Tief: Metro, dalla finanza islamica le risorse per la linea 2?

Il tema della realizzazione della linea 2 della metropolitana ha concluso la prima sessione pomeridiana del TIEF dedicata al coinvolgimento della finanza islamica nella realizzazione di nuove infrastrutture.

“Un’opera dall’alto contenuto etico compatibile con la cultura degli investimenti socialmente responsabili, tra i pilastri della finanza islamica – ha ricordato il CEO di Infra.To, l’architetto Giovanni Currado – e che, anche per questo motivo, può rappresentare un perfetto incontro tra domanda e offerta.”

Currado, che al termine del suo intervento ha lanciato “la suggestione” di una metropolitana che arrivi fino all’aeroporto di Caselle e a San Mauro, ha ricordato che per la nuova arteria della metropolitana occorrono 1 miliardo e 300milioni di euro: un 70% dovrebbe arrivare da fondi pubblici col contributo di Stato e Comunità Europea, mentre per il restante 30% si dovrebbe far ricorso ad altre forme di finanziamento.

Si tratterebbe di un’opportunità di investimento importante per i ricchi investitori dei Paesi islamici – magari attraverso l’emissione di sukuk (certificati di investimento conformi alla Sharia, la legge islamica tradizionale) –  il cui interessamento era stato auspicato in mattinata dal vicesindaco Guido Montanari. “In un contesto di difficoltà economiche del Comune ben vengano gli investimenti che abbiano un forte contenuto sociale, come la finanza islamica, e di sviluppo della città – ha detto il vicesindaco -. Chi vuole fare investimenti fortemente connotati da una visione pubblica di servizio e con un impegno a migliorare le condizioni urbane è il benvenuto”.

Intanto qualcosa si muove per rendere l’Italia un Paese islamic-friendly. “A giorni – ha annunciato in anteprima nel corso della sessione l’avvocato Stefano Loconte, consulente della commissione Finanza della Camera – approderà in Parlamento un disegno di legge che armonizza il fisco italiano alle esigenze della finanza islamica.”

Un’operazione resa necessaria dal fatto che la disciplina tributaria nazionale attualmente in vigore crea un aggravio di carico fiscale ai fini delle imposte dirette e indirette con conseguente antieconomicità dell’operazione per questi investitori che, fino ad oggi, hanno preferito destinare le risorse a loro disposizione verso altri Paesi.

Torino si sta già muovendo per intercettare questi capitali ma “al momento non c’è ancora nulla di concreto – ha spiegato il vicesindaco Montanari – . Siamo in fase di ricerca e di mappatura e il Tief è uno di quei luoghi deputati a parlare di queste possibilità.”