di Antonella Gilpi
Tutti i torinesi lo sanno.
E’ più forte di qualsiasi volontà, quando si passa sotto i portici di piazza San Carlo, davanti al Caffè Torino, il piede calpesta con grande soddisfazione il Toro inserito nel pavimentazione; e dopo ecco affiorare sul volto un enorme sorriso di compiacimento: il gesto porta bene.
Il segreto perché l’azione sia propizia è che la punta del piede, per ben tre volte, deve far perno in un punto preciso: sugli attributi maschili della figura taurina che richiama il simbolo araldico della città.
Passeggiando, invece, sotto i portici della Prefettura in piazza Castello troviamo, incastonato nel muro dell’edificio, un bassorilievo raffigurante Cristoforo Colombo nell’atto di studiare il mappamondo con sullo sfondo una caravella, proprio nel luogo dove c’era l’ufficio del Conte Cavour. L’atto scaramantico, tanto caro agli studenti, consiste nel toccare, anzi strofinare con la mano, il dito mignolo di Cristoforo Colombo per avere fortuna negli esami.
Ultimamente, però, si va consolidando la credenza che Colombo, esperto di navigazioni avventurose e appassionate, aiuterebbe anche chi deve affrontare un lungo viaggio.
L’opera è dello scultore Dino Somà e ricorda la partecipazione dei volontari italiani emigrati in Sudamerica alla Grande Guerra.
A pochi passi, al Regio, all’ingresso troviamo sul pavimento infissa in ottone una data con un piccolo Toro al centro. Calpestandolo, trasmetterebbe energia. Infine, al Museo Egizio un Toro ,magico e antichissimo, con un corpo muscoloso e un disco solare poggiato sulle corna, una divinità in un corpo di granito venerata a Menfi, rappresenta la potenza e la fertilità, l’energia creatrice della natura. Caricato di energia, al tempo, dagli antichi sacerdoti egizi, ancora oggi è vivo e positivo.