Genitori ‘in prestito’ , un ‘capitale sociale’

“Vogliamo condividere le fortune affettive della nostra vita con i bambini che, per motivi diversi, non hanno potuto vivere la stessa esperienza”. È questa la riflessione che spesso accomuna le famiglie che scelgono di accogliere, per qualche tempo, un bambino o un ragazzino nella loro abitazione, racconta una delle operatrici della Casa dell’affidamento.

Sono persone che insieme ai loro figli, desiderano prendersi cura di un bambino, assicurandogli la possibilità di vivere in un ambiente familiare in attesa di poter far ritorno alla sua famiglia d’origine oppure di essere adottato.

Possono diventare genitori affidatari tutte le famiglie, le coppie e le singole persone che si sentono disponibili a vivere un’esperienza di genitorialità sociale e che hanno nella propria vita e nella propria casa lo spazio per accogliere un’altra persona.

Torino è stata una delle prime città in Italia a scegliere l’affidamento familiare. La legge nazionale “Diritto del minore a una famiglia” del 1983 è stata approvata sette anni dopo. Non è un’adozione, dura solo un periodo di tempo, un biennio – che può essere rinnovato dall’autorità giudiziaria se permangono situazioni di difficoltà –  necessario ai genitori naturali per superare un momento difficile.

L’esperienza maturata in questi anni dall’assessorato ai Servizi sociali fa della Città di Torino un polo significativo di sperimentazione e di buone prassi riconosciuto a livello nazionale. Torino ha partecipato alla nascita del Coordinamento Nazionale dei Servizi per l’Affido (CNSA), organismo di cui tuttora fa parte e di cui ha assunto la segreteria fino al giugno 2018.

In questi anni si sono rafforzate le tipologie tradizionali di affidamento e realizzate nuove sperimentazioni dal progetto Neonati, alle Famiglie Comunità, dal progetto Cicogna all’affidamento “da famiglia a famiglia” nell’ambito dell’affidamento diurno, al Pronto Intervento Affido.

A oggi i Servizi Sociali della Città si sono occupati di oltre 900 minori e genitori soli con figli.

Sono 260 i minori e 183 le famiglie coinvolte negli affidamenti cosiddetti residenziali. Di queste, sono 25 le “famiglie comunità”, ossia genitori esperti che ampliano la loro disponibilità per accogliere fino a sei minori. Attualmente sono 94 gli affidati di cui 20 sono giovani maggiorenni, che non potendo rientrare nei nuclei di nascita necessitano ancora di un aiuto e sostegno nel percorso verso l’autonomia.  “Sono famiglie preziose – precisa Enzo Genco, responsabile servizio minori della Città di Torino – perché accolgono i minori più difficili o più grandi di età, spesso con progetti di affido prolungati nel tempo”.

Dal 1 gennaio 2018 sono stati avviati 85 nuovi progetti di affidamento.

Nel 2017 sono stati realizzati 9 progetti Cicogna, in cui sono coinvolti i bambini non riconosciuti che, dopo una brevissima permanenza in una famiglia affidataria esperta (tre giorni circa), sono subito accolti dai genitori adottivi e 15 progetti Neonati (bimbi da 0 a 2 anni). “Quest’ultima iniziativa riguarda l’affidamento di piccolissimi per un periodo limitato – aggiunge Genco -. Si tratta di bimbi che si trovano in una situazione di elevatissima incertezza circa la loro futura e stabile collocazione, con procedure giudiziarie aperte al Tribunale per i minorenni”.

Il progetto Neonati nasce a Torino in modo sperimentale nella seconda metà degli anni ’90, la delibera comunale che ne sancisce la realizzazione arriva cinque anni dopo.  Tuttavia è nel 2001 che prende avvio questa tipologia di affidamento grazie ad

un accordo tra diversi servizi (Servizio sociale, di psicologia, sanitari specialistici), istituzioni (Città di Torino, ASL cittadine, AA.GG. minorili) e associazioni di famiglie affidatarie che condividono obiettivi, modalità organizzative e procedure.

Sono 151 i minori affidati ai parenti nei casi di gravi difficoltà nella cura e nell’educazione da parte dei genitori o per situazioni improvvise come ricoveri ospedalieri.

Gli affidamenti diurni attualmente sono 582, di cui 79 della tipologia “da famiglia a famiglia”, dove è previsto che mamma e papà prendano in affido e sostengano l’intero nucleo in difficoltà e non solo il minore.

“Le famiglie sono un prezioso ‘capitale sociale’ che va sollecitato, curato e sostenuto nella sua intenzione di costruire legami di solidarietà e nella consapevolezza che serve l’aiuto di tutti per crescere un bambino. Stiamo disegnando un nuovo modello di welfare che implica il coinvolgimento sempre più robusto della società civile” conclude il responsabile del servizio minori.

Ulteriori informazioni sull’affido familiare sono consultabili sulle pagine web della Casa dell’affido all’indirizzo http://www.comune.torino.it/casaffido/