Ricordo di Bruno Schulz al cinema Massimo

di Antonella Gilpi

Cento cinema nel mondo ricordano, domenica 19 novembre, la figura dello scrittore e pittore ebreo Bruno Schulz in occasione del 75° anniversario del suo assassinio per mano di un ufficiale della Gestapo che si vantò di averlo ucciso per vendetta. Il corpo di Schulz finì in una fossa comune e non fu mai ritrovato.

Lo scrittore, nato da una famiglia di ebrei della Galizia – allora parte dell’Impero Austro-Ungarico, oggi in Ucraina – dopo aver ripreso gli studi di architettura a Vienna senza riuscirvi, torna nella città natale di Drohobyc dove si dedica al disegno e alla letteratura, e svolge il ruolo di insegnante di disegno al ginnasio dal 1924 al 1941, quando le leggi razziali gli impedirono di continuare.

Nota la sua cartella di incisioni detta “Il libro idolatrico” che riprendono il tema simbolista della donna fatale e dominatrice, in cui si possono scorgere vari autoritratti in pose idolatriche dello stesso Schulz.

Tra i suoi racconti troviamo: “Le botteghe color cannella e il”Il sanatorio all’insegna della clessidra, quest’ultimo con 42 proprie illustrazioni.

Schulz traduce in polacco “il Processo di Kafka” e solo postume , nel 1975, vengono pubblicate le “lettere perdute e frammenti”,

Tradotti dell’autore troviamo ancora “L’epoca geniale e altri racconti”.

Il Museo Nazionale del Cinema con la collaborazione del Goethe –Institut Turin , il Museo Diffuso della Resistenza e l’Unione culturale Franco Antonicelli propone per il 19 novembre alle 16 presso il Cinema Massimo il documentario di Benjamin Geissler  “All’ombra dei Muri”.

Il filmato racconta che Bruno Schulz per salvarsi la vita ha dovuto dipingere dei murales in una villa requisita all’ufficiale viennese delle SS Felix Landau per i suoi bambini. I murales alla fine della guerra non furono ritrovati fino al 9 febbraio del 2001 quando il documentarista Benjamin Geissler scoprì i dipinti che si pensavano scomparsi. Nel maggio 2001, in un’azione segreta e illegale, frammenti di questi murales furono asportati dai muri da rappresentanti del Memoriale dell’Olocausto Yad Vashem di Gerusalemme e trasportati verso Israele. La procedura di Yad Vashem causò una controversia in tutto il mondo.