Nuovi Torinesi, integrazione senza dimenticare le proprie radici

di Mauro Gentile

Questo pomeriggio la sindaca Chiara Appendino e l’assessore ai Diritti, Marco Giusta, si sono recati in visita alla sede della onlus italo-rumena Centro di Cultura e Tradizione, l’associazione nata a Torino un decina di anni fa per favorire il processo di integrazione dei cittadini rumeni nella nuova realtà conservando, al tempo stesso, il proprio patrimonio di lingua, tradizione e cultura.

Tra i nuovi torinesi che vivono, lavorano e studiano a nella nostra città e nei centri della sua area metropolitana, sono proprio i cittadini d’origine rumena a costituire il gruppo più numeroso e, ormai da tempo, pienamente integrato in un territorio che, a partire dagli anni Novanta, li aveva accolti offrendo loro la possibilità di progettare e costruire un futuro con maggiori certezze rispetto a quanto, in quel periodo storico, prospettava la permanenza nel proprio Paese.

Un’opportunità colta pienamente, tant’è che oggi i quasi 53mila rumeni che risiedono a Torino (oltre il 40% del totale degli stranieri iscritti all’anagrafe del capoluogo piemontese) rappresentano una fascia ampia della popolazione cittadina e, con il loro lavoro, portano un contributo importante allo sviluppo del sistema economico locale.

Da tempo la comunità rumena è dunque pienamente parte di quella torinese, ma non per questo ha voltato le spalle a lingua, cultura e tradizioni del Paese d’origine. Il sito web “Români in Piemonte” (www.romaniinpiemonte.com) e l’omonimo blog, curati dalla giornalista Daniela Radu, raccontano ad esempio i fatti del territorio subalpino in lingua romena e in formato multimediale, fornendo notizie su cultura, economia, spettacoli, sport, servizi pubblici e altro ancora.

“Attraverso Români in Piemonte – sottolinea Daniela Radu – ci proponiamo di offrire ai nostri connazionali che vivono in Piemonte la possibilità di trovare con facilità informazioni utili e, altro obiettivo del giornale web, di presentare e far conoscere a tutti le eccellenze culturali, e non solo, della nostra comunità e del nostro Paese”.

L’attaccamento e l’orgoglio per le proprie radici restano molto forti e sono anch’esse, insieme ad educazione e istruzione, strumento d’inclusione assai utile. “La nostra associazione – spiega Elisabeta Cioata Burduja, presidente della onlus italo-rumena Centro di Cultura e Tradizione – ha ideato e organizzato numerosi eventi collaborando con diverse istituzioni. Siamo partiti dalla necessità di mantenere viva la tradizione e la cultura del Paese d’origine dei bambini delle nostre famiglie. Spesso i genitori non lo fanno un po’ per mancanza di tempo, un po’ per paura che questo non faciliti il processo di integrazione. Ma questa richiesta di sapere nasce propri dai giovanissimi (la nostra associazione è oggi frequentata anche da sessanta bambini) che hanno voglia di conoscere più a fondo la cultura dei loro padri e dei loro nonni, pur nella consapevolezza di trovarsi in un contesto diverso, quello italiano. Cerchiamo – conclude Elisabeta Cioata Burduja — di essere un punto di riferimento e di aiuto concreto per tutti i nostri connazionali, mettendo al primo posto tra le nostre priorità l’educazione e l’istruzione, elementi fondamentali per favorire l’integrazione, soprattutto pensando alle più giovani generazioni”.