Piano regolatore. Approvato l’atto di indirizzo per la revisione

L’identità della Torino dei prossimi anni sarà quella di una città multicentrica, che riqualifichi le periferie, scongiuri la ghettizzazione sociale, sostenga gli insediamenti produttivi esistenti e ne incentivi la localizzazione di nuovi, valorizzi e tuteli le risorse ambientali, la ricchezza storica architettonica e paesaggistica, compresa quella industriale, privilegiando la manutenzione del patrimonio edilizio esistente, limitando il consumo di suolo.

Sono questi, in sintesi, gli elementi della visione urbana che guiderà la revisione del Piano regolatore generale approvato 22 anni fa, che aveva ipotizzato una crescita economica permanente e una popolazione in espansione per Torino. Ad approvare la delibera di indirizzo, è stata questa mattina la Giunta Comunale avallando un documento dettagliato, che ora attende il pronunciamento della Sala Rossa, per diventare operativo.

 

Si tratta di una vera e propria operazione di “manutenzione straordinaria” quella che l’Amministrazione Comunale si accingerà a eseguire, la cui concezione urbana, arricchita di nuovi contenuti progettuali, scaturisce dal programma di governo della città, approvato il 28 luglio scorso dal Consiglio Comunale.

 

Le linee guida del Piano vigente erano state redatte dagli urbanisti Augusto Cagnardi e Vittorio Gregotti: “All’atto della sua approvazione, si ipotizzava una capacità insediativa teorica di un milione151mila400 abitanti. Un dato fortemente sovradimensionato: al 31 dicembre scorso erano infatti iscritti all’anagrafe cittadina 888mila921 residenti – spiega il vicesindaco Guido Montanari -. Al momento di essere adottato lo strumento urbanistico, nel 1995, Torino viveva la transizione verso una città post industriale. Erano già evidenti gli esiti del declino del settore manifatturiero con i processi di delocalizzazione di molte attività legate all’industria dell’auto e al suo indotto. I vuoti urbani hanno rappresentato anche una risorsa, consentendo attraverso la trasformazione di 6 dei 10 milioni di metri quadrati disponibili delle aree dismesse, una rinascita della città, con un disegno che traeva il principale motivo ispiratore dalla copertura della trincea ferroviaria in un processo che ha ridefinito anche identità e vocazioni, individuando accanto a quelle produttive funzioni quali il turismo e la cultura. Ma si tratta di un piano che prevedeva la rinascita della città a partire dalle aree industriali, dallo sviluppo del mercato edilizio e dal marketing urbano come attrattore di investimenti anche a scala internazionale. Con una visione improntata alla certezza di un costante sviluppo economico e con un conseguente sovradimensionamento di capacità edificatorie.  Oggi occorre prendere atto di queste tendenze operando un deciso ridimensionamento della capacità insediativa – sottolinea il vicesindaco. Si tratta inoltre di un piano pensato in un’ottica prettamente normativa, con prescrizioni di dettaglio, inadeguate a gestire i rapidi mutamenti imposti dalle condizioni economiche che hanno implicato l’approvazione di numerose variazioni urbanistiche: ben 556 dal dicembre 1995 a oggi. La revisione si baserà sulla verifica dello stato di attuazione del Piano e sul censimento del patrimonio immobiliare inutilizzato, ai fini della promozione e pianificazione del loro riuso e della riqualificazione”.

 

Le città sono sorte come teatro dello scambio e della crescita, luogo della produzione e della cura, spazio di opportunità e di intensificazione delle relazioni: ”In una visione davvero moderna – sottolinea Montanari – la città deve essere anche il luogo della ridistribuzione e delle opportunità per tutti. Accanto a pianificazione della mobilità, delle infrastrutture, delle strutture produttive, del commercio e alla tutela delle aree libere e verdi al centro della operatività del Piano regolatore vi è innanzitutto il rispetto del contesto urbano, del patrimonio storico e paesaggistico, la tutela delle risorse ambientali, la riqualificazione architettonica e funzionale, la cura del disegno urbano e degli spazi pubblici”.

 

“Considerando che oltre il 60% del territorio comunale al 2013 risultava già essere urbanizzato, è indispensabile – aggiunge Montanari –  salvaguardare il suolo libero residuo attraverso la riqualificazione del patrimonio immobiliare esistente, limitando la realizzazione di nuove edificazioni in aree libere e verdi, salvaguardando le aree libere periurbane agli usi agricoli attraverso il riconoscimento e la tutela delle aziende agricole. Altrettanta attenzione verrà posta all’emergenza abitativa, prevedendo adeguate quote di Edilizia Residenziale Pubblica – conclude il professore -. Nel processo di formazione delle scelte daremo ampio spazio al confronto e al coinvolgimento dei cittadini, delle associazioni di categoria, delle associazioni ambientaliste e degli enti territoriali. Le valutazioni e il confronto saranno estesi all’intero ambito della Città Metropolitana”.