Italo Tibaldi, una vita dedicata a ricostruire l’elenco dei deportati

tibaldiItalo Tibaldi, Pinerolo 16 maggio 1927, Ivrea, 13 ottobre 2010, fu  un superstite dei campi di concentramento di Mauthausen ed Ebensee.

Dedicò il resto della sua vita a ricostruire gli elenchi dei deportati italiani, arrivando a uno schedario di 44mila matricole – che non vuol dire nomi perché qualche deportato è passato in più lager con nuove immatricolazioni –  poi confluito in un database rielaborato da Brunello Mantelli nel volume “Il libro dei deportati”.

Tibaldi divenne staffetta partigiana quando suo padre, ufficiale di Cavalleria, in seguito al disgregamento dell’esercito si unì ad una formazione della Resistenza. Nel gennaio 1944 venne arrestato e deportato a Mauthausen dove gli vennero assegnati il numero di matricola 42307 e il triangolo rosso  dei deportati politici: prigionieri che non potevano uscire, né avevano compiti esterni.  Da qui Tibaldi e circa 500 altri deportati furono trasferiti al campo di concentramento di Ebense, che in quel periodo era ancora in costruzione. L’obiettivo, però, era la realizzazione un sistema di gallerie nella montagna che consentisse lo sviluppo e la produzione di missili intercontinentali. Insieme ad altri italiani Tibaldi fece parte del Comitato di Resistenza clandestino interno al campo.

Dopo la prigionia raggiunse Milano dove ebbe il primo, duro, impatto con i familiari che chiedevano notizie dei loro congiunti di cui non sapevano più nulla. A proposito di queste esperienze dolorose Tibaldi affermava “… spiegare a una madre che hai visto il figlio andare al forno crematorio e alla camera a gas, come si fa?”

Più tardi Tibaldi entrò nel Comune di Torino come geometra e, in seguito, divenne sindaco a Vico Canavese e, po,i presidente della Comunità Montana Valchiusella.