Steve Lehman al grattacielo in “Abime”

di Alberto Morbelli, DAMS, Università di Torino

Ci troviamo nella splendida cornice dell’Auditorium Intesa San Paolo. La sala è stata costruita nel grattacielo torinese di corso Inghilterra. Protagonista del concerto è Steve Lehman, sassofonista e compositore newyorkese, tra i più in vista e tra i più sperimentali del panorama jazzistico di oggi.

bbCon il suo poderoso ottetto, composto da Mark Shim al sax tenore, Drew Gress al contrabbasso, Tyshawn Sorey alla batteria, Jonathan Finlayson alla tromba, Dan Peck alla tuba, Tim Albright al trombone, Chris Dingman al vibrafono e lo stesso Steve Lehman alto sax e live elettronics, si impone in modo visionario con nuove idee sull’armonia, sul ritmo e sulle forme, grazie anche a improvvisazioni elettroniche. Con questo spettacolo lo Steve Lehman Octet esegue “Abime”, un vortice creativo dove tutto è in equilibrio grazie a un esperto bilanciamento tra tecniche compositive d’avanguardia, come l’uso inedito dell’estetica spettrale e una conoscenza radicata del linguaggio storico del jazz.

Il concerto gratuito, già di prima mattina vantava una lunga coda all’esterno, solo i primi trecento hanno potuto accedervi. Fatte le dovute presentazioni, la sala ghermita ha riservato un momento di raccoglimento per la tragica scomparsa di Marco Tamburini, trombettista e compositore italiano, nella notte. Le aspettative del pubblico sono state ripagate da un grandissimo virtuosismo esecutivo che ha accompagnato l’ascoltatore in luoghi fino ad ora sconosciuti della storia del Jazz. Infatti i momenti musicali, composti da basi elettro-acustiche dalle scintillanti tinte ultraterrene accompagnate maestralmente da tutta la band con momenti di assolo di sassofono ipnotizzanti, sono stati seguiti con un silenzio surreale interrotto solamente da lunghi e fruscianti applausi da parte del pubblico.

Ancora una volta il Torino Jazz Festival, arrivato alla sua quarta edizione, con il patrocinio del Comune di Torino, regala grandi eventi musicali ai suoi cittadini. Lo Steve Lehman Octet, grazie ad  “Abime” lo ha senza dubbio dimostrato.