L’omaggio della Sala Rossa a Franco Venturi

1di Gianni Ferrero

Commosso omaggio della Sala Rossa alla figura dello storico Franco Venturi, studioso dell’Illuminismo e del Populismo russo, nel centesimo anniversario della nascita. Scomparso nel dicembre 94, anno in cui ricevette il sigillo civico, nell’aula più rappresentativa della comunità torinese Pier Franco Quaglieni, direttore generale del Centro Pannunzio e lo storico Valerio Castronovo, alla presenza del figlio Antonello, docente all’università di Pisa, hanno tracciato il profilo lodando la caratura di uomo di studio rigoroso. 

Dal 1958 al 1984 insegnò storia moderna alla Facoltà di Lettere dell’Università di Torino: “Oggi ricordiamo lo studioso antifascista che si distinse nelle file di Giustizia e Libertà conoscendo in più riprese, fin da giovanissimo, le angherie della dittatura che aveva costretto lo stesso padre Lionello ad abbandonare l’Italia, la repressione e l’asprezza del carcere fascista. Una persona straordinaria dotata di sensibilità politica e sociale che ha contribuito alla crescita culturale del nostro Paese” – ha sottolineato il sindaco Fassino.

Fassino, commemorazione Franco VenturiTorinese d’adozione, Franco Venturi, era nato nella capitale nel 1914. Traferitosi sotto la Mole giovanissimo, insieme alla famiglia, crebbe in quel fertile humus che si componeva di menti intelligenti e ideali di libertà e intransigenza etica. Diciottenne, nella primavera del 1932, Franco Venturi emigrato a Parigi con i genitori, si iscrisse alla Facoltà di Arte della Sorbona. Nell’ambiente familiare entrò in contatto con esponenti in esilio dell’antifascismo come Salvemini, Nitti, Garosci e con intellettuali radicali come David e Elie Halévy. L’incontro più importante fu quello con Carlo Rosselli. Aderì al Partito d’Azione, ma negli anni del dopoguerra concretizzandosi il disimpegno politico attivo, guardò call’evolversi della situazione internazionale, nella convinzione della fine della speranza di una concreta rivoluzione democratica in Occidente. Fu nominato addetto culturale dell’ambasciata italiana moscovita nel 1947. Nella capitale russa elaborò i testi che porteranno alla pubblicazione nel 1952 del Populismo russo, una ricostruzione del movimento rivoluzionario dell’800. Aveva già pubblicato nel 1948 Jean Jaurès e altri storici della Rivoluzione francese, facendo conoscere al pubblico, oltre allo storico socialista, Albert Mathiez e George Lefebvre, maestri della storiografia.

Ritornato in Italia, ottenne nel 1951 la cattedra di Storia medievale e moderna a Cagliari per trasferirsi all’Università genovese nel ’55, e approdare a Torino nel ’58.