“Chi ostacola l’educazione alle differenze giustifica le discriminazioni”

di Mauro Marras

“Le iniziative culturali proposte dalle istituzioni locali per affermare nelle scuole un’educazione alle differenze permettono di diffondere una corretta informazione, finalizzata a superare gli stereotipi di genere e contrastare i pregiudizi e il bullismo omofobico. Obiettivo finale è arrivare a una scuola inclusiva dove ciascuna persona possa studiare con serenità sentendosi accolta e rispettata nell’espressione della propria identità. Chi pone ostacoli all’educazione alle differenze giustifica discriminazioni di genere, atteggiamenti omofobici e bullismo“.

È quanto ha affermato Marco Giusta, assessore alle pari Opportunità della Città di Torino, che coordina la rete nazionale Re.a.dy., a seguito di alcuni interventi avvenuti in Piemonte e in Veneto che intendevano delegittimare spettacoli promossi dalle amministrazioni comunali all’interno delle scuole, nell’ambito delle iniziative di sostegno alla formazione umana e civile degli studenti.

In particolare, gli spettacoli “Fa’afafine – Mi chiamo Alex e sono un dinosauro”, promosso dall’Associazione Teatrale Pistoiese, e “Comuni marziani”, promosso dalla compagnia torinese Tecnologia Filosofica, hanno incontrato molte difficoltà nella programmazione nelle scuole e l’ostilità di alcuni consiglieri comunali e regionali, petizioni on-line, richieste di censura, fino a vere e proprie minacce, nel primo caso, da parte di gruppi estremisti.

“Le iniziative promosse dagli enti aderenti alle rete Re.a.dy. sono un efficace strumento per ampliare le occasioni di informazione e per dare ai ragazzi la possibilità di uscire dalla ‘clandestinità’ e di vivere la propria vita affettiva con serenità; ma è necessario che il Parlamento affronti il tema dell’educazione alle differenze, approvando una norma che la introduca stabilmente nelle scuole di ogni ordine e grado”, ha concluso l’assessore Giusta.

La rete Re.a.dy. nasce nel 2006 su iniziativa di un gruppo di amministrazioni locali e regionali che definiscono e sottoscrivono una Carta d’intenti. La rete si propone di favorire politiche locali di parità rispetto all’orientamento sessuale e all’identità di genere e diffondere buone prassi sul territorio nazionale. Alla Rete possono aderire Regioni, Province, Comuni, associazioni di Enti locali, istituzioni e organismi di parità. Attualmente la rete è composta da oltre cento partner e la segreteria nazionale è affidata alla Città di Torino.