Filippo e Alfonso, un destino comune per salvare l’Italia

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foto © Archivio Aned- Sezione di Torino

Filippo Acciarini e Alfonso Ogliaro dedicarono il loro impegno all’attività politica e sindacale.

Alfonso Ogliaro nacque a Biella il 30 maggio 1897. Grazie all’esperienza diretta del mondo del lavoro ebbe l’opportunità di conoscere le organizzazioni politiche (Partito socialista) e sindacali (Confederazione Generale del Lavoro). Nella CGdL si occupò, in particolare, dei lavoranti del legno, contemporaneamente iniziò una attività giornalistica nel “Corriere Biellese” e diventò corrispondente dell’ “Avanti!”.  A 22 anni fu eletto consigliere comunale a Biella, successivamente si trasferì a Torino, dove fu chiamato nella direzione del sindacato piemontese degli edili. Con l’avvento del fascismo mantenne contatti e rapporti con gli esponenti del mondo socialista e delle opposizioni clandestine, sia a Torino (dove risiedette), sia a Biella, Novara e coi fuorusciti in Svizzera.

Le riunioni tra le varie  componenti del socialismo torinese e degli esponenti di altri partiti, che diedero vita alla Concentrazione antifascista e più tardi al Comitato di Liberazione Nazionale (CLN), si tennero spesso, tra il 1940 e il 1941, nella sua abitazione (fornita di un’uscita sul retro).

Dopo il 25 luglio entrò nella direzione del ricostituito Partito Socialista, che rappresentò, insieme ad altri esponenti, nelle molte riunioni che porteranno, nei giorni di settembre, alla formazione del Comitato di Liberazione Nazionale Regionale del Piemonte (CLNRP). La sua intensa attività clandestina in città (personalmente non condivide del tutto, almeno fino al gennaio 1944, il progetto di formazione di bande armate in montagna) fu individuata dalla polizia fascista e dalla Gestapo, che tra gennaio e marzo procedettero a una catena di arresti di esponenti di rilievo del CLNRP.

Filippo Acciarini nacque a Sellano (Perugia) il 5 marzo 1888.  Già da studente liceale si impegnò nel Partito Socialista. In seguito si trasferì a Roma dove lavorò come impiegato nelle ferrovie dello stato. Fu attivista del sindacato di categoria e collaborò a settimanale “La Fiumana”, organo della locale sezione socialista.

Alla vigilia della guerra (è su posizioni antiinterventiste) fu arruolato nel 3° Genio Ferrovieri e trasferito nelle Marche, dove continuò l’attività politica, tanto che il Prefetto di Macerata lo segnalò come “sovversivo”. Ritornò a Torino con la fine del conflitto e partecipò come delegato al 17° Congresso di Livorno (1921) del Partito Socialista. In questo periodo iniziò  una intensa attività giornalistica collaborando al Grido del popolo e all’Avanti!. Il suo impegno e anche la forte denuncia delle violenze fasciste a Torino (dove sfuggì per poco alla strage del dicembre 1922) gli costarono il licenziamento dalle Ferrovie.

Nel 1927 fu denunciato al Tribunale Speciale da cui fu assolto. In realtà mantenne i rapporti coi militanti socialisti (tra cui Alfonso Ogliaro) e, soprattutto tra il 1940 e il 1943, lavorò alla ricostruzione del Partito Socialista e alla riunificazione delle sue componenti (Ps, Mup, Psiup).

Dopo l’8 settembre entrò in clandestinità, curando le edizioni dell’Avanti!: nei suoi ultimi articoli insistette sulla necessità di uno stretto collegamento politico e organizzativo con le bande partigiane (“potenza e garanzia del movimento antifascista di liberazione nazionale”) e sottolinea, contemporaneamente, l’importanza delle lotte operaie in città, specie nello sciopero del 1-4 marzo 1944, alla cui organizzazione ha lavorato intensamente.

Acciarini e Ogliaro furono arrestati nel marzo 1944 durante la repressione contro partecipanti e organizzatori degli scioperi nelle fabbriche torinesi (*). Entrambi furono portati nel carcere di San Vittore e Milano e trasportati il 25 aprile 1944 nel Durchgangslager di Fossoli. Il 21 giugno furono inviati a Mauthausen con un trasporto di 475 deportati e poi trasferiti al sottocampo di Grossramming. Qui le loro strade si divisero.

Ogliaro, dopo agosto, fu mandato  nel sottocampo di Schlier Redl-Zipf e successivamente in quello di Gusen, dove morì in una data rimasta incerta, tra il 20 febbraio e il 20 marzo 1945.

Acciarini fu inviato nel sottocampo di St. Valentin, ritornò a Mauthausen per essere ricoverato nel Revier. Qui, la sera del 1° marzo 1945, subì la terribile sorte dei malati gravi: “…il capo-blocco faceva portare fuori un certo numero di ammalati che non si decidevano a morire e li distendeva sulla neve”. (Si ringrazia Lucio Monaco, Aned sezione di Torino, per la documentazione).

Marzo 1944 gli scioperi nelle fabbriche torinesi 

Dal 1 all’8 marzo 1944 gli operai torinesi incrociano le braccia: uno sciopero generale che coinvolse 70mila lavoratori supportati dai commercianti e da unità partigiane. Torino si fermò. Il 3 marzo la Fiat, in sintonia con altri industriali che si dimostrarono solidali con le forze nazifasciste, decretò la serrata degli stabilimenti. Contemporaneamente, i vertici governativi inviarono nelle fabbriche presidi armati. La protesta fu protratta fino all’8 marzo, quando il Comitato di agitazione decise la ripresa del lavoro. La lotta, estesasi successivamente in altre regioni del Nord, assunse un significato politico: tradusse sul piano della fabbrica la dichiarazione di guerra consegnata dall’antifascismo torinese al regime fascista fin dall’8 settembre 1943. La repressione nazifascista non si fece attendere e colpì duramente il movimento operaio torinese.