In Sala Rossa il ricordo dei caduti della Resistenza

2

di Piera Villata e Gianni Ferrero

Grazie a tutti voi che avete accettato il nostro invito a rendere omaggio ai caduti della Resistenza– ha detto il sindaco Piero Fassino rivolgendosi questa mattina ai lavoratori comunali che affollavano i banchi della sala Rossa per riflettere sul 25 aprile – Ci siamo riuniti per ricordare come quella fu una stagione di rivolta, una ribellione di popolo che ha consentito agli italiani da 70 anni di vivere in democrazia, in una società pacificata dove la solidarietà e la giustizia. Al sacrificio di quella stagione si unirono anche i dipendenti del municipio e consiglieri comunali, diversi dei quali persero la vita”.

Prima del sindaco hanno preso la parola il presidente della Sala Rossa, Giovanni Porcino, e il professor Antonio Caputo, presidente della sezione piemontese della Federazione italiana delle Associazioni partigiane, ricordando con le parole dello storico Jacques Le Goff, l’importanza della memoria.

Il sindaco ha tratteggiato il clima di quelle giornate, sottolineando come i caduti, al quale la città renderà omaggio – dopo la fiaccolata di ieri sera – domattina al campo della Gloria al Cimitero Monumentale, furono un migliaio, ai quali vanno aggiunti i 600 ebrei deportati e che mai più fecero ritorno e alle diverse vittime militari: “Torino è stata  come giustamente osservò Giorgio Bocca  la capitale della Resistenza. La ribellione ebbe un carattere ampio e unitario. Vi parteciparono formazioni di tutte le espressioni politiche: dai comunisti accanto ai liberali, dalle formazioni cattoliche a quelle socialiste della Brigata Matteotti. E se ci ci sofferma attentamente di fronte alle lapidi sui muri dei palazzi di diversi quartieri si scopre come persone di tutte le classi sociali offrirono il loro tributo”.

L’Amministrazione comunale insieme agli altri Enti Locali e a una molteplicità di enti, associazioni, scuole e strutture museali ha organizzato in vista dell’anniversario della Liberazione un calendario nutrito approfondimenti per ricordare uomini e donne che in quel periodo oscuro ebbero le idee chiare: fermamente convinti di costruire una società più giusta  sopportandone il prezzo: “A loro ci rivolgiamo con riconoscimento nella consapevolezza che i loro valori, il loro coraggio continuino a presiedere e a ispirare la nostra vita.  Abbiamo dunque il dovere di riflettere del sacrificio umano di un’intera generazione che si ribellò al nazifascismo e trasferirne la conoscenza, perché soltanto trasmettendo memoria possiamo evitare che ciò che è accaduto possa ripetersi”- ha sottolineato Fassino.

Celebrare la ricorrenza del 25 aprile ha il significato di rendere onore ai tanti che hanno combattuto 70 anni fa per il bene del Paese pagando la nostra libertà con la vita:  “Conoscere quei fatti fa maturare una consapevolezza che è utile avere ben chiara nella mente specialmente in un momento storico molto complesso e pericoloso come quello attuale.  Diversi popoli continuano a dover lottare per la libertà affinché i diritti fondamentali siano  affermati e riconosciuti. Nonostante la storia abbia conosciuto guerre, stermini, genocidi, c’è sempre il rischio che quello che è accaduto possa ripetersi. Lo dimostrano le diverse crisi in atto in questi mesi, come la recrudescenza della violenza che a Tunisi, al Museo del Bardo il 18 marzo, ha ucciso con barbarie, ha strappato agli affetti Antonella Sesino e Orazio Conte, ferendo gravemente le colleghe. E nei giorni successivi la strage si è ripetuta in Kenya. Il 12 luglio ricorderemo il massacro di Srebrenica. Ottomila uomini sono stati portati via e mai più ritrovati, molti di loro giustiziati nella piazza centrale della città. Una tragedia che è considerata il più atroce episodio di guerra della storia d’Europa dopo la fine del secondo conflitto mondiale”.- ha sottolineato il sindaco.

Occorre tenere alta la guardia affinché l’orrore della guerra non abbia a rinnovarsi e non possa più insidiare le vite, gettando nello sconforto le nostre famiglie: “La Festa della Liberazione ha il significato di diffondere la testimonianza di come il Paese si liberò dal nazifascismo, avere la consapevolezza che la libertà di cui godiamo non ci è stata regalata”.

Fassino ha poi adoperato parole di affetto nei confronti di Nicola Grosa, cui è dedicato il giardino pubblico che circonda il grattacielo di Intesa Sanpaolo. Nei mesi successivi la fine della guerra si dedicò con pietà a individuare nelle fosse comuni disseminate nelle valli piemontesi le spoglie dei partigiani e a trasferirle al sacrario di corso Novara.

La cerimonia si è conclusa con le deposizioni di corone d’alloro in piazza Palazzo di Città e con la visita al restaurato rifugio antiaereo del Municipio.