L’innovazione ha radici profonde

di Franco Carcillo

Nel 1938 una costosa selezionatrice venne acquistata per velocizzare le operazioni di gestione di archivi realizzati su schede perforate. Un investimento talmente importante da spingere alla decisione di smontare l’apparecchiatura, imballarla e portarla nelle Langhe per proteggerla dai bombardamenti della Guerra. Nel 1947 si ha traccia di un contratto per l’acquisto di apparati meccanografici, come venivano allora chiamati, per un totale di Lire 1.573.000 dell’epoca.

Un terminale Olivetti Te 300, utilizzato in Comune nel 1975
Un terminale Olivetti Te 300, utilizzato in Comune nel 1975

Il Comune di Torino ha sempre seguito e spesso preceduto l’evoluzione nell’uso delle tecnologie. Primo Comune a utilizzare la memorizzazione su nastro magnetico negli anni ’60, primo a introdurre i terminali per la certificazione anagrafica negli anni ’70 e ad espandere alle aree amministrative le procedure automatizzate (dal bilancio, alle tasse, ai vigili…). Nel 1976 vennero unificati i tre centri di elaborazione che confluirono poi, anche fisicamente, nella sede dell’ottavo padiglione dei Poveri Vecchi accanto al neonato consorzio regionale CSI-Piemonte, grazie all’intuizione dell’allora vice sindaco Sergio Borgogno, che purtroppo non fece in tempo a vedere la realizzazione del nuovo Centro Elaborazione Dati, inaugurato nel 1981, insieme all’avvio di un sistema in grado di soddisfare la “sete di conoscenza” dei nuovi amministratori. Già allora l’elaborazione dati era vista come una risorsa strategica per il governo della Città, strumento importante per conoscere la realtà e assumere decisioni appropriate per ottimizzare la gestione amministrativa e fornire nuovi modelli di sviluppo e di crescita.

Da allora la tecnologia è letteralmente esplosa: si è passati dai “ced”, enormi strutture centralizzate, a cui si collegavano i terminali, all’arrivo del personal computer Olivetti M24 (1983), dotato di intelligenza e capacità elaborative proprie che rivoluzionò il modo di utilizzare le tecnologie informatiche, non più prerogativa esclusiva di pochi, ma aperte e capaci di significativi cambiamenti nel modo di operare quotidiano. Buttata la macchina da scrivere, con i programmi di elaborazione testi e tabelle elettroniche è stato possibile memorizzare, modificare, gestire in modo nuovo tutta l’attività amministrativa. Poi fu il tempo delle nuove filosofie, come l’informatica distribuita, e nuove opportunità si aprirono con l’arrivo della rete.

Infine internet, con uno dei primi siti di una amministrazione pubblica, on line nell’ottobre 1994 e presentato al pubblico al Salone del Libro del maggio 1995. Da allora si è passati da mere esposizioni di informazioni a fornire, anche qui per primi in Italia, servizi interattivi grazie anche alla lungimiranza del sindaco Valentino Castellani e dell’assessore Giovanni Ferrero. In questo scenario l’assorbimento da parte del CSI-Piemonte si è rivelata una strategia che ha permesso comunque alla città di rimanere, da un punto di vista tecnologico, all’avanguardia.

Nel 2000 vedono la luce i primi servizi con l’identità digitale TorinoFacile, precursore, con 16 anni di anticipo, dell’odierno SPID nazionale. Il sito internet della Città rappresenta, ancor oggi, un punto di riferimento apprezzato, sempre positivamente giudicato (e premiato anche recentemente). Questo perché è il cittadino il punto centrale di riferimento, e sono le sue esigenze ad essere considerate anche quando questa attenzione era ancora poco diffusa in Italia. Certo, il cammino è ancora lungo. Le normative spesso rappresentano purtroppo un ostacolo allo sviluppo perché orientate a vecchi modelli di processo. I nuovi approcci metodologici come il Digital First (Digital by default) possono essere un aiuto a re-immaginare la relazione cittadino-amministrazione. La tecnologia corre e occorre seguirla da un lato e anticiparla dall’altro, altrimenti si rimane sempre troppo indietro. Lo sviluppo di servizi internet oggi disponibili in rete ha reso gli utenti più esigenti, più attenti ed anche più consci dell’enorme potenzialità rappresentata da una interazione completamente digitale con l’amministrazione.

Ci sono ancora alcuni passaggi, normativi e anche tecnologici, che vanno affinati ma la strada da percorrere è inesorabile. In questo i continui riconoscimenti di Torino come città dell’innovazione non sono un punto di arrivo bensì un punto di partenza e uno sprone a fare meglio. Perché fare meglio, si può. E lo si deve alla nostra Città.