Torino città low carbon, obiettivo europeo già raggiunto

di Mauro Marras

Una riduzione di quasi un milione di tonnellate di CO2 nel 2014 rispetto al valore del 1991, con l’obiettivo di superare il valore di 1,3 milioni nel 2020. Un risultato importante che ci porta oltre l’obiettivo dell’Unione europea (20% di riduzione entro il 2020) raggiungendo il 30% di emissioni in meno. Torino si è presentata alla sessione dedicata alle autonomie locali di Cop21 con un lusinghiero risultato frutto di una politica attenta agli interventi strutturali nel campo dei trasporti e del teleriscaldamento, degli acquisti verdi, della riqualificazione energetica degli edifici come in quello della riduzione dei consumi nell’illuminazione pubblica.

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Il sindaco di Torino Piero Fassino e l’assessore all’Innovazione e all’Ambiente Enzo Lavolta sono intervenuti nei giorni scorsi al Climate Summit for Local Leaders che si è tenuto presso il Comune di Parigi nel quadro della conferenza mondiale delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico. Un incontro che ha sottolineato la centralità dei governi locali e delle città nel raggiungimento degli obiettivi della Cop21, a partire dall’impegno a limitare il riscaldamento globale sotto i 2°C. Tra gli interventi, quelli dei sindaci di Parigi, Rio de Janeiro, Seoul, Dakar, Istanbul e dell’ex sindaco di New York Michael Bloomberg.

In questa importante occasione, Torino ha presentato gli sviluppi del suo impegno per la riduzione delle emissioni di CO2, a partire dall’adesione al Covenant of Mayor e alla predisposizione del Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile (Tape), fino all’inventario 2014 del Piano che ha potuto dare una misura di quanto è stato fatto finora, calcolo realizzato dalla direzione Territorio e Ambiente (area Ambiente) del Comune in collaborazione con con il dipartimento DAD del Politecnico di Torino, e con la supervisione del prof. Roberto Pagani.

Ecco dunque il valore di 3.496.157 milioni di tonnellate/anno del 2014, inferiore del 22% al valore di partenza dell’anno zero, il 1991, quando si erano immessi in atmosfera 4.469.786 tonnellate/anno. Abbiamo già quindi superato l’obiettivo europeo del 20%, ma con i trend attuali di trasformazione dei servizi della città è possibile pensare che nel 2020 la riduzione crescerà ancora fino al 30%, un valore tendenziale che si presume potrà essere di 3,11 milioni di tonnellate/anno.

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Come si è arrivati a questo punto? Torino è stata tra le prime città europee ad aderire al Covenant of Mayor. Il Patto dei Sindaci è il principale movimento europeo che vede coinvolte le autorità locali e regionali impegnate ad aumentare l’efficienza energetica e l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili nei loro territori. Il Patto prevedeva la creazione in ogni città del Piano d’azione per l’energia sostenibile, che Torino, prima tra le medie e grandi città italiane, ha prodotto nel 2010. Nel 2015 – il 20 aprile –  la città ha aderito formalmente al Mayors Adapt: l’iniziativa “Mayors Adapt – the Covenant of Mayors Initiative on Adaptation to Climate Change”, lanciata il 19 marzo 2014 dalla Commissione europea, ha l’obiettivo di coinvolgere le città nello sviluppo di azioni sull’adattamento ai cambiamenti climatici e per rafforzare la resilienza complessiva dei propri territori.

Insomma, Torino ha fatto la sua parte con sei anni d’anticipo rispetto agli obiettivi europei di riduzione delle emissioni climateranti. Ma è soprattutto nella ricerca di soluzioni meno impattanti per i trasporti e l’energia che Torino ha dato segno di una grande trasformazione che ha dato i suoi frutti. Alcuni esempi offerti all’attenzione della platea dell’incontro di Parigi: la realizzazione della metropolitana, il piano dei trasporti (Pums), il bike e il car sharing, il teleriscaldamento, l’aumento delle piste ciclabili, gli Acquisti Pubblici Ecologici (Protocollo APE) e l’incremento degli spazi verdi (alcuni di essi ricavati da preesistenti aree industriali), il ritorno d’attenzione alla produzione agricola con la crescita degli orti urbani e il mantenimento degli oltre due milioni di metri quadrati di aree agricole che sopravvivono al consumo di suolo in città.

Alcuni dati in questo senso: il teleriscaldamento raggiunge oggi 560mila torinesi, con 526 km di tubi (453 nel 2010) e 56 milioni di metri cubi allacciati, e ha contribuito per il 33% alla riduzione di CO2. La percentuale di utilizzo del trasporto pubblico sul totale degli spostamenti privati in città (auto, bus, bicicletta, metro, …) è salita dal 33,5 % del 2008 al 39% del 2013.

Ancora sui trasporti. Nel 2010 c’erano 101 auto condivise per 2600 utenti, nel 2016 saranno 820 per quasi 5mila utenti. Oltre mille persone, ha detto Enzo Lavolta questa mattina durante una conferenza stampa, “hanno venduto la propria auto per servirsi esclusivamente del car sharing”. Il bike sgaring passa da 106 stazioni nel 2013alle 176 previste entro il 2016 (132 oggi), con 24mila utenti fissi.

Gli orti urbani stanno per raddoppiare in superficie grazie alle nuove aree in fase di realizzazione alla Falchera e al parco Piemonte: dai 52mila mq del 2010 ai 104mila di oggi.

Gli Acquisti pubblici ecologici – Torino ha messo in campo una rete metropolitana degli Ape, che consiste nell’inserire criteri di qualificazione ambientale nelle ordinarie procedure di acquisto di beni, lavori e servizi delle Pubbliche Amministrazioni e di monitorare annualmente il rispetto degli impegni assunti e gli acquisti verdi effettuati – sono saliti per gli enti del nostro territorio dal 54% del 2011 (rispetto al totale degli acquisti effettuati) al 72 percento del 2014.

E mentre Torino si appresta ai due giorni di gratuità del trasporto pubblico – articolo a parte su questa pagina – si annuncia che dal valore medio di Pm10 nel 2011 prossimo a 51 microgrammi al metro cubo, si è scesi ai 35 del 2014, con 125 superamenti nel 2011 e 77 nel 2014. Una riduzione del 31 percento del valre annuo medio.

“Abbiamo ottenuto importanti obiettivi – ha affermato il sindaco Piero Fassino – ma il nostro compito non si è esaurito. Metteremo in campo nuove misure che fanno parte di una strategia, non emergenziali ma strutturali”.