Testimonianze di storia sabauda, due nuovi volumi

Mercoledì 30 marzo alle 11,30 presso l’Auditorium Vivaldi, in occasione del 550° anniversario della morte di Amedeo IX duca di Savoia, verranno presentati i saggi che si dividono in due volumi scritti da accademici, ricercatori saggisti, intitolati : “1416 : Savoie Bonnes Nouvelles – Studi di storia sabauda nel 600° anniversario del Ducato di Savoia”.

Il ventaglio degli argomenti è ampio: i temi affrontati sono di interesse dinastico, istituzionale, biografico, economico, giuridico, giurisdizionale, sociale , politico, culturale, militare, religioso e genealogico. Spaziano, poi, nella storia dell’arte e dell’architettura, in quella della cultura, dei patrimoni culturali, della lingua, come pure in ambiti onomastici e toponomastici.

Nel 1416 l’assunzione del titolo ducale sulla Savoia fu più che di rilevanza politica, l’occasione per una sistemazione sotto un’unica denominazione territoriale una vasta porzione di domini dinastici oltralpini.

Gli autori dei due saggi rivolgono il loro interesse soprattutto sui domini e poteri detenuti dai Savoia da lungo tempo sul versante italiano (dal Piemonte alla Valle d’Aosta alla “Liguria piemontese” al Nizzardo), sia da quelli oltralpini e non solo quelli oggi francesi (Savoia, Bresse, Bugey, Valromey) ma anche quelli svizzeri (Vaud, Vallese, Ginevra e Ginevrino).

Ma vi sono anche sguardi su altri poteri, possessi e influenze esercitate in Europa come quelli riferibili al Delfinato, al Lionese, alle Fiandre o all’Inghilterra, dove nel 200 Pietro II di Savoia deteneva un ruolo di primo piano a livello politico e possedeva oltre trecento feudi e castelli, mentre suo fratello Bonifacio era arcivescovo di Canterbury e primate della Chiesa anglosassone.

Saranno presenti all’incontro: Guglielmo Bartoletti, direttore Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino, Franco Cravarezza, presidente ABNUT (amici della biblioteca); Chiara Devoti, Politecnico di Torino; Enrico Genta Ternavasio,
Università di Torino; Gustavo Mola di Nomaglio, curatore dell’opera; coordina Albina Malerba.

di Antonella Gilpi