Giro d’Italia, ultimo traguardo a Torino

servizi a cura di Marco Aceto, Mariella Continisio, Gianni Ferrero, Raffaela Gentile, Antonella Gilpi, Mauro Marras

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Premiazione del vincitore del Giro d’Italia, Vincenzo Nibali

 

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La premiazione di Nibali sotto la Gran Madre

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Giacomo Nizzolo (Trek Segafredo) vince l’ultima tappa (poi declassato, la vittoria va a Niklas Arndt. Qui all’arrivo poco prima di essere circondato dai giornalisti. Nibali vince il Giro per la seconda volta!

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h 15.50. Siamo al terzo giro

 

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Danilo Gallinari è cestista della Nazionale di basket e gioca nell’Nba (Denver Nuggets). Lo abbiamo incontrato tra il pubblico del Giro, in piazza Vittorio: “Il mio primo torneo fu a Moncalieri quando avevo 12-13 anni. Sono tornato  a  Torino  da giocatore professionista e di Torino conservo un bellissimo ricordo. Del torneo preolimpico a Torino penso che siamo  stati inseriti in un girone difficile ma dobbiamo vincere perché  a Rio vogliamo esserci assolutamente”. Cosa pensi del Giro? “Non ho potuto seguirlo molto ma voglio fare i miei  complimenti per la grande impresa che Nibali ha  fatto in questi ultimi due giorni”.

Termina a Torino la 99° edizione del Giro d’Italia partita il 6 maggio per la 12° volta dall’estero, da Apeldoom in Olanda. Un percorso di 3463,1 kilometri, 164,9 km di media per tappa, 3 cronometro individuali, 7 tappe per velocisti, 7 tappe di media montagna, 4 tappe di alta montagna con il grande ritorno alle Dolomiti.

L’ultima tappa, la 21°, parte da Cuneo con un passaggio a Borgo San Dalmazzo per arrivare a Torino dove si entra nel circuito finale da ripetere otto volte.

Un circuito che misura 7,5 kilometri e si svolge quasi tutto sulla riva destra del Po con un’unica breve salita per via Villa della Regina, poi una discesa fino al corso Moncalieri e passando d’altro lato del Po si entra nel Parco del Valentino per poi tornare alla sponda destra.

Negli ultimi mille metri due curve, una prima e una dopo del Ponte Umberto I e quindi il rettilineo finale di 600 metri per terminare sotto il Monte dei Cappuccini.

Già verso le 14 una folla vociante lambisce piazza Vittorio in attesa dell’arrivo delle due ruote con negli occhi e nel cuore un Vincenzo Nibali, “lo squalo”, che ieri ha conquistato la “maglia rosa” e si è ipotecato, con il vantaggio superiore al minuto su Chaves, la vittoria del Giro, mentre solo quattro giorni fa, per una defaillance fisica, aveva dichiarato di rimanere per onorare la gara.

In attesa dei corridori abbiamo fatto alcune domande al pubblico in attesa in piazza Vittorio.

E contenta che il Giro passi per Torino?

“Sì – afferma Eleonora – ma mi è piaciuto di più quando è partito da Torino nel 2011 dalla Reggia di Venaria. Preferisco la partenza perché c’è più pathos, mentre l’arrivo è una kermesse dove i giochi sono già fatti. Per la città è un occasione per far festa, una giornata per trascorrere una domenica diversa dalle altre.

La “corsa rosa” poi ha portato turismo, curiosità, e tanto spettacolo grazie all’indotto della carovana del giro.

Ritiene che la location delle rive del Po, della Gran Madre e di piazza Vittorio sia adatta?

Sì, – continua Eleonora -perché con la collina, il Po e la piazza aulica più grande d’Europa è una bel biglietto da visita per la città”.

Come mai il Giro d’Italia è così ben visto nel mondo?

“I miglioramenti che sono stati fatti a livello di percorso e di sicurezza – afferma Roberto – sono avvenuti grazie a una figura storica del mondo del ciclismo Vincenzo Torriani, responsabile della Gazzetta dello Sport per quanto concerne il Giro d’Italia, il quale ha scovato affascinanti percorsi alpini e strappi molto simili ai muri fiamminghi.

Giro d’Italia e Tour de France sono paragonabili?

“Da un punto di vista sono paragonabili – continua Roberto – perché fanno vedere le bellezze dei paesi a tutto il Mondo, dall’altro punto di vista puramente sportivo, il Giro d’Italia e La Vuelta di Spagna sono molto più tecniche e con altimetrie maggiori, mentre il Tour de France riduce soprattutto la possibilità agli scalatori di primeggiare essendoci molti più chilometri a cronometro e molte più tappe per passisti, quindi meno adatti a fughe negli ultimi chilometri o fughe storiche di anche oltre 100 chilometri”.

Adesso scende il silenzio, la gente inizia ad accalcarsi aspettando che i corridori compaiano nel percorso urbano, sale l’adrenalina in attesa degli ultimi colpi di pedale.