ai morsi della fame e dell’indigenza economica, affluiscono all’Europa, con l’angosciata speranza di ritrovare da noi quella dignità e quelle certezze negate nei loro Paesi.

Un flusso ininterrotto che via mare approda in Grecia, in Italia, in Spagna e lungo la via balcanica giunge ai confini dell’Unione, mirando a stabilirsi in Germania e nei paesi del nord Europa.

E alla moltitudine di rifugiati provenienti dalla Libia, dalla Siria, dall’Iraq e dallo Yemen, si uniscono sempre di più migranti di tipo economico provenienti dall’Africa Sahariana, dall’Asia minore e dal Golfo Persico.

Un fenomeno a cui molti governi – subendo la pressione di pulsioni populiste  e umori nazionalistici – hanno ritenuto di rispondere chiudendo le frontiere e mettendo in discussione Schengen e la libera circolazione.

È una pericolosa illusione. Non è erigendo muri e richiudendosi nei confini nazionali che l’Europa sarà al riparo dall’ininterrotto flusso di migranti. Serve una strategia europea capace di gestire i profughi, di governare l’accoglienza, di adottare procedure comuni per il diritto di asilo e di perseguire politiche di integrazione.

Nessuna persona civile può restare insensibile di fronte ai corpi inerti dei bambini, delle donne, degli uomini vittime dei naufragi dei barconi dei trafficanti dei migranti.

E serve una strategia europea capace di affrontare le crisi che scuotono il Mediterraneo, a partire dalle crisi della Libia e della Siria. Così come serve una strategia europea per i paesi afflitti da povertà e sottosviluppo, perché se non vogliamo che l’Europa continui a essere destinataria di crescenti flussi migratori,  occorre agire per creare nei paesi del sottosviluppo condizioni di vita e di lavoro dignitose. E questo sollecita ancora di più l’UE ad avere una comune azione di politica estera.

Questo quadro problematico assume profili ancor più drammatici per l’azione devastante del terrorismo che semina morte e sofferenza in tante città del nostro continente. Quel che è accaduto a Parigi e a Bruxelles ci dice quale mortale pericolo è il terrorismo e sollecita a dotarsi di una azione di contrasto che, per essere efficace e tempestiva, richiede anche in questo caso una dimensione europea.

Insomma ogni criticità che affligge lo scenario europeo – la crisi economica, i migranti, il terrorismo – evidenzia che può farcela solo un’Europa che ritrovi le ragioni forti della sua coesione e della sua integrazione.

I padri fondatori dell’unità europea sapevano che solo un destino comune può essere costruito agendo insieme, in solo obiettivo.

Ricorre quest’anno il trentesimo anniversario della scomparsa di Altiero Spinelli, che fu eletto europarlamentare nella nostra città. Abbiamo il dovere di ricordare l’essenza del suo messaggio, che insieme a quello di Ernesto Rossi e Ursula Hirschmann ispirarono le solide basi dell’Europa. L’anno prossimo celebreremo Il 60° anniversario de Trattato della Comunità economica, firmato a Roma nel 1957, con il quale ebbe origine la costruzione della casa comune europea.

Un’Europa unita e tanto più necessaria oggi nel mondo dell’economia globale, con Paesi emergenti che hanno tendenze di crescita del Pil espansive, in uno scenario nel quale nessun Paese del Vecchio Continente può illudersi di farcela da solo: sarebbe da ingenui  credere di difendersi meglio facendosi  piccoli in un mondo grande.

Serve un’Europa che riscopra le ragioni della sua unità e si apra a una nuova e più intensa stagione di integrazione economica, sociale, politica e istituzionale. E ci auguriamo  che questa consapevolezza ispiri l’orientamento degli elettori  inglesi nel prossimo referendum del 23 giugno.

Un salto di qualità lo chiediamo anche agli altri Stati di più recente partecipazione all’Unione. Non è un caso che  tendenze a ripiegamenti nazionalistici si manifestano in quei Paesi dell’Est, liberatisi dell’oppressione sovietica e acquisita sovranità e sviluppo, stentano a comprendere quanto l’integrazione europea sia indispensabile per assicurare a tutti pace, stabilità e crescita.

Per questo l’intesa tra Germania e Italia è essenziale. Come lo è stato in questi sessant’anni di integrazione europea. E forse sarebbe tempo di riconoscere, in modo più esplicito di quanto non sia avvenuto fino a oggi, che l’Unione Europea ha potuto beneficiare per lungo periodo di un asse politico italo-tedesco non meno essenziale dell’intesa franco – tedesca.

Stanno di fronte all’Europa sfide enormi, nessuna delle quali può essere vinta senza una comune e solidale assunzione di responsabilità dei governi europei.
Grande è dunque il compito a cui Italia e Germania sono chiamate.

Da sempre, infatti, i nostri due paesi sono protagonisti essenziali della vita dell’Europa.

Lo sono stati in secoli lontani,  quando Roma fu culla della prima civiltà che unificò il continente e quando intorno ai principi tedeschi si costruì il Sacro Romano Impero.

I nostri popoli sono stati protagonisti della storia religiosa europea : Roma, sede del papato e centro della cristianità cattolica; la Germania epicentro del moto riformatore di Martin Lutero di cui celebreremo tra pochi mesi il 500°anniversario. E salutiamo di qui la lucida e coraggiosa decisione di Papa Francesco di recarsi a ottobre in Germania per parteciparvi.

Nelle città anseatiche tedesche e nella Toscana medicea  nacquero le prime banche e quell’economia di mercato che è giunta fino a noi.
E nell’ottocento l’unificazione tedesca e l’unificazione italiana fecero entrare l’Europa nell’era degli Stati nazionali.

La civiltà europea  è stata fecondata nei secoli dalla cultura delle nostre società. Cranach e Raffaello, Gutenberg e Michelangelo, Beethoven e Vivaldi, Goethe e Manzoni, Wagner e Verdi, Hegel e Croce, Thomas Mann e Primo Levi, Brecht e Pirandello, Fellini e Wenders. Questi nomi – insieme a tantissimi altri- ci dicono quanto l’Europa debba alla cultura tedesca e alla cultura italiana.

Certo, la storia ha caricato sulle spalle dei nostri popoli anche grandi tragedie: il nazismo, il fascismo, l’olocausto, due guerre mondiali. A  cui per la Germania si è aggiunto il doloroso prezzo  della divisione e dell’oppressione del comunismo.

Ma proprio perché profondamente segnate da quelle tragedie, Italia e Germania sono state tra le nazioni più convinte della necessità dell’unità europea.

C’era in Alcide De Gasperi e Konrad Adenauer – come in Jean Monnet e Robert Schumann – la consapevolezza che l’Europa non avrebbe avuto futuro se i suoi popoli avessero continuato a combattersi in guerre fratricide devastanti. E questa consapevolezza ci ha guidati in questi sessant’anni ad adottare mercato unico, moneta unica, unico spazio di libera circolazione   e una integrazione che ha garantito per  sessant’anni pace, sviluppo, sicurezza.

Una consapevolezza che, in questi anni di crisi, si è indebolita aprendo varchi alla falsa all’opinione che l’Europa sia più un rischio che un vantaggio e che dalla crisi si possa uscire meglio chiudendosi nei recinti delle nazioni.

Sappiamo che non è vero, ma questo può non bastare per bloccare le febbri del populismo che corrono sotto la pelle delle società europee.

Per fermarle serve un rilancio forte dell’europeismo e l’intesa tra Germania e Italia è essenziale.

Oggi i nostri due sistemi industriali sono i più forti del Continente: la Germania con la forza di un apparato produttivo e tecnologico che  è  traino economico d’Europa; e l’Italia, con quella capillarità di piccole e medie imprese che è il punto di forza distintivo di una creatività e una capacità inventiva e manifatturiera che non ha concorrenti.  E così nel campo della ricerca e dell’innovazione Germania e Italia sono chiamati a svolgere un ruolo di punta.

I nostri due paesi sono “ terra di frontiera”: la Germania alle porte di quella Russa; e l’Italia immersa in quel Mediterraneo percorso dai drammi dell’immigrazione, dei profughi, delle guerre e delle crisi che vivono i paesi della regione.

Nelle nostre società decenni di sviluppo economico hanno assicurato lavoro e welfare che richiedono oggi di essere ripensati e riorganizzati per far fronte ai tanti cambiamenti che hanno investito il modo di produrre, di lavorare, di consumare.

Sono dunque queste le ragioni a fondamento di questo nostro incontro di alto livello e alla decisione dare nuovo impulso alla più stretta cooperazione tra i nostri Paesi. Un’ intesa e un’azione comune, strategica non solo per i nostri due Paesi, ma per l’Europa intera.

E’ questo secondo Forum  intende  favorire il dialogo fra le personalità più rappresentative di entrambi i Paesi con il fondamentale coinvolgimento del mondo delle imprese e con l’imprescindibile contributo anche dei media e del mondo della cultura.

Siamo orgogliosi e onorati di questo appuntamento che suggella un legame sempre più stretto che Torino ha con la Germania, fatto di rapporti di consolidati rapporti di cooperazione economica, universitaria, culturale. Rapporti che ci hanno sollecitato a dedicare tutto lo scorso anno all’iniziativa “Torino incontra Berlino”.

E’ con questi sentimenti di amicizia che ancora vi ringrazio e vi do fin da ora appuntamento per il prossimo anno per il terzo Forum italo tedesco e auguro a Voi e a tutti i nostri ospiti il miglior soggiorno nella nostra città”.