Vivere al tempo della Shoah

viv temp shoah1Come si svolgeva la vita quotidiana delle centinaia di persone costrette a nascondersi durante le persecuzioni razziali durante la Seconda Guerra Mondiale?

Un tentativo di riprovare a vivere quell’atmosfera è stato proposto nel rifugio antiaereo del Museo Diffuso della Resistenza. Qui attraverso le parole e i dialoghi di attori e intellettuali è stata creata quell’umanità fatta di amore, odio, desiderio di essere compresi e ricordati. Quei sentimenti che accompagnavano quanti, scendevano nel ventre della terra per trovare la salvezza, e che sono risuonati prepotenti nei pochi metri quadrati del rifugio.

Vivere al tempo della Shoah è una performance itinerante che ha trasformato il rifugio in un museo con un allestimento permanente attraverso un “tabeau vivant”: musica, teatro, danza, dialoghi “ma anche corpi che si lasciano guardare e che, in questo contesto, hanno voluto comunicare, mettere in relazione il passato e il presente” spiegano gli organizzatori.

Le letture sono state tratte dai testi di: Elie Wiesel, La notte, Giuntina; Marek Edelman, C’era l’amore nel ghetto, Sellerio; Primo Levi, I sommersi e i salvati, Einaudi; Gitta Sereny, In quegli abissi, Adelphi e a cura di Laurel Holliday, Ragazzi in guerra. Diari segreti di adolescenti europei nel secondo conflitto mondiale, il Saggiatore.

Il dialogo tra i protagonisti ha toccato un ventaglio di sfumature: sconcerto e alienazione, spaesamento e adattamento, attesa e angoscia, catastrofe e speranza, responsabilità e amore.

Lo spettacolo – ideato da Antonio Damasco, con Francesca Bodanza, Valentina Padovan, Luca Zummo ,Abdullahi Ahmed e il Team artistico del Fiorile delle Arti e Culture-  si è svolto ieri alle ore 18.30 e alle 20.30 in corso Valdocco 4/a.

L’iniziativa è stata curata dalla Rete  Italiana di Cultura Popolare e dell’Istituto Gaetano Salvemini/Ismel, in collaborazione con il Museo Diffuso della Resistenza e l’Associazione del Fiorile delle Arti e Culture.

Il Rifugio antiareo

Il rifugio di corso Valdocco 4/a è parte integrante dell’allestimento permanente del Museo Diffuso della Resistenza riscoperto durante i lavori di ristrutturazione. Scavato a 12 metri di profondità era il ricovero dei dipendenti del quotidiano La Gazzetta del Popolo, che ha avuto sede nel palazzo dei Quartieri Militari, e di molti altri abitanti del quartiere.  Era stato strutturato in 4 gallerie rinforzate in cemento armato per resistere allo scoppio delle bombe e all’onda d’urto. Al suo interno erano state costruite latrine, un sistema di illuminazione e di ventilazione. Poteva ospitare un buon numero di persone, nonostante le dimensioni relativamente contenute.

Durante la Seconda Guerra Mondiale a Torino furono costruiti 45 ricoveri pubblici di protezione anti-aerei e – per evitare ai cittadini tragitti eccessivamente lunghi prima di raggiungere un ricovero,-  fu incentivata anche la costruzione di rifugi privati nelle case, nelle scuole e nei posti di lavoro. Il rifugio antiaereo del Palazzo dei Quartieri Militari è uno di questi.