Percorsi formativi nel verde pubblico per i detenuti

Una lettera di intenti per permettere a cento detenuti che stanno scontando una pena definitiva nella casa circondariale torinese “Lorusso e Cotugno” di affrontare percorsi di reintegrazione sociale attraverso l’inclusione lavorativa. Un lavoro socialmente utile, svolto insieme ai tecnici del Comune che sia anche formativo e permetta alle persone detenute di conseguire una qualifica professionale utile per il loro reinserimento sociale a fine pena.

Da sin., Basentini, Gallo, Appendino, Bello, Colombo

La lettera è stata firmata da Città di Torino e Dipartimento amministrazione penitenziaria del ministero per la Giustizia. La firma è avvenuta oggi da parte della sindaca Chiara Appendino, del direttore del Dap Francesco Basentini, dal presidente del Tribunale di Sorveglianza Anna Bello e dal presidente della Cassa delle Ammende, Gherardo Colombo. Hanno firmato la lettera anche Domenico Minervini, direttore della casa circondariale di Torino, Monica Gallo, Garante delle persone private delle libertà personale della Città di Torino, la presidente della Commissione Legalità del Consiglio comunale Carlotta Tevere, l’assessore all’Ambiente Alberto Unia.

La sindaca ha spiegato che la Città farà in modo che i suoi istituti formativi siano coinvolti nell’iniziativa per dare alle persone detenute un titolo spendibile nel mondo del lavoro. E l’assessore Unia ha ricordato che esperienze simili sono già state promosse sia nella gestione del verde pubblico, sia nella pulizia dei giardini, grazie alla partecipazione di Amiat nel quadro del programma di riqualificazione delle periferie AxTo. Una esperienza incoraggiante e molto positiva, che spinge a proseguire su questa strada. Unia ha anche presentato una nuova iniziativa sulla colonia felina della casa circondariale: un presidio veterinario si occuperà dei gatti con la collaborazione dei detenuti.

I percorsi di riabilitazione, le cui modalità esecutive saranno definite nelle prossime settimane, prevedono attività svolte all’esterno della casa circondariale, sia sotto forma di volontariato, sia attraverso l’inclusione lavorativa supportata da borse lavoro finanziate da fondazioni, enti pubblici e privati, fondi sociali europei, Cassa delle Ammende. Le attività a beneficio della comunità cittadina rappresentano una forma di risarcimento e uno strumento efficace di riabilitazione, occasione concreta di reintegrazione sociale. (mm, gf)