Il parco automezzi da rinnovare, la pulizia delle aule, l’autorizzazione al mercatino domenicale, il sì al progetto che cambierà per sempre i connotati di un quartiere o, semplicemente, l’avallo a benefici per rendere più sopportabile la giornata a famiglie nei guai con l’arrivare a fine mese. Non è che una panoramica delle decisioni che la Giunta comunale è chiamata ad assumere. Tutti i martedì. Una volta la settimana il sindaco e gli undici assessori di norma si riuniscono nella monumentale Sala dell’orologio, al quarto piano di piazza Palazzo di Città, l’antica piazza delle Erbe su cui dalla metà del Seicento si affaccia il Municipio, frutto della maestria dell’architetto Francesco Lanfranchi. Molto più spesso la cadenza delle riunioni dell’organo collegiale è bisettimanale, ma in questo caso l’appuntamento è nella sala delle Congregazioni, al piano nobile, e gli assessori sono chiamati al voto su una manciata di deliberazioni che sarebbe tardi licenziare nella seduta ordinaria.
Ma è intorno al grande tavolo a ferro di cavallo della Sala dell’orologio che si articolano gli interventi, si accendono contradditori esaminando le proposte. E si prendono le decisioni che rendono fluida la vita cittadina e che condizionano la mobilità e la vita nelle scuole dell’obbligo, consentono il periodico il taglio dell’erba dei parchi e l’approvvigionamento di una macchina complessa qual è quella municipale, composta da diecimila dipendenti, ma che salgono a oltre ventimila se si comprendono le società partecipate che si occupano di erogare l’energia, l’acqua e di far funzionare la rete di bus, treni e tram che innerva l’area metropolitana.
L’antico orologio
Duemila451 deliberazioni illustrate e approvate nell’arco di 68 sedute, centinaia di documenti di patrocinio accordati a enti e associazioni, oltre 250 ore di incontri nelle sedute convocate alle spalle dell’antico movimento a carica manuale dell’orologio che a partire dall’Ottocento ha scandito le ore sulla facciata del palazzo, prima di essere sostituito da un temporizzatore digitale al passo con i tempi, pensionando per sempre il tic-tac meccanico. Sono queste le dimensioni 2015 di un organismo che ha nelle mani il timone della città, ne ausculta il cuore, ne avverte le urgenze e i problemi, in tutte le sue articolazioni, prefigurandone il futuro della rotta, lo sviluppo, arginando tensioni ed emergenze. Il tutto facendo conto della leva dei trasferimenti di risorse dallo Stato, sempre contingentati e in questi anni costantemente in calo, ma che legati ad entrate e finanziamenti europei, ad accordi pubblici e privati corroborano il bilancio annuale. Lanciando idee e alleanze possibili con città di lontane o vicine latitudini.
Come un transatlantico
La Giunta ricorda il ponte di comando di un transatlantico dove la missione è saper salpare nelle acque siccitose delle finanze pubbliche, nelle insidie del mancato sviluppo, creando occasioni per attrarre investimenti. Rende bene l’immagine quella di una navigazione costante in acque procellose salutata benevolmente, sempre con understatement e aplomb, dai dati confortanti del turismo, o dalle immissione sul mercato finanziario di azioni di una partecipata, apprezzate da una Borsa straniera, dall’inaugurazione di un nuovo giardino, di una residenza universitaria che apre le sue immacolate stanze ai sempre più numerosi studenti universitari fuori sede. In un clima alle volte disteso, molte altre volte partecipato e dibattuto, i documenti sono attentamente valutati e, a uno a uno, presentati dagli assessori. Le spalle volte alle immagini dei primi cittadini che dal secondo dopoguerra si sono succeduti sullo scranno dell’assemblea più rappresentativa della città. Si tratta dei ritratti di diciotto sindaci, a partire da Giovanni Roveda, il primo che amministrò la città dall’aprile del 1945 al dicembre dell’anno successivo, fino al penultimo, Sergio Chiamparino. Tra loro spicca la fotografia di Valerio Zanone, scomparso il 7 gennaio scorso, a pochi giorni dall’ottantesimo compleanno.
Insieme ai loro i ritratti di Celeste Negarville, Domenico Coggiola, Amedeo Peyron, Giovanni Carlo Anselmetti, Luciano Jona, Giuseppe Grosso, Andrea Guglielminetti, Giovanni Porcellana, Guido Secreto,
Giovanni Picco, Diego Novelli, Giorgio Cardetti, Maria Magnani Noya, Giovanna Cattaneo Incisa e Valentino Castellani.
Le sedute della giunta non sono aperte al pubblico, si svolgono alla presenza dei vertici amministrativi di Palazzo Civico, del Settore Risorse finanziarie e di uno stretto numero di funzionari.
I cronisti dietro la porta
Ma si tratta di una casa di vetro la cui trasparenza è dettata dalla pubblicazione di tutti gli atti sul sito web (www.comune.torino.it) e all’Albo pretorio. E di come le decisioni siano prese e discusse in franchezza e alla luce del sole lo dimostra la vicinanza di uscio con i cronisti, che attendono la fine della giunta nell’attigua sala riunioni cortesemente resa disponibile dal Settore Risorse umane, per il tradizionale incontro stampa del martedì nel corso del quale sindaco e assessori danno conto delle decisioni prese e non si sottraggono mai al fuoco di fila delle domande dei giornalisti più scafati. Veniamo da anni molto difficili segnati da una crisi economica tra le più dure del dopoguerra. Stagnazione produttiva, precarietà del lavoro, crescita delle fasce di povertà hanno investito anche la nostra città, mettendo in discussione un sistema di sicurezze acquisite negli anni dello sviluppo.
E tuttavia la città non è stata piegata dalla crisi. Al contrario: la crisi, la collettività torinese l’ha sfidata. Contando su uno straordinario patrimonio di competenze, sapere, intelligenze, volontà, Torino ha reagito, continuando a investire nella trasformazione urbana, puntando su sapere e conoscenza, facendo della cultura un elemento fondamentale dello sviluppo, garantendo i servizi – dalle scuole per l’infanzia, al welfare, ai trasporti- essenziali per la vita di famiglie e persone e per la coesione sociale.
Ed è toccato alla Giunta comunale gestire la riduzione di risorse conseguente alle indicazioni di spending review e di contenimento della spesa pubblica decisi dagli ultimi tre governi. Un compito svolto senza intaccare quantità e qualità dei servizi salvaguardando il bilancio con dismissioni immobiliari e societarie, riorganizzando la macchina comunale, razionalizzando la spesa, riducendo l’indebitamento. E oggi di fronte ai segni di una possibile imminente ripresa economica, Torino si presenta pronta a cogliere le opportunità che potrà offrire una nuova fase di sviluppo e di espansione. Riservando attenzione alle vocazioni dell’economia della conoscenza e di quella tradizionale, manifatturiera, la città è pronta a ad accogliere gli investimenti nella nuova stagione di sviluppo che l’attende.