Stadio Olimpico Grande Torino: c’è l’ok della Giunta

Due nuove intitolazioni sono state approvate questa mattina dalla Giunta comunale.

Su proposta dell’assessore alla Toponomastica, Stefano Gallo, lo stadio comunale prenderà il nome di “Stadio Olimpico Grande Torino”, mentre sullo spazio verde  prospiciente Corso Mortara e la rotonda di Via Orvieto verrà posta una targa commemorativa a ricordo di Vitaliy Dorash.

Una grande squadra quella guidata da Valentino Mazzola. Il 4 maggio 1949 l’aereo su cui viaggiava l’intera squadra, oltre ai dirigenti, agli allenatori e a giornalisti, si schiantò contro il muraglione del terrapieno posteriore della Basilica di Superga. In occasione delle Olimpiadi di Torino nel 2006, venne avviato un progetto di ristrutturazione dello stadio comunale (costruito nel 1933 per ospitare i Giochi Littoriali e i Campionati Internazionali Studenteschi) affidato agli architetti Giovanni Cena ed Arteco: l’impianto fu la sede delle cerimonie d’apertura e di chiusura dei XX Giochi Olimpici invernali e della cerimonia d’apertura dei IX Giochi Paralimpici invernali.  Terminate le Olimpiadi, la struttura è stata riconvertita per ospitare nuovamente le partite di calcio. Dalla stagione calcistica 2011-2012, lo stadio comunale ospita le partite in casa del Torino  FC.

In ricordo di Vitaliy Dorash perito durante l’espletamento del proprio lavoro  per la realizzazione del nuovo quartiere”: questa la scritta che riporterà la targa commemorativa. Nato a Chisinau (Moldavia) il 4 dicembre 1967, l’Ufficiale di Marina moldavo, nel gennaio 2004 venne assunto come operaio manovale dalla ditta che si occupava della costruzione degli edifici prospicienti Corso Mortara e Via Orvieto. Mentre era al lavoro venne colpito da un asse di un parapetto precipitato da un’altezza di circa 40 metri, che gli causò gravi lesioni, provocandone il decesso. Altresì la targa è un riconoscimento non solo alla persona che è deceduta nel costruire uno dei più significativi edifici di un progetto importante come quello di Spina 3, ma anche a tutti coloro che hanno lavorato nel comprensorio delle fabbriche ora dismesse, immigrati a Torino per cercare un lavoro ed un futuro migliore.