Filosofia e coaching per migliorare il tempo in carcere

di Mariella Continisio

Filosofia e coaching per migliorare il tempo che si trascorre nelle carceri di Torino. Questo in sintesi l’obiettivo di due importanti progetti avviati da poche settimane nella casa circondariale Lorusso e Cutugno: il coaching “Fai fruttare il tuo tempo” e lo sportello filosofico “Filosofia come cura del sé. Dialoghi dal carcere”, sperimentato per un anno all’interno dell’Istituto Ferrante Aporti. Le iniziative sono state presentare questa mattina a Palazzo Civico nel corso di un incontro con i giornalisti promosso dalla Garante dei diritti delle persone private della libertà personale, Monica Cristina Gallo. Vi hanno preso parte Mariagrazia Pellerino, assessora alle Politiche educative e  Laura Onofri, presidente della Commissione Diritti e Pari opportunità della Città di Torino; Domenico Minervini, direttore della casa circondariale Lorusso e Cutugno; Gabriella Picco, direttrice dell’istituto minorile Ferrante Aporti; Chiara Castiglioni, filosofa e presidente dell’associazione Infiniti Mondi e  Carla Malinverni, Executive e Life Coach.

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Pellerino ha ricordato come la Città, attraverso varie iniziative, si è impegnata a “non considerare gli istituti di pena periferie, ma parti integranti del  territorio cittadino”. Ha ricordato che il progetto sulla filosofia è stato presentato  al Festival dell’Educazione, promosso dal suo assessorato, nel  seminario “La Filosofia entra in carcere”, a cui hanno partecipato, raccontando la loro esperienza di pratica filosofica, i ragazzi che vi hanno preso parte e ha aggiunto: Ieri la Giunta ha rinnovato la convenzione con la casa circondariale Lorusso e Cutugno e l’istituto Ferrante Aporti per proseguire i servizi bibliotecari al loro interno”. “Le relazioni all’interno degli istituti di pena non sono sempre facili – ha concluso l’assessora -. Un mese fa, abbiamo avviato al Ferrante Aporti il progetto “Scuola dei Compiti” per dare un aiuto ai ragazzi. Purtoppo la tutor, una studentessa universitaria, non è riuscita a portare avanti il lavoro”.

La consigliera Onofri ha ricordato che il Consiglio Comunale ha presentato una mozione, nel mese di gennaio, in cui impegna la Città a intraprendere una serie di attività “per interagire con gli istituti di pena e per renderli luoghi di cura”.

Al coching partecipano le donne recluse nel padiglione femminile della casa circondariale Lorusso e Cutugno. Prevede una serie di incontri di gruppo che mirano a promuovere il passaggio dal punto di vista ‘faccio passare il tempo’ a ‘investo e faccio fruttare il mio tempo’. Nello specifico “innescare un cambiamento che porti loro ad una nuova consapevolezza e ad intraprendere nuove azioni nel quotidiano come frequentare la scuola, imparare bene la lingua italiana, studiare, scrivere e disegnare” ha spiegato Malinverni. Il progetto prevede la possibilità di colloqui individuali. Negli anni scorsi il coaching è stato utilizzato anche per il reinserimento delle detenute nella vita lavorativa a fine pena.

Il secondo progetto propone uno “Spazio filosofico” all’interno degli istituti penali Lorusso e Cutugno di Torino (il percorso è appena iniziato e coinvolge 8 detenuti) e Ferrante Aporti. In quest’ultimo istituto sono stati coinvolti 30 ragazzi nel corso dell’anno, un’esperienza che ha registrato buoni risultati, come ci raccontano gli stessi giovani: “La filosofia è prendersi cura del cuore” ha detto Zouhair di origine marocchina, mentre per Geraldo, un ragazzo albanese, “Fare filosofia vuol dire non avere mai un punto fermo… vale tutto… ogni nostra idea può essere valida”. Per Antonio, un ragazzo di strada brasiliano, “Fare filosofia è dare un nome alle cose, alle emozioni, ad esempio. Mi piace perché mi serve a sfogarmi un po’ e a essere meno solo”.

L’iniziativa, ideata e condotta da Castiglioni, mira a rendere i detenuti consapevoli del malessere personale legato al loro essere reclusi e a far emergere una visione del mondo più ampia in cui collocare il loro problema promuovendo, nel contempo, le risorse personali e sociali per affrontarlo. I laboratori di gruppo utilizzano il metodo narrativo autobiografico e il dialogo socratico per confrontarsi su temi proposti dai partecipanti e legati a vissuti di tipo personale: dimensione emotiva, problemi legati alla vita carceraria, relazioni con gli altri. “La filosofia, aprendo liberi spazi di dialogo, riflessione e confronto, assume una valenza fortemente educativa e formativa, intesa come “educazione permanente” al dialogo e alla cura/conoscenza di sé attraverso la parola e lo scambio con l’altro, in accordo con la finalità rieducativa e di reintegrazione sociale dell’Istituto” ha spiegato Castiglioni.

Nel corso dell’incotro è stato presentato anche il nuovo logo del Garate dei diritti delle persone private della libertà, elaborato dai ragazzi detenuti del liceo Artistico Primo, che “hanno accolto con grande entusiamo l’iniziativa dopo mesi di studio e di lavoro grafico” ha precisato Gallo, la cui attività è stata cominciata a fine a luglio 2015, a seguito della nomina del sindaco.

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