“Fa bene. Va in città”, presentato il nuovo programma


Grazie ai fondi del progetto AxTO, il programma per la riqualificazione e la sicurezza delle periferie, domani, sabato 9 marzo, torna Fa Bene sui mercati cittadini. Un’esperienza di welfare circolare unica in Italia che dimostra come il capitale sociale di una città possa diventare risorsa economica a favore del bene comune.

Recupero del cibo donato e invenduto del mercato, redistribuzione del cibo fresco alle famiglie del quartiere, restituzione da parte della famiglia beneficiaria in ore di attività. Questi i tre passaggi che caratterizzano Fa Bene, il progetto che sarà presente in sette mercati cittadini: piazza Madama Cristina, piazza Foroni, corso Spezia, via Onorato Vigliani, via don Grioli, tettoia dei contadini di Porta Palazzo e corso Svizzera.

L’iniziativa è stata sostenuta nella sua crescita sistematica da S-nodi, incubatore di innovazione contro la povertà legato a Caritas Italiana e Caritas Torino.

Dopo la prima esperienza avviata nel 2014 in Barriera di Milano nei mercati di Piazza Foroni e via Porpora ora Fa Bene cresce e si diffonde in tutta Torino, puntando a diventare un programma di ‘welfare ed economia circolare” anche in area metropolitana grazie ai Fondi Periferie di cui beneficia anche la Città Metropolitana.

A Torino, grazie alla partnership avviata da S-nodi – l’ente di ispirazione Caritas che promuove e accompagna interventi innovativi di riduzione della povertà – con il Comune tramite la Rete delle Case del Quartiere, Coldiretti Torino, Città Metropolitana, i clienti dei mercati e dei negozi vengono invitati dai commercianti ad acquistare piccole quantità di cibo da donare alle famiglie del quartiere in difficoltà; a fine mattina il cibo donato viene raccolto insieme all’invenduto, smistato in pacchi e consegnato dai circa centocinquanta volontari a famiglie dei quartieri, che, a loro volta, si impegnano a restituire quanto ricevuto in forma di servizi alla comunità. In particolare, i volontari sono stati protagonisti, questa mattina, di un flash mob collettivo “l’8 marzo in Open Incet” a cura di Social and Community Theatre Centre per avviare ufficialmente la nuova stagione di Fa Bene.

Hanno sottoscritto un patto di collaborazione al progetto anche Ufficio Pio della Compagnia di Sanpaolo, Legambiente Piemonte e Valle D’Aosta, Ufficio Pastorale Migranti e Cooperativa Mirafiori che mettono a disposizione del progetto le loro competenze e le loro reti. Anche Compagnia di Sanpaolo e Caritas Italiana entrano in rete sostenendo una piattaforma digitale che possa raccontare condizioni e risultati di iniziative innovative contro la povertà.

Nei suoi primi quattro anni Fa Bene ha raccolto e donato 100 tonnellate di cibo fresco, per un valore di circa 200.00 euro, consegnate in 7.500 pacchi da 15 chili, contenenti frutta, verdura, ortaggi, legumi, pesce, carne, prodotti da forno, uova e latticini per un totale di 12.000 calorie per pacco. Duecento i commercianti aderenti e 250 le famiglie beneficiarie, che sono state coinvolte in oltre 7.000 ore di attività sociale di restituzione e reciprocità, per un valore economico di 70.000 euro.

Il modello è particolarmente innovativo. Fa Bene infatti cambia la domanda di fondo: non chiede alle persone “che bisogno hai?” ma “che risorsa hai da mettere a disposizione del tuo quartiere?”.

In questi anni Fa Bene ha dimostrato di potersi aggiungere al sistema di sostegni cittadini contro la povertà, avendo cura delle persone impoverite che desiderano non essere escluse dalle reti sociali. Il progetto mostra, inoltre, la possibilità di dare vita ad un ‘welfare circolare’, dove tutte le persone coinvolte sono protagoniste interne del processo (volontari, beneficiari, commercianti), senza che nessuno si senta un peso o uno scarto.

«Quando chiedi all’altro cosa può dare lo riconosci per la sua dignità e gli fai subito bene – spiega Tiziana Ciampolini di S-nodi -. Capitale sociale e sostenibilità sono i due meccanismi chiave in Fa Bene e sono tra loro interconnessi. Il benessere dell’uomo è infatti determinato principalmente dal suo capitale sociale, ovvero dalla qualità e dalla quantità delle relazioni che possiede. La dotazione di capitale sociale è la leva a lungo termine della riduzione della povertà. Inoltre, è l’elemento determinante per rendere sostenibili i progetti: se si vuole essere sostenibili bisogna fornire alle comunità gli strumenti per auto-organizzarsi e per produrre risorse. Affinché possa continuare a generare le risorse che le occorrono la connessione tra capitale sociale e sostenibilità va riconosciuta e tutelata dalle istituzioni».

Fa Bene vede coinvolti molti soggetti di varia provenienza aggregati intorno ad un’ispirazione comune di sviluppo del territorio a partire dalle persone. «Fa Bene ha una paternità multipla – sottolinea Pierluigi Dovis, Direttore ufficio diocesano Caritas Torino –: mette infatti insieme le capacità del pubblico e del privato, delle associazioni e dei territori che credono nella possibilità di sviluppo a partire dalle relazioni sociali e dal contributo che le persone più deboli e fragili possono portare a questo sviluppo. Fa Bene fa patrimonio anche dell’esperienza dell’Osservatorio delle Povertà e delle Risorse di Caritas diocesana Torino, che ha condensato la possibilità di strutturare azioni di sviluppo del territorio all’interno dello strumento S-nodi, associata alla capacità di mettere insieme altri soggetti che vedono in questa ispirazione qualcosa di interessante e utile per creare un’azione comune».

Dal 2018 Fa Bene è finanziato da AxTO il progetto di cura, manutenzione e rigenerazione del territorio della Città di Torino per le periferie torinesi. «Dopo quattro anni di sperimentazione – precisa Chiara Appendino, Sindaca della Città di Torino – il progetto diventa oggi un processo di partecipazione comunitaria, che sviluppa la capacità delle comunità locali di farsi carico del problema dell’impoverimento, valorizzando i mercati e le case del quartiere come luoghi in grado di sostenere le famiglie in difficoltà. Allo stesso tempo i nuclei familiari diventano risorse per la comunità e per il territorio in una dinamica che mette al centro la persona e le relazioni. L’interesse di ognuno si realizza assieme a quello degli altri generando una comunità solidale». All’incontro con i giornalisti hanno partecipato anche gli assessori Sonia Schellino (welfare) e Marco Giusta (decentramento e periferie).

Dal 9 marzo nei sette mercati aderenti al progetto opereranno circa centocinquanta volontari, di cui molti sono beneficiari, che mettono a disposizione il loro tempo per portare avanti le attività di Fa Bene. Particolarmente preziosa è la partnership con la rete delle Case del Quartiere di Torino. «La Rete delle Case del Quartiere ha aderito con grande convinzione ed interesse al progetto Fa Bene – evidenzia Renato Bergamin, referente delle Case del Quartiere – poiché rappresenta un’innovativa azione di sviluppo di comunità e di concreto supporto a coloro che, nei nostri quartieri, stanno attraversando un periodo di grave difficoltà. La Rete delle Case del Quartiere rappresenta per il progetto Fa Bene, così come per altri progetti, un’ottima infrastruttura sociale che mette a disposizione velocemente una rete di supporto fatta di relazioni collaborative strutturate e collaudate con volontari, associazioni, gruppi informali ed enti pubblici, facilitando meccanismi di empowerment a livello locale, creando i presupposti di continuità e sviluppo del progetto per il futuro».

Da due si passa a sette mercati cittadini, sensibilizzati e coinvolti da Coldiretti, che «ha l’impegno di curare la promozione di questa iniziativa – spiega Fabrizio Galliati, presidente Coldiretti Torino – nell’ambito dei mercati rionali per incentivare le adesioni a questo progetto da parte dei nostri produttori agricoli e degli ambulanti dell’ortofrutta. Ogni settimana, per un giorno, i volontari raccoglieranno il cibo che verrà consegnato dai 120 agricoltori presenti sulle piazze mercatali coinvolte dal progetto».

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