Un grande amore per la musica

CONCERTO DI NATALE 2012 100

Massimo Sanfilippo da oltre vent’anni suona nella banda della Polizia Municipale e ne è diventato il direttore.  Gli abbiamo chiesto di raccontarci la sua esperienza.

Direttore Sanfilippo, com’è nato il suo amore per la Banda?

Il mio amore, sì, perché di amore si tratta, è nato proprio nelle file della Banda Musicale del Corpo di Polizia Municipale che ora dirigo. Fu suonando all’interno di essa e collaborando coi direttori che mi precedettero e che non mancarono di incoraggiarmi in tal senso, che mi resi conto delle notevoli potenzialità di questo tipo di organico e, ancora, delle grandi possibilità che esso ha nel diffondere la cultura musicale spaziando in più generi. Da quel momento, decisi di orientare i miei studi di composizione specializzandomi nella musica per strumenti a fiato, materia nella quale ho conseguito sia il diploma di Strumentazione per banda col vecchio ordinamento, sia il Diploma di Laurea in Biennio Superiore della medesima materia, avendo peraltro modo di studiare con docenti, direttori e compositori di primordine sul piano nazionale e internazionale quali Daniele Carnevali, Sandro Satanassi e Lorenzo Della Fonte. Un percorso davvero entusiasmante in un continuo crescendo di stimoli e scoperte.

Quando e come è approdato alla banda? E, prima di dirigerla, quale era il suo ruolo?

Entrai nella banda nell’aprile del 1994. All’epoca lavoravo come impiegato amministrativo nell’ufficio verbali del Comando. Alcuni colleghi vennero a sapere che avevo studiato a lungo gli strumenti a percussione dell’orchestra sinfonica e, volendo completare l’organico con un glockenspiel (o sistro) mi cercarono e mi proposero di entrare nell’organico, anche se allora non avevo ancora le qualifiche di Agente di Polizia Municipale. che ho assunto da alcuni anni. Oltretutto, poiché ero anche uno studente di grado avanzato di composizione, in seguito fui nominato vicedirettore.

Ricorda il suo debutto in qualità di direttore?

Come vicedirettore diressi un concerto per la prima volta ad Orta San Giulio, mi pare fosse settembre 1997, nella piazza centrale prospiciente il lago, una bellissima cornice per fare musica! In seguito ebbi svariate occasioni di sostituire l’allora direttore titolare sia in esibizioni concertistiche, sia in parate o cerimonie. Certo, dirigere il primo Concerto di Natale in qualità di Direttore titolare, cosa che accadde nel dicembre 2008, fu sicuramente una grande emozione, diversa dalle altre. Un concerto interamente programmato e preparato da me, osando, facendo scelte e proponendo soluzioni. Quell’occasione io la considero pertanto il mio vero debutto.

Secondo lei quali caratteristiche deve avere un bravo direttore?

Capacità di lettura della partitura molto sviluppata, attitudine all’ascolto (non mi riferisco al mero “orecchio”!) e musicalità, sicuramente. Poi, sono altrettanto indispensabili la sicurezza, l’autorevolezza, l’abilità nel predisporre programmi chiari e, infine, una buona capacità comunicativa. Questo in generale. Nel mio caso, fatte salve le conoscenze di tipo tecnico che ovviamente non devono mancare, i restanti parametri sono difficilmente ponderabili, in quanto subentra una gran confidenza con tutti i colleghi, derivante da un numero di anni davvero elevato di lavoro fianco a fianco, nella fila.

Come prepara il programma musicale prima di un’esibizione?

Ovviamente se parliamo di un’esibizione da parata è necessario occuparsi di aspetti che vanno al di là della musica. Ad esempio l’aspetto formale, cosa già importante di sé in quanto siamo pur sempre una banda istituzionale, con una divisa di un Corpo di Polizia. Questo aspetto, come si può immaginare, assume ulteriore peso nel momento in cui ci troviamo ad operare nel contesto di una cerimonia militare che, in quanto tale, è condotta in base a protocolli molto precisi. Formalità che poi si esplica sul piano musicale: l’utilizzo di brani d’obbligo quali il nostro Inno nazionale, la Marcia d’Ordinanza del Corpo, le marce militari adatte a far marciare reparti, il brano previsto per gli Onori ai Caduti di tutte le Guerre (“La Leggenda del Piave”) ecc…

Non di rado arrivano richieste particolari come, per esempio, un paio di anni fa.

Allora fu richiesta per una cerimonia sportiva l’esecuzione dell’Inno Nazionale Australiano, le cui parti non si sarebbero riuscite a reperire in tempo utile. In casi come questo provvedo io stesso a realizzare opportuni arrangiamenti e strumentazioni.

In Italia, molto del repertorio delle bande è basato sulle trascrizioni di brani classici. Cosa pensa di questo tipo di musica eseguita con la banda?

Si tratta di una tendenza che oggi va in qualche modo scemando, anche da parte delle bande del nostro Meridione, dove effettivamente è rimasta molto radicata fino a non molto tempo fa. In realtà non si tratta di abbandonare definitivamente la trascrizione dei brani classici, è anzi utile continuare a frequentarne. Ma bisogna avere l’accortezza innanzitutto di scegliere. Vi sono brani che si prestano meglio ad essere trascritti per orchestra a fiati, altri meno. Comunque la scelta delle trascrizioni dovrebbe cadere anche su lavori condotti con criteri attuali. Ma sono soprattutto i direttori che dovrebbero evitare di basare i programmi quasi solo sulle trascrizioni classiche, perché la banda ha un suo repertorio, scritto e pensato appositamente per gli strumenti che la compongono, e che va valorizzato. Esso comprende anche brani di grandi compositori del passato e contemporanei, quali Gustav Holst, Ottorino Respighi, Paul Hindemith, Arnold Schoenberg, Krysztof Penderecki e John Corigliano che dedicarono alcuni loro lavori alla banda, e di altri grandi maestri che decisero di dedicare la loro produzione quasi interamente ad essa.

Ben vengano dunque le trascrizioni dal repertorio lirico e sinfonico purchè condotte con criteri attuali e sempre che non rappresentino la maggior parte dei programmi dei concerti delle bande, togliendo spazio ai lavori concepiti appositamente per questo organico.

Secondo lei esiste un repertorio ideale? Qual è il vostro?

Naturalmente parlare di un repertorio ideale diventa difficile. Sicuramente bisogna sempre fare i conti con quello che può essere il pubblico al quale ci si rivolge e ai limiti (che spesso diventano occasione di superamento e stimolo creativo) che si possono riscontrare nell’organico. Per quanto riguarda i concerti solitamente stabilisco semestralmente, con l’ausilio della commissione artistica eletta tra i componenti, un programma di lavori finalizzato alla formazione di un repertorio che presentiamo al pubblico in occasione del Concerto di Natale. Nelle esibizioni successive vengono poi intercalati altri brani per lo più facenti parte del programma degli anni precedenti, magari per adattarsi meglio all’occasione richiesta e, comunque, per non perdere di vista il repertorio nella sua globalità. Le prove sono svolte sia d’insieme, sia curando le singole sezioni strumentali. Anche per i concerti spesso provvedo a realizzare arrangiamenti ad hoc.

I nostri concerti hanno programmi volutamente vari, in cui si tiene a toccare il maggior numero possibile di generi musicali.

Torino, dal 1869 al 1926, disponeva di una banda che era considerata tra le eccellenze d’Europa, il Corpo di Musica Municipale della Città di Torino, detto anche “Banda Civica”, nato come Corpo di Musica della Guardia Nazionale. Era un reparto del Corpo delle Guardie Municipali e ne indossava la divisa. Teneva ogni domenica concerti all’aperto per la cittadinanza (ne fece menzione Friedrich Nietzsche in una sua lettera, mai inviata, indirizzata ad un suo amico) e i suoi programmi erano volti a diffondere la cultura musicale al grande pubblico, intercalando brani del grande repertorio lirico e sinfonico con brani ballabili decisamente più “leggeri”. A questa attività pare si debba la notorietà di uno dei più noti capolavori di W.A. Mozart, il celebre “Rondò alla Turca” noto anche come “Marcia Turca”, in quanto la trascrizione per banda preparata dal Direttore dell’epoca era uno dei cavalli di battaglia di questo grande complesso. Accanto a trascrizioni, sia classiche che leggere, deve poi trovare sempre posto qualche brano concepito originalmente per banda, cosa che il glorioso Corpo di Musica di cui non possiamo, seppur con modestia, considerarci gli eredi praticava già allora, dimostrandosi una formazione all’avanguardia sia rispetto alle sue consorelle italiane che d’Oltralpe.

Il nostro repertorio, proprio in coerenza con la volontà di avvicinare la cittadinanza alla cultura musicale, comprende sia musica originale per banda; sia di autori contemporanei italiani e stranieri; sia i capolavori storici di grandi autori (quali le suites for Military Band di Gustav Holst o i lavori di Ralph Vaughan Williams); sia trascrizioni di musica classica (per esempio le ouvertures da opere di Gioacchino Rossini quali “Il Barbiere di Siviglia”, “L’Italiana in Algeri”, “Tancredi”); sia brani dal repertorio sinfonico (quali la “Farandole” da “L’Arlesienne” di Georges Bizet, le Danze Ungheresi di Johannes Brahms, il Valzer dalla Suite for Stage Variety orchestra di Dimitri Shostakovic, ecc.); sia dal repertorio dei musicals (come Jesus Christ Superstar”, “West Side Story”, “New York, New York”, ecc.) che da quello swing in chiave orchestrale per concludere con colonne sonore cinematografiche e trascrizioni di musica leggera.

Oltre alle esibizioni per le cerimonie istituzionali della Città, ricevete inviti a suonare anche per eventi oltre i confini torinesi e italiani?

Non sono mancate esibizioni al di fuori del territorio comunale. Fin dagli albori della sua esistenza la Banda è stata chiamata a suonare in occasioni quali le celebrazioni tenutesi a Chambery per il gemellaggio con la Città di Torino, o come nel 1995 a Sant’Agata d’Esaro (CS) o nel 1998 ad Eboli. Annualmente presenzia alle cerimonie che si tengono in occasione della Festa Regionale della Polizia Locale in un diverso capoluogo piemontese. Inoltre nella serata del prossimo 9 giugno la Banda terrà un concerto nel Comune di San Francesco al Campo (TO) nell’ambito della ormai tradizionale rassegna di concerti bandistici “Orchestre sotto le stelle”.

Vi ritrovate spesso per provare?

La banda effettua le sue prove due giorni la settimana, in servizio.

Il rapporto che si è instaurato è sicuramente un buon rapporto tra colleghi ma, sono convinto, con un qualcosa di più, nel bene e nel male. Questo qualcosa viene anche soltanto dal fatto che, diversamente dagli appartenenti di una sezione o di un ufficio, si deve essere tutti presenti nel medesimo momento per lavorare. Un lavoro di squadra nel pieno senso della parola, e un modo di viverlo che è forse molto più simile alla frequenza di una classe scolastica. A questo aggiungiamo la pratica della musica e la passione per essa, cose che non possono far altro che unire le persone. Per quanto mi riguarda, come ho accennato sopra, la confidenza con tutti i colleghi maturata negli anni ha posto le basi per un lavoro molto peculiare. Quello che ne è derivata è un’esperienza interessantissima non solo dal punto di vista strettamente musicale, ma anche sotto l’aspetto della dinamica relazionale. Nel portare avanti il mio lavoro ho sempre voluto ribadire che il mio ruolo non vuole essere autoritario a priori, che al massimo l’autorevolezza che inevitabilmente ne deriva è quella strettamente necessaria a contribuire ad un lavoro che è e sempre sarà di squadra.

Un aneddoto curioso legato a una vostra esibizione?

Un episodio simpatico: una parata nel centro di Susa si concluse con una folata di vento che fece volare contemporaneamente i cappelli di tutta la banda, che ovviamente fu costretta a interrompere immediatamente di suonare per rincorrere i rispettivi copricapo!