Seicentomila no – la resistenza degli Internati militari italiani, è il titolo del film realizzato nel 2008 dall’Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza.
Il film è il frutto di una lunga ricerca sul campo, a partire dalle memorie scritte dai protagonisti, da documenti ufficiali e anche personali, ma, soprattutto, dalle testimonianze raccolte dalla viva voce dei protagonisti. Una ventina di interviste raccontano le storie dei destini di tanti attraverso i quali è statiopossibile ricostruire vari contesti: la cattura dei militari italiani da parte dei tedeschi; il comportamento dei soldati e degli ufficiali di fronte alla sollecitazione, spesso brutale, a scegliere da che parte stare; le tappe della deportazione per chi rifiutava la collaborazione. E ancora le condizioni di vita e di lavoro nei lager e nell’economia di guerra del Reich; i rapporti con gli altri prigionieri e con i tedeschi, militari e civili; la liberazione; la sopravvivenza nell’immediato dopoguerra; il rientro a casa e l’accoglienza trovata in patria.
La proiezione e il cd-rom di accompagnamento sono stati curati da Pier Milanese (regista del film), Corrado Borsa, Andrea Spinelli, Paola Olivetti, Cristian Pecchenino. L’opera multimediale riproduce, attraverso schede, documenti e vari materiali visivi, la realtà dell’internamento e del lavoro coatto dei soldati italiani in Germania. I suoi contenuti sono stati raccolti in una pubblicazione che racconta i momenti più importanti della storia del Novecento.
Gli internati militari furono 600 mila, una massa di italiani che, dopo l’armistizio, nella stragrande maggioranza, fecero una scelta contro il fascismo, il nazismo e la loro guerra, in un modo diverso da quanti diventarono partigiani. “Una decisione tutt’altro che secondaria del processo di costruzione della nuova Italia che si riscattava dal fascismo. Per questo era necessario restituire a questi uomini il ruolo che spettava loro nella storia italiana degli anni 1943 – 1945 e nella coscienza dei giovani d’oggi” precisano dall’Archivio Cinematografico.
“Il metodo è stato quello di far diventare i ricordi rievocazione concreta e di recuperare però, attraverso la pluralità delle voci, i denominatori comuni che attraversano i destini individuali. Alcuni ex internati sono diventati in seguito anche storici straordinari delle situazioni che hanno attraversato individualmente e, interrogati per il film, hanno aggiunto alla loro storia il frutto delle loro ricerche, le loro valutazioni sul piano generale e numeri, dati, nomi della storia di tutti. La grande quantità di documenti raccolti e la necessità di definire un quadro di riferimenti storici e concettuali ha consentito di confrontarsi con le ricerche degli storici tedeschi e italiani che, soprattutto negli ultimi anni, si sono occupati degli Imi”.