“La progettazione della linea 2 della metropolitana torinese sarà fatta coinvolgendo i cittadini con un meccanismo simile al ‘debat publique’ francese”: ad annunciarlo, nel corso della conferenza stampa di presentazione del bando di gara mercoledì scorso, il sindaco Piero Fassino. “Servirà a coinvolgere i torinesi nelle scelte rispetto a un’opera che avrà un impatto fisico, economico e sociale importante.”
Prevista nel nuovo codice degli appalti approvato in Senato lo scorso gennaio, il Debat Public è una procedura di democrazia partecipativa, creata in Francia a partire dalla legge Barnier del 1995 per la protezione ambientale, che riguarda i grandi progetti d’infrastrutture realizzati nel paese (tratti ferroviari per l’alta velocità, linee alta tensione, costruzione di porti e aeroporti, la gestione dei rifiuti nucleari…). Con essa i cittadini possono informarsi e esprimere le loro opinioni su questi progetti, sui loro interessi e sulle conseguenze che avranno queste opere.
Nel modello francese, il proponente dell’opera – tecnicamente si chiama maître d’ouvrage – sottopone il progetto alla commissione per il dibattito pubblico sulle opere di interesse nazionale, che è obbligatoria per quelle superiori ai 300 milioni di euro. È la commissione nazionale del débat public che decide se dare avvio o no al confronto.
Anche la Gran Bretagna conosce un istituto simile e la consultazione pubblica è svolta prima che il progetto sia sottoposto ad autorizzazione. Il modello tedesco si chiama invece “perizia dei cittadini” e prevede un rapporto, che contiene una serie di raccomandazioni e consigli, di un certo numero di cittadini, estratti a sorte da un registro anagrafico, che si esprimono su questioni di politica pubblica come la pianificazione urbanistica.
I modelli stranieri hanno in comune la caratteristica di dedicare alla consultazione un lasso di tempo significativo e di svolgere la consultazione prima dell’inizio dell’esame dei progetti da parte dell’Amministrazione, quando la localizzazione e le principali caratteristiche dell’opera non sono ancora divenute sostanzialmente irreversibili e sono suscettibili di ripensamenti.
Le consultazioni – caratterizzate dalla completezza e attendibilità delle informazioni diffuse presso il pubblico sul progetto – hanno lo scopo di costruire consenso sociale intorno alla iniziativa, di far sì che la collettività locale ne conosca le caratteristiche, la funzione, i costi, gli impatti e i benefici, abbandoni le ragioni di pregiudiziale diffidenza e collabori attivamente anche alla sua elaborazione mediante proposte mitigative, migliorative o comunque modificative, nella prospettiva, in definitiva, di “appropriarsene” e “sentirla propria”.
A introdurre per la prima volta nella legislazione italiana l’obbligatorietà del Dibattito Pubblico su opere e interventi di rilevanza regionale del valore di più di 50 milioni di euro è stata il Consiglio Regionale della Toscana con la legge n.46 del 2013: “ Dibattito pubblico regionale e promozione della partecipazione alla elaborazione delle politiche regionali e locali”.