Il mistero delle grotte alchemiche

di Antonella Gilpi

Torino magica, Torino misteriosa; Torino che vanta una tradizione esoterica secolare: le sue vie mostrano, al passante attento e curioso, volti inquietanti, enigmi massonici e simboli esoterici. Il nucleo storico della città è posto tra due fiumi, il Po e la Dora: il primo rappresenterebbe il Sole, la seconda la Luna; per altri, il Po simboleggia il sacro Nilo e la Dora, Iside, la sua sposa. Torino forma, con Lione e Praga, il triangolo della “magia bianca”, quella benefica; ma è anche uno dei vertici del triangolo della “magia nera”, insieme a Londra e San Francisco. Ma questo è l’abc dell’esoterismo in salsa sabauda.

Curiosità, leggende, tradizioni, misteri avvolgono Torino in un’aura magica che qui ora tentiamo, con una rubrica a cadenza settimanale, di esplorare. Il primo sguardo va sulle fontane, che non sono solo getti d’acqua, ma a quanto pare anche fonti di energia.

“Un’energia- scrive Enrico Bassignana nel libro Torino Magia e mistero– che non è fisica ma paranormale; la si definisce come cosmica, cioè un qualcosa che arriva al ventre dell’universo, e che si concentra in determinati luoghi, che può essere assorbito mediante particolari pratiche, o utilizzato per determinati scopi”. A sostenere questa tesi giunge l’affermazione che la città avrebbe sotto di sé almeno due fiumi energetici invisibili.

All’interno dei Giardini Reali troviamo la fontana barocca della Nereide, collocata nel giardino nel 1758 e realizzata dall’architetto Simone Martinez, nipote di Filippo Juvarra. Prende il suo nome dalla omonima ninfa, qui rappresentata con i suoi Tritoni, creature mitologiche per metà umani e per metà animali acquatici. La ninfa è seduta con il busto in lieve torsione e un braccio volto verso Palazzo Reale.

Non è una fontana popolare, poco conosciuta sia come opera d’arte sia per i suoi segreti, e purtroppo sino al prossimo anno non la si potrà visitare perché immersa in un cantiere di lavoro.

E’ un quadro della gioia di vivere e dell’eterna giovinezza, un trionfo di forme e volute spumeggianti come l’acqua a cui il mito associa le nereidi, figlie di Nereo divinità marina dei Greci e dell’oceanina Doride, amiche e confortatrici dei naviganti, personificanti le lente e molli onde del mare in bonaccia.

Secondo una leggenda popolare, camminare per tre volte intorno alla grande vasca della Nereide può attirare la buona sorte. Una credenza più diffusa sostiene che, proprio nelle adiacenze della fontana, ci sia la scala d’accesso alle grotte alchemiche e che l’ingresso sia sorvegliato da una sentinella, “una creatura marina benevola, – racconta Bassignana – un elementare forma-pensiero (esseri che prenderebbero forma fisica dopo l’essere stati pensati) creato da un mago potentissimo, e che continuerebbe a svolgere il suo lavoro, quello di guardia a un tesoro dell’antichità”.

Molti, tra gli appassionati di esoterismo, sognano di trovare le “tre grotte alchemiche”: considerate “porte interdimensionali”, veri e propri luoghi di potere dove sarebbe possibile abbandonare una dimensione corporea per raggiungere una dimensione immateriale, pare conservino un potentissimo talismano, ”la pietra filosofale”, che ha tre proprietà straordinarie: produrre elisir di lunga vita in grado di conferire l’immortalità, far acquisire una conoscenza assoluta del passato e del futuro, come del bene e del male, e la possibilità di trasformare in oro i metalli vili. Le grotte si troverebbero, secondo le biografie dei maghi e degli alchimisti passati da Torino, vicino alla Sacra Sindone, sotto piazza Castello. Chissà se in uno dei prossimi scavi per le tubazioni del gas o per la manutenzione dei canali fognari non sbuchi dal sottosuolo, o per meglio dire “si riveli ai profani”, una di queste grotte, con tanto di pietra filosofale. Attendiamo speranzosi.