L’obiettivo di “Sette” sul rifugio antiaereo di Palazzo Civico

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di Mauro Gentile

Il Rifugio antiaereo di Palazzo Civico sarà tra i protagonisti di un servizio giornalistico e fotografico realizzato da Sette, la pubblicazione che settimanalmente accompagna le uscite del Corriere della Sera. Comparirà all’interno di un reportage dedicato dal giornale milanese ai luoghi più nascosti e spettacolari delle grandi città italiane e che, dopo Napoli e Roma, ha puntato l’obiettivo sul capoluogo piemontese. Un servizio su Torino e i suoi gioielli storici e architettonici più “segreti” che arriverà in edicola il prossimo gennaio.
Il Rifugio di Palazzo di Città è stato di recente restaurato. Oggi è visitabile e viene utilizzato anche come spazio per iniziative culturali, come è stato nel caso della rappresentazione Marta e Olmo che ha trasformato in sala teatrale una delle stanze del bunker.
Costruito nel 1940 dodici metri sotto il cortile d’onore del Municipio, il rifugio offriva riparo a chi stava lavorando a Palazzo Civico quando, nel corso della Seconda Guerra Mondiale, il suono delle sirene annunciava l’arrivo sulla città delle fortezze volanti con il loro carico di bombe, devastazione e morte.
“Il rifugio antiaereo di Palazzo di Città è di fatto parte del Museo diffuso della Resistenza, che custodisce la memoria e contribuisce a diffondere la conoscenza di una parte importante della storia cittadina, ha ricordato l’assessore al Patrimonio, Gianguido Passoni, accompagnando nella visita il giornalista e il fotografo di Sette, Marco Merola ed Enrico De Santis, e Marzia Gallo dell’associazione per la Storia del territorio nell’età contemporanea (Astec). Questo luogo – ha aggiunto Passoni – rievoca un passato fatto di paure e privazioni, riportando alla mente le sofferenze che la guerra aveva imposto alla popolazione civile e lo stato d’animo di chi  viveva nel terrore di scoprire, dopo ogni bombardamento, di aver perso tutto, la casa, gli amici, i parenti.
Restaurarlo e renderlo accessibile era nostro dovere.  Le istituzioni non possono far cadere nell’oblio il ricordo di quei giorni terribili e, soprattutto pensando ai più giovani, devono offrire l’opportunità di conoscere e comprendere i fatti della storia”.