Mamme e papà “a tempo” per aiutare i bambini a crescere sereni

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di Mauro Gentile

“Michael è con noi da pochi giorni, è arrivato all’improvviso e si guarda intorno curioso. Dopo tre settimane è ben ambientato, mangia, ride e gioca con i nostri bimbi. Incomincia a parlare, emette brevi sillabe. Pensiamo che fra poco ci chiamerà mamma e papà. Noi non siamo i suoi veri genitori, lo capirà? Ne abbiamo parlato in famiglia e, come per magia, abbiamo compreso il senso e ci siamo rasserenati”.

Pensieri e parole di una mamma e di un papà a tempo per un bambino che, per vari motivi, non ha potuto ricevere le cure e l’affetto dei suoi genitori naturali. Due persone che, insieme ai loro figli, hanno assicurato a quel bambino la possibilità di vivere in un ambiente familiare i primi mesi della sua vita, in attesa di poter far ritorno alla sua famiglia d’origine oppure di essere adottato.

A Torino sono oggi più di duecento le famiglie che mettono a disposizione la propria casa, insieme a una buona dose di generosità e di amore, per accogliere temporaneamente, in affido, un bambino, un ragazzo e, talvolta, anche un piccolo con la propria madre. L’affidamento, è bene ricordarlo, non è l’adozione. Dura solo per un periodo di tempo, quello che serve ai genitori naturali per superare un momento difficile.

“I servizi sociali del Comune di Torino – spiega Piera Dabbene, responsabile di Casa dell’Affido – hanno attivato nel corso degli anni molti interventi per sostenere i nuclei in difficoltà e favorire la permanenza dei minori nelle loro famiglie di origine. Ma quando questo non è possibile o sufficiente, così come vuole la legge, si attua l’affidamento familiare, che prevede l’accoglienza temporanea nella propria casa e nella propria vita di un bambino o di un ragazzo per offrirgli l’attenzione, le cure, l’affetto e la serenità di cui ha bisogno per crescere, rispettando la sua storia personale e familiare. Durante questa esperienza – aggiunge Piera Dabbene – viene mantenuto il legame tra i bambini e le loro famiglie di nascita che, contemporaneamente, sono aiutate a superare le proprie difficoltà”.

La Casa dell’Affidamento è il servizio comunale con sede in via San Domenico 28, “quartier generale” e riferimento operativo per famiglie, associazioni e operatori che in città si occupano di affido.  Nel corso dell’anno appena passato, i Servizi Sociali della Città si sono occupati complessivamente dell’affidamento di oltre 700 minori e genitori soli con figli. Oltre duecento, come detto, sono state le famiglie affidatarie e, di queste, venti le “famiglie comunità”, cioè nuclei cosiddetti esperti, che ampliano la loro disponibilità fino ad accogliere 6 minori, compresi però i figli minori della coppia.  Una ventina sono state le famiglie coinvolte nel progetto Neonati, che hanno accolto bambini da zero ai due anni in situazione di incertezza familiare e in attesa della definizione del loro progetto di vita da parte del Tribunale dei Minorenni. Altri 6 affidatari hanno preso con loro, attraverso il progetto Cicogna, neonati non riconosciuti alla nascita e in attesa del passaggio alla famiglia adottiva. Dei 700 affidamenti citati, 180 sono stati gli affidamenti fatti a parenti e 380 quelli a “terzi” di minori da soli.

Chi può diventare genitore affidatario? “Tutte le famiglie, le coppie e le singole persone che – spiega Piera Dabbene – si sentono disponibili a vivere un’esperienza di genitorialità e che hanno nella propria vita e nella propria casa lo spazio per accogliere un’altra persona”. La maggiore parte delle famiglie affidatarie è costituita da coppie sposate, il 75 per cento, il 13 per certo da conviventi e il resto da persone single.

indirizzoMaggiori informazioni sull’affido familiare sono disponibili nelle pagine web di Casa dell’Affido all’indirizzo www.comune.torino.it/casaffido/