Un convegno sul Grupppo gioco in ospedale

di Mariella Continisio

L’importanza dell’umanizzazione in ospedale perseguita  fin qui dalla Città attraverso il servizio Gruppo Gioco in Ospedale è stata riconosciuta così com’è stata sottolineata l’importanza di rafforzarla. Il Ministro per la Salute Beatrice Lorenzin, in una nota inviata questa mattina, propone di portare l’esperienza torinese del Gruppo Gioco in Ospedale della Città di Torino a livello nazionale.

Sono questi i punti fondamentali  emersi dal convegno nazionale “Giocare in ospedale: desiderio, opportunita’ o diritto? Trent’anni di attività del Gruppo Gioco Ospedale di Iter” concluso poco fa al Centro Incontri della Regione Piemonte.

Il Gruppo Gioco in Ospedale della Città di Torino, gestito dall’Assessorato alle Politiche educative,  è stato istituito sperimentalmente nel 1982. Negli anni successivi  il servizio, oggi parte dei Centri di Cultura per il Gioco di Iter (Istituzione Torinese per una Educazione Responsabile), si è consolidato come progetto educativo condiviso dalle Aziende ospedaliere. La ricorrenza dei 30 anni di vita  del servizio è stata l’occasione che ha permesso di far partire, proprio da Torino, una riflessione nazionale sul tema.

Come ha  espresso il Sindaco Piero Fassino, in apertura dei lavori: “L’esperienza torinese ha forza, qualità e capacità di incidere. Ha bisogno di essere conosciuta, promossa e valorizzata, perché può diventare un punto di riferimento per analoghe esperienze in tante altre città”.

L’attività delle insegnati del Comune di Torino è un lavoro “integrato tra politiche educative e sanitarie, che sono anch’esse un modello che andrebbe esportato in altri servizi perché ha reso possibile offrire un incentivo a disegnare modelli pediatrici di altissima qualità a tutti i bambini non solo torinesi ma anche di tutti coloro che vengono qui a curarsi da altre regioni e altri Paesi” ha sottolineato Mariagrazia Pellerino, Assessora alle Politiche educative della Città di Torino. E i numeri parlano chiaro: quest’anno sono stati 1.500 le bambine e i bambini che hanno affrontato le cure più serenamente agli ospedali Regina Margherita e  Martini. Piccoli che provengono dal Venezuela, Marocco, Albania, Romania.

E’ stato un incontro importante anche per gli interventi degli insegnanti del Gruppo gioco che “ci hanno fatto percepire tutta la delicatezza di questo servizio di cura – ha concluso Pellerino -. E  la capacità di cura è di per sé educativa. Entrare in contatto con le proprie emozioni, accettarle e condividerle significa avere un  po’ meno paura”.