Il papiro di Artemidoro al Museo di Archeologia

Museo archeologia il Tesoro di Marengosmall

di Gino Strippoli

Storia e antichità si intersecano nel nuovo percorso del Museo Archeologico di Torino, attraverso la nuova sezione di Torino, il Tesoro di Marengo e soprattutto il Papiro di Artemidoro. In visita conoscitiva i consiglieri della V Commissione consiliare hanno potuto visionare da vicino queste bellezze legate alla storia archeologica. In realtà il Museo ospita in un chilometro di percorso centinaia di migliaia di reperti  di epoca pre-romana, della Torino romana e di altri periodi. Ed allora la storia rinasce con la distruzione da parte di Annibale della Torino pre-romana, poi ancora i Gozii  e Augusta Taurinorum. Durante il percorso ci si può imbattere  nell’altra metà del teatro romano, ovvero quella parte “invisibile” celata sotto il palazzo regionale  di via XX settembre. Come non prendere in considerazione che in realtà prima dell’euro esisteva già una moneta comune? Infatti fanno bella  mostra di sè due recipienti rinvenuti durante gli scavi del Duomo che  contengono  un migliaio di Testoni,  la moneta dell’epoca e dunque  l’equivalente dell’attuale euro.

In un’ala del Museo nel suo splendore si trova il Tesoro di Marengo trovato nel 1928  durante i lavori  agricoli presso una cascina  nell’alessandrino.  Si tratta di un busto di Lucio vero e 31 reperti di vario genere e piccole lamine tutti in argento. Infine locato in una stanza lontana dalla luce risplende il “Papiro di Artemidoro”, che è parte del patrimonio nazionale dal 2004. Il papiro è conservato in una teca che risponde ai criteri di più efficace conservazione del reperto e, nel contempo, consente al pubblico di disporre della migliore condizione di visibilità e, favorirendone  il contatto con l’opera consente la visione da entrambi i lati. Uno spazio è dedicato alla proiezione di un filmato che racconta attraverso immagini e la voce di uno o più personaggi narranti le straordinarie vicende del papiro, le sue cosiddette “tre vite”, affrontando in modo chiaro e rigoroso il problema dell’autenticità.

Originariamente il papiro era contenuto dentro un Konvolut di papier mâché e fu acquistato ad Asyût nella prima metà del Novecento dal collezionista Saiyid Khâshaba Pasha. Lo spezzone di rotolo porta sul Recto i disegni di due visi nell’agraphon, indi tre colonne di testo, poi una carta geografica, cui seguono altre due selides e infine una ventina di immagini tra cui teste umane, mani e piedi. Sul Verso si vedono una quarantina di figure di animali reali e fantastici. Le colonne di testo e la mappa sul recto, i disegni di animali sul verso e quelli di figura sul recto sono le quattro componenti fondamentali dello straordinario manufatto e su questi elementi si basa l’interpretazione formulata sulla base del complesso studio, in cui si cerca di comprendere se e come i vari elementi portati dal rotolo consentano di costruire relazioni diverse tra gli elementi (testo, carta, disegni) e di ammettere impieghi successivi del rotolo sulla base delle diverse mani dei disegnatori. Poiché le cinque colonne del testo contengono l’inizio del libro II dei Geographoumena di Artemidoro di Efeso, dedicato alla Penisola Iberica, è pressoché certo che la carta situata fra col. III e col. IV fosse connessa con lo scritto e che dunque il rotolo portasse una copia del II libro destinata ad essere corredata di carte.

Informazioni:

tel. 011.5212251 /011.5211106 (centralino).

e-mail sba-pie.museoantichita@beniculturali.it