Pietre d’inciampo per ricordare le vittime dell’Olocausto

di Mariella Continisio

Si chiamano Pietre d’inciampo, ma in realtà sono cubetti di serizzo e ottone collocati nel marciapiede davanti alle abitazioni in cui sono vissute le vittime della deportazione. Sono state poste sotto i nostri piedi per ricordarci, ogni giorno, che diversi torinesi sono stati deportati, perchè nessuno possa dimenticare gli orrori della Shoah. Quando Rossella Fubini, ha concluso il toccante ricordo della nonna Eleonora Levi, uccisa in una delle camera a gas di Birkenau, molti occhi erano lucidi. La commossa cerimonia per la posa della “pietra d’inciampo” in memoria di Eleonora Levi, la cinquantamillesima Stolpersteine, un monumento diffuso e partecipato ideato e realizzato dall’artista tedesco Gunter Demnig per ricordare le singole vittime della deportazione nazista e fascista, è stata posta, nei giorni passati, in corso Massimo d’Azeglio 12. “Nora” nel 1944 fu arrestata dai tedeschi nella clinica Sanatrix dove fu ricoverata e deportata ad Auschwitz il l0 aprile e da lì trasferita a Birkenau. “Hanno spezzato una generazione” ha detto Rossella tra le lacrime.

Vaglio e Braccialarghe alla cerimonia
Vaglio e Braccialarghe alla cerimonia

La prima pietra d’inciampo torinese è stata incastonata davanti all’abitazione di Gelindo Augusti, deportato a Mauthausen per motivi politici. Lavorava al cotonificio Vallesusa di Torino Dora e fu arrestato in seguito agli scioperi del marzo del 1944. Una “pietra” è stata inserita nel marciapiede antistante l’istituto Amedeo Avogadro (la richiesta al Museo Diffuso è stata inoltrata dal dirigente scolastico), in corso San Maurizio 8, in ricordo dell’alunno Teresio Fasciolo, anche lui deportato a Mauthausen. Fasciolo, che frequentava l’anno scolastico 1943/44, fu partigiano del comando della 2a divisione Garibaldi e arrestato dai nazisti nelle Valli di Lanzo. Nelle strade di Torino ne sono state collocate 27, oltre 40mila pietre sono state poste in 1.100 località di 16 Paesi europei, richieste da singoli cittadini, associazioni o istituzioni. Il direttore del Museo Diffuso della Resistenza, Guido Vaglio, ha annunciato che, a breve, saranno collocate altre pietre. L’iniziativa è stata promossa dal Museo Diffuso, dalla comunità ebraica di Torino, dal Goethe-Istitut Turin e dall’Associazione nazionale ex deportati di Torino.