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La Sala Rossa commemora Giovanni Picco

di Andrea Rossi

Sono passati all’incirca quarant’anni da quando sullo scranno più importante della Sala Rossa sedeva Giovanni Picco, l’ultimo sindaco Dc di Torino, eppure oggi, a un mese dalla sua scomparsa, all’età di 81 anni, colleghi di coalizione e avversarsi di quel tempo, si sono uniti in un ricordo corale, di fronte alla signora Flavia, e ai figli Elena, Emanuela e Cristiano. Appuntamento fortemente sentito dal Sindaco Piero Fassino e dagli ex colleghi dell’Associazione ex consiglieri comunali l’omaggio a Giovanni Picco, che ha guidato la nostra città tra il 1973 e il 1975 . “E’ stato un ricordo affettuoso di quell’uomo appassionato e innamorato di Torino” (Giovanni Maria Ferraris, presidente del Consiglio comunale) che per “diciassette mesi, attraversando crisi politiche ricorrenti, con caparbia non comune” (Quagliotti, allora Pci) e “pacatezza sabauda” (Aceto, in quel periodo capogruppo Dc) diede una non comune testimonianza di coraggio nel voler risolvere problemi urbanistici e sociali – l’emergenza casa in primo piano – in una Torino che aveva quasi raddoppiato gli abitanti (saliti a un milione e 200 mila) e già si avvertivano i primi fremiti della deindustrializzazione e i movimenti estremisti scivolavano verso l’eversione.

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Ripercorrendo la biografia del primo cittadino Picco – come in un flash-back – si sono rivissute ore e giornate di quegli anni travagliati. Lo sviluppo tumultuoso dei quartieri, la variante al piano regolatore per vincolare la collina e quella per destinare il dieci per cento del territorio a servizi sociali, e i progetti per i trasporti pubblici capillari e quelli per raddoppiare la pista di Caselle. Tutti hanno elogiato la sua capacità di mediazione e di dialogo e il prodigarsi per trovare soluzione alle occupazioni abusive dei nuovi caseggiati appena costruiti alla Falchera e a Mirafiori Sud con la ricerca di appartamenti sfitti da mettere a disposizione dell’emergenza abitativa: ”L’architetto Picco – ha spiegato il sindaco Fassino – aveva accettato di guidare la città in un periodo molto difficile per la storia del nostro Paese e di Torino. Un momento caratterizzato da grandi cambiamenti, dalla crisi energetica e dall’austerity economica, in cui si mantenevano forti le tensioni sociali esplose con l’Autunno caldo e si stavano avvicinando quegli anni di piombo che, proprio in città, avrebbero lasciato segni profondi e di cui egli fu una delle vittime nel marzo del 1978, quando venne ferito in un agguato teso della Brigate Rosse. Come uomo politico – ha sottolineato Fassino–Picco – ha dimostrato una sensibilità spiccata ad ascoltare e comprendere le ragioni di tutti, non rinunciando mai al dialogo anche con chi, in quello scorcio degli anni Settanta, si trovava su posizioni contrapposte, rappresentando sentimenti e volontà di differenti radici ideologiche. E attraverso le esperienze vissute negli organi di governo delle amministrazioni locali, ha saputo mettere se stesso al servizio della comunità per moltissimi anni ancora”.
Una mente analitica la sua e insieme capace di passione politica limpida. Nel 1961,in occasione del centenario dell’Unità d’Italia, fu direttore della mostra storica allestita a Palazzo Carignano. Architetto e professore di Progettazione Urbana al Politecnico , assistente e collaboratore del professor Cavallari Murat, ha militato a lungo nella Democrazia Cristiana, per poi fondare, insieme a Pier Ferdinando Casini, il Centro Cristiano Democratico, successivamente confluito nell’Udc:“Credo che il modo di agire di Picco ci abbia insegnato a non sottovalutare l’importanza di sentire le ragioni degli altri senza preconcetti e, per quanto possibile, di seguire la strada delle scelte condivise: anche quando percorrerla risulta difficile e faticoso. Della nostra città seppe intuire le dinamiche di sviluppo e di crescita, assertore convinto che esse passassero prima di tutto attraverso l’equilibrio sociale” – ha sottolineato Fassino. Eletto in Municipio nel 1964, Picco ha fatto parte dei Consigli comunali presieduti dai sindaci Grosso, Guglielminetti, Porcellana, Secreto. E’ stato assessore all’Urbanistica, contribuendo a fornire alla cittadinanza strutture scolastiche e supporti pubblici. Dal 1975 al 1996 ha proseguito la sua esperienza in Regione: a Palazzo Lascaris è stato Vicepresidente del Consiglio. Negli anni più recenti ha presieduto il Parco Nazionale del Gran Paradiso ed è stato per quattro anni alla guida dell’amministrazione comunale di Cantalupa, nel pinerolese. Tornato al tecnigrafo, ha firmato progetti importanti, come quello del Villaggio Media, sulla Spina tre.

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