La Città di Torino  dichiara l’antirazzismo un bene comune

Torino vanta una lunga tradizione di rispetto e promozione dei diritti umani e di un avanzato meccanismo di interazione e sinergia fra le sue varie componenti. Può l’antirazzismo diventare un Bene Comune, al pari di un immobile, di una piazza, di un parco? La risposta di Torino, da anni impegnata su questo fronte, è sì.

In un momento come quello che stiamo vivendo, ansia e paura dovute al Coronavirus rafforzano odio e diffidenza verso “l’altro”. Lo sanno bene le persone di origine cinese e asiatica, vittime di attacchi razzisti nelle scorse settimane nel nostro Paese, così come lo sanno bene gli italiani e le italiane, discriminati adesso all’estero in quanto “untori”.

Questi attacchi razzisti lacerano il tessuto sociale e isolano gruppi e singoli individui, creando un diffuso senso di insicurezza. La risposta, quindi, deve essere sistemica, cittadina, comunitaria: l’antirazzismo deve diventare un tema su cui tutta la cittadinanza viene chiamata a raccolta e si unisce per prendersene cura.

Proprio per questo, la Giunta ha approvato oggi – in occasione delle celebrazioni per la Giornata Mondiale per l’Eliminazione della Discriminazione Razzista, che ricorre il 21 marzo – un Piano d’azione cittadino contro i crimini d’odio razzisti e lanciato una chiamata pubblica per un Patto di collaborazione sull’antirazzismo.

Attraverso la delibera, la Città di Torino – prima in Italia – riconosce quindi il patrimonio di conoscenze, azioni, buone pratiche antirazziste sviluppato nel tempo nella nostra città e lo dichiara Bene Comune. L’iniziativa è possibile in virtù del nuovo regolamento cittadino, recentemente approvato, che permette la gestione anche di beni immateriali.

In pratica, il Comune compie due passi: da un lato, approva un Piano d’azione cittadino contro i crimini d’odio razzisti, scritto nell’ambito del Progetto europeo G3P-R e che verrà implementato dal neonato Ufficio Diritti. Tre gli obiettivi su cui la Città si impegna a lavorare nei prossimi anni: aumento della conoscenza e della sensibilità al tema; costruzione di spazi per il dialogo facilitato e lo scambio di pratiche; costruzione di strumenti per favorire l’emersione e il contrasto al fenomeno.

Contemporaneamente, viene pubblicata una chiamata pubblica, con scadenza il 14 aprile, per tutti quei soggetti (istituzioni, privati, associazioni, realtà informali e di altra natura) che lavorano sul tema per sottoscrivere un Patto di collaborazione cittadino. Ogni interlocutore potrà portare i propri bisogni, le proprie competenze e le proprie progettualità a un tavolo comune, che servirà a coordinare gli sforzi, a co-progettare e a confrontarsi sulle priorità da adottare di anno in anno.

«Si tratta di una necessità sempre più impellente di fronte alla situazione globale fatta di muri, paura e diffidenza: recentemente abbiamo visto aggressioni a danni di cittadini e cittadine italo-cinesi durante le prime fasi della diffusione del Coronavirus e attualmente siamo noi italiani e italiane le vittime di episodi di discriminazione all’estero», dichiara l’Assessore ai Diritti Marco Giusta. «In un momento in cui angoscia e paura dominano, la creazione di un diverso da temere e odiare è un meccanismo sempre più diffuso ma nient’affatto naturale. Occorre rispondere andando oltre le semplici campagne di comunicazione e i progetti-pilota: occorre un Piano cittadino e uno sforzo congiunto di tutti e di tutte».