Torino non ha paura

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La Sala Rossa si è stretta in seduta plenaria a ricordare le vittime di Tunisi. Doveva essere una riunione dedicata a sottolineare l’importanza delle iniziative contro il razzismo, a conclusione della XI Settimana organizzata da Unar e Anci per reclamare attenzione all’inclusione. Invece, dopo aver accompagnato al cimitero Monumentale le salme di Antonella Sesino e Orazio Conte, una riflessione corale del sindaco Piero Fassino, del presidente del Consiglio comunale Giovanni Porcino, dell’ambasciatore Mistir Naceur e dell’inviato della Stampa a Gerusalemme Maurizio Molinari, ha consentito di affermare che tutta la comunità torinese “non ha paura del terrorismo”.

Un atto di barbarie l’attentato per stravolgere le nostre democrazie“- ha chiosato Molinari.

L’ambasciatore Naceur ha preso la parola per rivolgere un pensiero a tutti i turisti coinvolti dall’attacco. “Siamo – ha detto- un popolo ferito. Il 18 marzo rimarrà per il nostro Paese una giornata nera, perché il terrorismo ha colpito la democrazia, la civiltà  e il turismo”.

Non abbiamo paura – ha aggiunto  – siamo determinati ad andare avanti nella lotta contro il terrorismo, così  come peraltro ha già spiegato il Presidente Beji Caid Essebsi. Siamo ormai in guerra. La nostra strategia è quella di contare sia sulle nostre forze, sia rafforzando i rapporti internazionali, in particolare con gli amici  italiani”.

Per il sindaco Fassino la gratitudine va in queste ore ai torinesi che “hanno abbracciato fraternamente i nostri caduti, reagendo alla barbarie del fanatismo fondamentalista nel modo migliore, sfilando in silenzio davanti alle loro salme composte nella camera ardente di palazzo civico, partecipando con esemplare compostezza ai funerali”.

Torino è una città la cui comunità d’origine araba conta quarantamila persone. Che si sono amalgamate “ sono torinesi a tutti gli effetti” contribuendo con la loro azione a costruire una città solidale e multireligiosa.

Una città, la nostra – ha sottolineato Fassino- che quarant’anni fa ha conosciuto e sconfitto il terrorismo, il cui bersaglio era rappresentato dal ruolo simbolico ricoperto: colpiva magistrati, poliziotti, giornalisti, amministratori pubblici. Oggi invece colpisce ovunque e chiunque, cercando di distruggere ogni forma di convivenza e civiltà”.

Bisogna evitare che il terrorismo “travolga la convivenza e la società civile, democratica, fondata sui valori che consentano a ciascuno di costruire il proprio futuro“.

Occorre quindi un’azione politica incisiva – ha concluso- che sappia mobilitare, come è avvenuto in queste ore a Tunisi, il popolo e le coscienze. E’ così che si può isolare il fanatismo integralista insieme all’azione degli imam nella preghiera del venerdì. Perché l’Islam è diverso dalla violenza. Ce lo hanno insegnato i giovani di Tunisi, le donne di kabul, la Primavera di Beirut”.