Giornata mondiale contro l’Aids, domani sulla Mole il ‘Red Ribbon’

La Giornata mondiale contro l’AIDS ha avuto origine al Summit mondiale dei Ministri della sanità sui programmi per la prevenzione dell’AIDS del 1988 ed è stata in seguito adottata da governi, organizzazioni internazionali ed associazioni di tutto il mondo.

È celebrata in tutto il mondo il 1° dicembre di ogni anno ed è stata la prima giornata mondiale della salute; è divenuta una delle principali ricorrenze e un’opportunità fondamentale per sensibilizzare sul problema, esprimere solidarietà alle persone sieropositive e commemorare coloro che hanno perso la vita, anche a causa di malattie correlate.

Agli albori dell’epidemia dell’AIDS, l’individuazione di categorie a rischio prevedeva che i contagi da HIV e l’AIDS riguardassero quasi esclusivamente le persone gay, le persone tossicodipendenti o le persone che si prostituivano, non considerando a rischio di contagio altre persone. Per questo motivo le Associazioni LGBT si sono occupate di contrasto all’HIV e di sostegno alle persone affette da AIDS fin dagli anni ‘80.

Con l’evolversi della malattia e della ricerca, si è compreso che l’HIV e l’AIDS potevano, e possono, colpire chiunque adotti comportamenti a rischio, indipendentemente dall’orientamento sessuale; nel frattempo le Associazioni avevano acquisito competenze ed esperienze per il contrasto all’epidemia che hanno potuto mettere al servizio di tutte le persone. Il ruolo delle Associazioni è infatti da sempre stato fondamentale nella lotta alla diffusione dell’HIV-AIDS: dai servizi di supporto, counselling, testing, informazione e formazione, riduzione dello stigma e discriminazione che ancora oggi accompagnano le persone sieropositive fino confronto costante con le istituzioni per l’accesso alle cure, alle sperimentazioni, alle campagne informative, e con l’industria farmaceutica per gli studi e le evoluzioni farmacologiche.

Quest’anno la città di Torino ha sottoscritto la Dichiarazione di Parigi con la quale la Città ha aderito alla Rete internazionale Fast Track Cities; una partnership globale tra città e municipalità di tutto il mondo e quattro partner principali: IAPAC (International Association of Providers of AIDS Care), UNAIDS (United Nations Programme on HIV/AIDS), UN-Habitat (United Nations Human Settlements Programme) e la Città di Parigi.

L’iniziativa, lanciata in occasione della conferenza mondiale AIDS nel 2014, permette alle città di tutto il mondo di entrare a fare parte di una rete internazionale che offre la possibilità di condividere azioni locali per porre fine all’Aids e ad altre epidemie entro il 2030.

Gli obiettivi delle Città aderenti alla Rete sono:

– 90-90-90 entro il 2020: 90% di persone con Hiv che conoscono il proprio status; 90% delle persone che conoscono il proprio stato e sono in terapia antiretrovirale; 90% di persone in terapia che raggiungono la soppressione virale;

– 95- 95-95 entro il 2030: 95% di persone con Hiv che conoscono il proprio status; 95% delle persone che conoscono il proprio stato e sono in terapia antiretrovirale; 95% di persone in terapia che raggiungono la soppressione virale.

A sottolineare l’importanza della comunicazione è Marco Giusta, assessore ai Diritti della Città di Torino: “Sono molto felice che, nonostante le difficoltà di quest’anno, Città e associazioni si siano unite in una serie di azioni comunicative per la giornata del 1 dicembre. L’illuminazione della Mole, cuore della città, e il lancio della campagna online servono a tenere alta l’attenzione sul tema HIV, a favorire la prevenzione e a combattere lo stigma delle persone sieropositive, soprattutto in un momento in cui l’accesso ai test e alle cure è più difficoltoso. La Città e le associazioni partner hanno chiesto alla Regione di garantire percorsi di test e cura sicuri e un impegno costante anche in questo momento difficile, anche per quanto riguarda la Pep (profilassi post esposizione). Conoscere il proprio status sierologico è indispensabile per iniziare subito la terapia e abbassare la carica virale al punto da non poter più trasmettere ad altri il virus. L’AIDS è una pandemia globale, e mi auguro che – come con il Covid-19 – si faccia ogni sforzo per contrastarla.”