I 10 anni del Toro di Urbano Cairo

di Michele Chicco

Abbiamo incontrato a Palazzo civico Urbano Cairo nel decennale dalla nomina di Presidente del Torino Calcio.

1Dieci anni fa, proprio tra le mura di questo Palazzo, nasceva il nuovo Torino, il suo Toro. Quanto aveva pesato allora la disponibilità e il lavoro svolto dell’Amministrazione comunale per il successo dell’operazione di rinascita del Torino?

E’ stato un peso molto importante, direi decisivo. Tutto nacque quando il sindaco Sergio Chiamparino mi chiamò per incontrarmi e per sondare se c’era una mia disponibilità ad acquistare il Torino calcio.  E poi il sindaco fu molto attivo affinché questa operazione, quando trovava degli intoppi, potesse procedere.

Parliamo di giovani. Quest’anno il Torino ha allestito una Prima squadra con molti ventenni, con risultati molto positivi, che anche i successi conseguiti dalla squadra Primavera confermano. Una scelta strategica e lungimirante quella di puntare sulla linea verde giovanile?

Tradizionalmente il Torino ha sempre avuto un vivaio molto importante. Il Toro in Italia è la squadra che ha vinto più scudetti primavera.  Siamo a 9 con l’ultimo che abbiamo vinto a Chiavari contro la Lazio. E’ sempre stata una squadra che ha avuto un settore giovanile fortissimo. Una volta forse c’era il vantaggio che altre squadre blasonate si occupavano un po’ meno del settore giovanile oggi invece anche loro sono attive con investimenti importanti. Noi ovviamente continuiamo a impegnarci con i giovani e i risultati ci sono. Abbiamo anche avuto la capacità e fortuna di sfornare alcuni giovani che stanno interessando l’under 21, tant’è che il mister Di Biagio li ha convocati per la Nazionale giovanile.

Qualche giorno fa è scomparso don Aldo Rabino, una figura importante non solo per il Torino ma per tutto il mondo dello sport e, da salesiano, soprattutto per lo sport dei giovani.

La perdita di don Aldo Rabino  è una  grave perdita non soltanto per il Toro ma anche per le tante iniziative benefiche che realizzava. Era una guida spirituale dei nostri giocatori, del nostro settore giovanile. Ma anche per me era un punto di riferimento; una persona di stimolo che talvolta ti diceva cose che magari non gradivi, ma dopo averle sentite ci riflettevi e capivi che erano cose giuste. Quello che  rimane di lui sono i tanti buoni insegnamenti che ci ha dato, se riusciamo a seguirli sarà già una cosa molto bella e utile.

Un’ultima domanda. Quando tornerà a correre il pallone sul prato del Filadelfia?

Grazie anche all’apporto della Città di Torino, del sindaco Piero Fassino, credo che ci stiamo avvicinando molto alla posa della prima pietra, che dovrebbe avvenire nelle prossime settimane. Sarebbe bello se potessimo inaugurare il Filadelfia in occasione del centodecennale del Toro, il 3 dicembre 2016.