Erano da poco passate le 10.30 del mattino in Italia quando, lunedì scorso, nel cosmodromo di Bajkonur i potenti motori del razzo russo Proton-M si sono accesi e hanno cominciato a spingere verso le stelle il veicolo spaziale nato dalla collaborazione tra l’agenzia spaziale russa (Roscosmos), europea (Esa) e italiana (Asi) che costituisce la prima fase del programma ExoMars.
Uno dei momenti più rischiosi per le missioni spaziali: bastano, infatti, pochi secondi per vanificare il lavoro di anni. Ma non l’unico. Tant’è che solo pochi minuti dopo il lancio, il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana(Asi) Roberto Battiston invitava ad attendere l’ingresso in orbita. “Soltanto allora si potrà dire che la missione è sulla strada giusta, che in ottobre la porterà a raggiungere il pianeta rosso”.
La conferma che il veicolo fosse diretto verso Marte lungo la traiettoria prestabilita è arrivata alle 22.28 italiane, a poco più di un’ora dal distacco dell’ultimo stadio del razzo russo Proton, quando il segnale radio è stato captato dalle stazioni di terra.
In volo verso Marte ci sono ora sia un modulo di discesa (Edm, Entry descent landing demonstrator module) realizzato nello stabilimento torinese di Thales Alenia Space, sia un modulo orbitante, chiamato Trace gas orbiter (Tgo), costruito nello stabilimento Thales Alenia Space di Cannes e che dovrà rimanere in orbita intorno al pianeta.
Fino a luglio la sonda – sulle cui strumentazioni in questi giorni prosegue la verifica da Terra – viaggerà tranquillamente, poi dovrà affrontare un nuovo momento critico: alla fine del mese avvierà i suoi motori per compere un’ampia manovra necessaria a metterla nella giusta direzione che la porterà ad incrociare l’orbita di Marte ad ottobre, prima dell’atterraggio previsto per il giorno 19.
“«Per il successo delle due missioni ExoMars bisognerà contare sul perfetto funzionamento dei sistemi che l’industria ha realizzato e verificato prima del lancio – spiega Giacinto Gianfiglio, membro dell’ExoMars Project Team dell’ESA con l’incarico di System and Orbiter Manager -. Resta il fatto, però, che fasi come il lancio, la Mars Orbit Insertion, l’Entry, Descent and Landing (con i suoi 6 minuti “terrificanti”) e l’Aerobraking comportano una dose di rischio intrinseca che non può essere del tutto eliminata, ma che va controllata.”