Nel futuro di Cascina Fossata un centro polifunzionale

di Mariella Continisio

Il complesso della Cascina Fossata, costruito nel 1500 nell’area compresa tra le vie Sospello, Ala di Stura, Randaccio e la scuola elementare Franchetti, è l’ultimo edificio di corte chiusa in Piemonte. Venerdì, nella mattinata, i consiglieri della la V Commissione Cultura, presieduta da Luca Cassiani, accompagnati dall’architetto Mauro Silvio Ainardi, autore del volume “Cascine in città: i territori di Borgata Parella”, hanno effettuato un sopralluogo della struttura che sarà inserita nel novero delle cascine che ancora oggi sono presenti sul territorio torinese. La Commissione, anche sollecitata da un’interpellanza del consigliere Sbriglio, si propone di fare un censimento delle strutture ancora esistenti individuando quali di queste sono state recuperate e la tipologia dei manufatti: dei trecento edifici esistenti nel XVIII secolo, oggi se ne contano solamente una settantina. L’obietto è quello di dare vita a una percorso di visita delle cascine che raccontano una parte importante della città, a cui affiancare una mostra in cui saranno raccolte cartografie, schizzi di edifici, documenti inediti oltre a raccontare la vita e le opere di architetti importanti come Antonio Bertola. In questo momento la struttura non è accessibile perché è in atto una bonifica dall’amianto rinvenuto dopo la caduta di una tettoia.

cascina fossata

Nel 2004 la Città ha sottoscritto una convenzione che prevede la costituzione di un diritto di  superficie, senza un corrispettivo in denaro per 80 anni, a favore delle società Sharing e Polaris Investment Italia che hanno vinto un bando presentando un progetto di riqualificazione. L’intervento, che ammonta a 14 milioni di euro, deve tenere conto degli elementi di pregio tutelati dalla Soprintendenza, del recupero della casa padronale e del muro esistente. Il piano prevede la realizzazione, sui 13mila metri quadrati di spazio disponibile, di  un centro polifunzionale per il quartiere che comprenderà una residenza collettiva temporanea, un centro di ospitalità, un ristorante, un’area dedicata alle attività e ai laboratori artigianali e aree verdi. I lavori per la messa in sicurezza della cascina appaltati nel 2015 sono stati rallentati a causa della presenza dell’amianto. La procedura per l’assegnazione della gara di ristrutturazione dell’edificio scadrà a gennaio 2016 e a primavera cominceranno i lavori che si concluderanno nel prossimo biennio.

“La cascina di via Fossata 123 rappresenta un esempio importante per Torino e per la storia stessa dell’edificio – ha continuato Ainardi -. Qui erano costruire le capanne di legno in cui venivano accolti gli appestati”. Il complesso ha subito un primo restauro nel 1790. La trasformazione edilizia, eseguita secondo le linee di un progetto architettonico, fu descritta dall’architetto Giovanni Amedeo Grossi che ne elencò gli spazi: un ampio cortile, le scuderie, le stalle, i fienili, la cappella, la ghiacciaia, le case di abitazione rurale e il forno. La presenza della piccola chiesetta e del giardino indicano la funzione di abitazione padronale: qui infatti abitò il cugino del re, il duca Chiablese insieme a un centinaio di persone. Una struttura che accolse anche i flussi migratori dal centro della citta, dalla collina torinese o dai comuni della regione. Insomma un pezzo della storia della città da tutelare e da valorizzare.